Tribunali che patologizzano la normale conflittualita’ degli adolescenti!
1 Novembre 2024 | Michela Nacca
di Avv. M.Nacca
tutti i diritti riservati
E’ notorio che gli adolescenti (10-19 anni) tendano a divenire estremamente conflittuali verso i loro genitori. In specie i ragazzini iniziano a contestare e diventare aggressivi con i padri e le ragazzine con le loro madri.
Se cio’ avviene in famiglie unite e verso genitori sufficientemente maturi, questi normali comportamenti adolescenziali creano solo dei malumori, piu’ o meno profondi.
Ma cosa avviene se le famiglie sono separate?
Purtroppo accade sempre piu’ spesso che quelle contestazioni agressive, quei rifiuti e conflitti adolescenziali da parte di genitori immaturi, impreparati, fragili o violenti possono essere visti come manifestazioni di contestazione anormali: genitori che non ammettono critiche potrebbero reagire facilmente affermando fuorviatamente che siano indotte dall’altro genitore. Perche’ e’ umanamente piu’ facile attribuire la colpa ad altri circa un proprio disagio, piuttosto che mettere se stessi in discussione.
In una societa’ “fluida” e dunque superficiale come lo e’ quella attuale, sempre piu’ spesso dunque noi legali ci troviamo nei tribunali dinanzi a situazioni di grave patologizzazione di quei normali adolescenziali conflitti: casi di conflittittualita’ processuale e genitoriale facilmente risolvibili con un sostegno alla genitorialita’ intelligentee maturo – che cioe’ faccia comprendere ai genitori come queste dinamiche di contestazione e rifiuto siano la normale evoluzione della crescita adolescenziale dei loro figli, non piu’ bambini – si trasformano invece in processi giudiziali abnormi perche’ grave e reale diventa il rischio che quel conflitto adolescenziale non venga ascoltato e capito adeguatamente non solo dai genitori – in specie dal genitore rifiutato – ma anche dai Giudici, dal CTU e dai servizi sociali coinvolti, e viceversa venga pregiudizialmente ed irragionevolmente attribuito ad una presunta manipolazione materna, innescando delle prassi giudiziarie traumatiche e abnormi di colpevolizzazione dell’altro genitore che possono facilmente sfociare nella applicazione del classico “Reset”: ossia di quel trattamento indicato da Richard Gardner in caso di “rifiuto genitoriale” espresso da un minore. Parliamo dell’ allontanamento drastico e radicale dell’adolescente di 10,11, 13 o 15 anni dalla madre- a cui viene stolidamente attribuito il conflitto adolescenziale – con la collocazione presso il padre, che non ha accettato di venire messo in discussione dal figlio ormai cresciuto.
Eppure basterebbe ascoltare questo passaggio di Recalcati per capire il senso di quel rifiuto e di quelle contestazioni per poter evitare la patologizzazione della Giustizia e degli adolescenti: v. al link sottostante
ECM di psicoludia: un corso di Alta Formazione sulla violenza Domestica ed Istituzionale
30 Ottobre 2024 | Michela Nacca
Partecipiamo volentieri come docenti ad un corso di Alta Formazione di Psicoludia (Simona Adelaide Martini e Annalisa Corbo) sulla Violenza Domestica e Istituzionale che prendera’ avvio il 9 novembre 2024 e si snodera per tre we
Lo studio puo’ essere depositato nei procedimenti giudiziali. Non essendo un documento ai sensi del 123 cpc può essere depositato in ogni stato e grado del giudizio anche decorsi i termini per le preclusioni istruttorie “per spirito di fattiva collaborazione con il Giudicante”.
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Action-now
12 Ottobre 2024 | Michela Nacca
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Indagine di Repubblica sugli abusi sessuali su minori in Italia
10 Ottobre 2024 | Michela Nacca
PERCHÉ NESSUNO PARLA APERTAMENTE DEGLI ABUSI INCESTUOSI?
PERCHÉ NESSUNO DICE CHE SONO PERLOPIÙ PATERNI?
MA SOPRATTUTTO, PERCHÉ MAI NESSUNO RIVELA.CHE CIRCA IL 90-99% DELLE DENUNCE PER ABUSI PATERNI INCESTUOSI SU MINORI MOLTO PROBABILMENTE VIENE ARCHIVIATO ANCHE IN ITALIA?
Un bel servizio di Repubblica – MA AL.SOLITO INCOMPLETO – sulla crescente violenza sessuale ed in specie domestica sui minori, basata su dati di Terres de Homes, Telefono Azzurro, il Ministero dell’ Interno, che evidenzia come le denunce per abusi sessuali su minori in Italia siano arrivate a quasi 1000 l’anno.
Di queste il 90% riguarda un familiare o amico del minore abusato. Raramente si tratta di uno sconosciuto.
Nella maggior parte dei casi però è il padre. Ma il dato si sottende preferendo parlare asetticamente e genericamente di “genitore”. Che sia, nell’85% dei casi, il padre lo si deduce dal dato sulle donne pedofile.
Seguono interessanti interviste di tre ex minori abusati in famiglia, della nota Professoressa Malacrea.
Ma ci sorprende quella di un professionista che si occupa di pedofili in carcere, il quale precisa che in quasi 20 anni di attività ha preso in carico circa 400 pedofili abusanti, in carcere, sostenendo che la molta parte dei pedofili non commetterebbe abusi perché “non intercettati dal.sistema“.
Una osservazione che non ci soddisfa per niente ed a nostro parere mostra una certa contraddizione.
Forse addirittura una negazione fuorviante e negazionista? Di certo fra quelle già ascoltate nei tribunali italiani e non.
Ricordiamo che si è abusanti anche quando si usano pratiche masturbatorie sui minori che non comportano lacerazioni
Lo si è anche quando si usa o si smercia la pedopornografia…
anche quando si espongono i minori a immagini porno…
anche quando ci si fa complici di tratta di minori.
Anche quando si è complici di altri pedofili cd abusanti in 1000 modi, es. aiutandoli nei loro alibi fasulli.
Anche quando veniamo meno ai nostri obblighi di denuncia e obblighi legati all’ ufficio….
“L’amnesia dissociativa è molto frequente tra i minori vittime di violenza sessuale, come spiega Marinella Malacrea, Medico, Neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta che dal 1980 si occupa di abuso all’infanzia. “Le reazioni al trauma sono sostanzialmente di due tipi e spesso si alternano all’interno dei soggetti: l’iperattivazione o la dissociazione”.
La prima prevede uno stato costante di ipervigilanza: ansia, pensieri intrusivi, adrenalina, preoccupazione eccessiva, rivisitazione dell’esperienza traumatica.
La seconda comporta la perdita della memoria traumatica, in questo caso l’abuso” (Repubblica)
Il 4 ottobre presentazione del saggio “Guarda come una Donna” (Armando ed.) a cura di E. Cretella e M. Nacca al Festival della Sociologia a Narni
4 Ottobre 2024 | Michela Nacca
A Narni, all’interno della IX edizione del Festival della Sociologiache si sviluppera’ tra il 3 ed il 5 ottobre, il 4 ottobre dalle 17,00 alle 17.55 presso l’Auditorium San Domenico e’ stato presentato il Saggio “Guarda come una Donna. Storia nelle storie“ (Armando editore) di cui la nostra Presidente Avv. Michela Nacca e l’Antropologa Emerita Cretella sono co-curatrici e co-autrici, insieme – tra altre – alla nostra Vicepresidente Maria Grazia De Benedictis.
Solo altri tre libri sono stati selezionati tra oltre 100 proposte giunte agli organizzatori del Festival!
Un saggio che e’ divenuto testo accademico presso la Laurea Magistrale in Pedagogia dell’Universita’ Pathenope di Napoli.
Vi aspettiamo!
Insieme al saggio “Guarda come una donna” verranno presentati anche altri tre libri (v. sotto)
Sotto le immagini della presentazione
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Maison Antigone alla prima romana di “Familia”
30 Settembre 2024 | Michela Nacca
SE NON CONOSCETE LA #VIOLENZA DOMESTICA FISICA PSICOLOGICA ED ECONOMICA NONCHÉ LA VIOLENZA #ASSISTITA MA SOPRATTUTTO COSA SIA LA VIOLENZA ISTITUZIONALE, ANDATE A VEDERE FAMILIA di Francesco Costabile ….
Come si vive in casa con un padre che improvvisamente e per un nonnulla picchia selvaggiamente tua madre, tanto da farle perdere i denti?
Un padre che dice di amarti ma intanto ti insulta, deride, ti isola dai pari, ti ostacola e manipola la tua realta’, alternando tutto ciò con momenti di gioco ed apparente affetto?
Cosa accade quando una donna denuncia o quando a farlo è un figlio esasperato dalla violenza che vede e subisce in casa?
Cosa fanno i carabinieri o la polizia quando le donne ed i ragazzi denunciano?
Cosa i servizi sociali?
Cosa i Giudici, che nel film di Francesco Costabile neanche si vedono – ma ci sono con la loro implicita presenza espressa da provvedimenti giudiziali inadeguati o inesistenti- tale è la loro distanza siderale dalla realtà della vioenza domestica?
Nulla cambia nella Violenza maschile domestica. Ed intanto la esasperazione e la rabbia aumentano.
Il pericolo di morte continua ad incombere in ogni momento perche’ neppure l’allontanamento coatto del padre violento disposto dal Giudice è per sempre.
Neanche il carcere a cui l’uomo viene condannato per una rapina (non certo per reato di maltrattamenti) è sufficiente a salvare Gigi, suo fratello maggiore e la loro mamma.
Un periodo che tuttavia regala loro alcuni anni di serenità e di vita normale, in cui la donna trova un lavoro, si prende cura di sé e dei bambini, che a scuola vanno benissimo.
Un periodo che insegnerà loro che comunque ce la possono fare, prima o poi.
Ma poi lui torna.
Ed è più arrabbiato e vendicativo di prima.
La #denuncia che ne segue, sporta dalla protagonista femminile, ottiene solo un allontanamento dei figli che secondo lo #Stato vengono in questo modo “protetti”: in una #casafamiglia dove i ragazzini ed in specie Gigi, il più piccolo e fragile dei due, si perderanno in un vortice di #rabbia, #violenza e desiderio disperato di normalità e di un amore paterno impossibile da raggiungere, fino alla conseguenza estrema: il #parricidio.
Nel film viene rappresentata non solo l’indifferenza e l’ impotenza miope o peggio complice istituzionale, l’abbandono delle vittime, l’inadeguatezza delle misure di protezione e delle leggi, ma anche l’intima #disperazione fallimentare, violenta e autodistruttiva che vivono in sé i padri violenti.
Ciò nonostante la vita di Luigi Celeste non si fermerà qui, nonostante la condanna ipocrita di uno Stato assente che dinanzi la violenza domestica si volta dall’ altra parte attuando misure tardive e spesso inefficaci o addirittura pericolose ed irrazionalmente contrarie all’interesse ed al bene delle stesse #vittime. Costrette a difendersi da sole.
Ieri sera eravamo alla prima di #Familia, in un Cinema che non a caso forse è stato scelto perché situato dinanzi la Corte di Cassazione .
Quella stessa Corte che ancora oggi spesso non riesce a riconoscere nei casi di #affidominori la violenza domestica né quella istituzionale, finendo perciò per non proteggere le vittime!
Eravamo insieme al suo splendido regista #FrancescoCostabile, che ringraziamo per averci nominate nei titoli finali.
Eravamo con gli attori, la troupe, #MedusaFilm, il protagonista vero di questa storia, Luigi Celeste – divenuto un esperto della sicurezza informatica riconosciuto in Europa – a giornaliste/i amiche e fotografi.
Accanto a noi la #GiudicePaolaDeNicolaTravaglini, altre presidenti di associazioni che si occupano di violenza domestica. Come noi.
Grazie Luigi per aver raccontato la tua storia in un libro.
Grazie Francesco per averla rappresentata così perfettamente.
Grazie per averci coinvolte!
Michela Nacca
Maria Grazia De Benedictis
Anche nel caso di Luigi Celeste istituzioni e Giudici hanno banalizzato la grave e pericolosa Violenza domestica agita dal padre in fa considerandola solo una “lite”.Nonostante denunce e testimonianze Sono trascorsi 20 anni e nulla e’ cambiato.
Luigi Celeste, vittima di violenza assistita , alla prima romana del 30 settembre 2024 cinema Adriano, ha denunciato le “tante mancanze istituzionali” alla base della sua storia: quelle che noi chiamiamo “violenza istituzionale”.
v. Intervista a Francesco Costabile di Silvia Mari (Agenzia Stampa DIRE)
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“I AM… ” e’ la campagna mediatica di We do it Together di Chiara Tilesi, partita da Times Square
23 Settembre 2024 | Michela Nacca
Chiara Tilesi è film-maker e fondatrice nonché Direttrice della casa di produzione cinematografica no profit We Do It Together. E’ anche una delle autrici del Saggio “Guarda come una Donna. Storia nelle storie” edito da Armando editore e curato dalla nostra Presidente l’Avv. Michela Nacca e dall’Antropologa Emerita Cretella (v. le altre autrici in)
La WDIT ha gia prodotto film importanti, giunti anche all’ #Oscar, con i quali Chiara vuole dare più possibilità alle donne e maggior visibilità alle discriminazioni che esse subiscono.
Chiara afferma che in un mondo cinematografico in cui le donne registe, produttrici ecc. rappresentano una percentuale ancora troppo bassa e in una società in cui la parità di genere è previsto verrà effettivamente raggiunta non prima di altri 300 anni, nonostante oltre il 50% degli abitanti della Terra siano donne, lei – insieme a molte altre artiste – vuole cambiare le cose e “dare più potere alle donne” attraverso le sue produzioni cinematografiche.
La sua è una precisa Mission: usare la cinematografia per crescere nuove generazioni di donne forti.
La NASDAQ ha promosso e sostenuto ” I am”, la campagna ideata da Chiara che ha preso avvio poche ore fa dalla Nasdaqtower di Times Square a NYC, in cui ha coinvolto molte altre amiche altrettanto impegnate in questa mission.
Anche Maison Antigone vuole sostenere questa campagna!
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È morta Marinella Colombo, madre strappata ai figli perche’ preferivano vivere con lei.
19 Settembre 2024 | Michela Nacca
È morta #Marinella Colombo. Per un “male incurabile”… Lo stesso che ha già ucciso tante altre #madri che hanno subito lo stesso trattamento abnorme riservato a Marinella dai tribunali della famiglia e penali in tutto il mondo.
Le sottrassero i #figli minori – con avallo delle istituzioni italiane ovviamente – 10 anni fa e solo perché i suoi bambini desideravano vivere con la madre in Italia e non con il padre in Germania.
Le fu applicato il solito costrutto nazista #Pas/#Pa‘: quel dogma seguito da tanti Giudici ed Avvocati secondo il quale se un bambino rifiuta un genitore la responsabilità non è mai del genitore rifiutato ma sempre di quello “preferito”, da cui il bambino va allontanato radicalmente.
E così accadde a Serenella, rimasta oltre 10 anni separata dai figli.
Non servi a niente una ordinanza di Cassazione italiana a lei favorevole. I figli rimasero col padre tedesco.
Non valse la richiesta rivolta alla madre dai ragazzini stessi, ormai cresciuti, di essere portati via. Come poteva la madre rimanere inddifferente? Lei pensò che le pressioni dei figli affinché tornassero in Italia potessero bastare a giustificarla.
No….non fu così!
I ragazzini dovettero tornare ancora in Germania e lei fu condannata al #carcere per sottrazione internazionale di minore!
Nessuna rogatoria mai richiesta nonostante anche essi fossero cittadini italiani.
Marinella, che iniziò a denunciare pubblicamente la distorsione della #Giustizia tedesca subita nel 2009, oggi è morta per un male incurabile ed ha fatto appena in tempo a vedere tornare da lei i suoi figli diciottenni, ormai LIBERI!
Tuttavia sbaglia #Avvenire a sostenere che questa distorsione sia solo dell’ ordinamento tedesco.
E sbaglia a dire che Marinella non avesse capito che questa gravissima #ViolenzaIstituzionale è in realtà comune a tutti i Paesi!
Ora riposa Marinella e veglia sui tuoi figli.
Queste istituzioni e questo Paese – non solo la Germania – non ti hanno meritata ed hanno capito ben poco della tua #storia e della #verità…che tutt’ora nei tribunali sembra non interessare a nessuno.
Nessun #Giudice più ti strapperà ai tuoi bambini impedendoti di proteggerli.
Dal 2 ottobre al cinema “Familia” di Francesco Costabile: un film che mette a nudo il fallimento della tutela della famiglia patriarcale violenta.
15 Settembre 2024 | Michela Nacca
Francesco Costabile, dopo il bellissimo film Femina del 2022 in cui tratta la realta’ violenta contro le donne nelle famiglie di ndrangheta, ha presentato il suo nuovo film Familia per Medusa Film
Diciamo grazie a Francesco Costabile che ci ha permesso di dare il nostro piccolissimo -ma per noi prezioso – contributo a questo suo nuovo film, presentato e puripremiato alla recente 81ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.
Familia e’ un film che fara’ molto parlare di se’, cosi come lo e’ Femina – ora visibile anche su Netlix – non solo per i suoi premi ma per il contenuto delle sue opere incentrate sulla violenza domestica patriarcale. Un tema ancora oggi negato e non affrontato adeguatamente dalle istituzioni.
Di seguito i premi ottenuti da Familia alla Biennale:
– Premio Orizzonti – migliore interpretazione maschile ( Francesco Gheghi )
– Premio Francesco Pasinetti ( SNGCI Nastri d’Argento) ai protagonisti di Familia ( Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese )
– Premjo Unicef For Cinema
– Premio Nuovo Imaie Talent Award ( Tecla Insolia )
– Premio Rb Casting ( Francesco Gheghi)
“Familia” mette a nudo la violenza domestica patriarcale, le sue dannose conseguenze sulla crescita dei minori ed il fallimento del nostro sistema di tutela, che non protegge veramente le vittime, fino alle sue estreme conseguenze.:il parricidio.
E’ tratto da una storia vera e tragica, scritta per Piemme Editore dal suo protagonista Luigi Celeste. È la storia di una madre e dei suoi figli che vivono costantemente nella paura nella violenza fisica e psicologica di un compagno e padre che in realtà odia tutto e tutti, un uomo che non sa amare ma solo comandare, schernire, picchiare. Uno dei figli, Luigi, dopo anni di lontananza vissuta anche in casa famiglia, accetta di rivedere il padre nella speranza di stabilire con lui un rapporto e di trovarlo cambiato, diverso da quello dei suoi ricordi. Invano. Le conseguenze saranno terribili ma la sua, quella di Luigi, sarà comunque una rinascita.
Regia: Francesco Costabile
Cast: Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese e Tecla Insolia.
In Francia prosegue la denuncia contro l’uso nei tribunali della famiglia e penali della pseudoteoria Parental Alienation e del collegato trattamento di reset
Anche ChatGPT discrimina le donne! Lo accerta uno studio accademico polacco.
15 Settembre 2024 | Michela Nacca
UN NOSTRO TIMORE SU AI SI È PUNTUALMENTE AVVERATO…CHI LO HA COSTRUITO VI HA IMMESSO GLI STESSI STEREOTIPI E INTENTI DISCRIMINANTI CONTRO LE DONNE!*
Alla “International Conference on AI in Cybersecurity” è stata lanciata una denuncia molto preoccupante: chi ha costruito i software per ChatGPT ha trasmesso alla AI anche le discriminazioni, i pregiudizi e gli stereotipi di genere contro le donne, evidentemente affinché siano perpetuati e si mantengano ben radicati nella nostra cultura influenzando ogni sfera del nostro vivere!
Durante la terza edizione dell’International Conference on AI in Cybersecurity, due giovani ricercatori hanno esposto una indagine scientifica circa il rapporto tra AI e stereotipi di genere.
Lo studio e’ stato pubblicato nel 2023 e si intitola The invisible women: uncovering gender bias in AI-generated images of professionals
I ricercatori sono due accademici polacchi, Anna Maria Gorska e Dariusz Jemielniak provenienti dalla Akademia Leona Koźmińskiego (Kozminski University). Anna Maria Gorska e’ Pd.D e Human Resources Department alla Kozminski University, e Dariusz Jemielniak, Professore, fa parte del Management in Networked and Digital Environments (MINDS) della Kozminski University, Warszawa, Poland.
Essi hanno chiesto alla AI di generare migliaia di immagini su professioni e azioni professionali (medici, avvocati, ingegneri, scienziati ecc) poi le hanno classificate.
Risultato?
Il 91% delle immagini erano di uomini!
La rappresentanza femminile peggiore è stata quella dei medici, nonostante le donne costituiscano quasi metà di professionisti. Le immagini riguardanti genitori che si occupavano ei figli, il 75% ritraeva donne. Per “lavare il pavimento”, il 65%. Ma per i “#CEO”, il 100% ritratti sono stati uomini.
Eppure le donne rappresentano il 53,7% della popolazione europea ed hanno spesso un titolo di studio terziario essendo occupate come professionisti o tecnici nei settori della scienza e della tecnologia, Le donne rappresentano il 48,1% dei dottorandi ed in Polonia la percentuale è addirittura del 56,3% ma ancora oggi paradossalmente solo 1/4 dei Professori Universitari e’ donna purtroppo (dati della Commissione Europea del 2018/2019).
Insomma: accusiamo i #talebani di annientare i diritti delle donne in #Afghanistan ma anche i nostri informatici occidentali che hanno realizzato ChatGPT continuano a trasmettere un mondo in cui alle donne dovrebbe essere riservato solo un ruolo di cura famigliare e subordinato rispetto a quello maschile!
Questo studio esplora i pregiudizi di genere nelle immagini dei professionisti generate dall’intelligenza artificiale, concentrandosi sulla rappresentazione visiva dei professionisti maschi e femmine nel campo del diritto, della medicina, dell’ingegneria e della ricerca scientifica. Utilizzando un campione di 99 immagini provenienti da nove popolari generatori di testo in immagine, abbiamo condotto un sondaggio su 120 intervistati che hanno valutato il genere percepito delle immagini. I nostri risultati rivelano un significativo pregiudizio di genere, con gli uomini rappresentati nel 76% delle immagini e le donne solo nell’8%. Questo pregiudizio persiste in tutte e quattro le professioni e varia tra i diversi generatori di immagini AI. I risultati evidenziano il potenziale dell’intelligenza artificiale nel perpetuare e rafforzare le disuguaglianze di genere, suggerendo la necessità di approcci più intersezionali e inclusivi nella progettazione e nella ricerca sull’intelligenza artificiale.Sottolinea inoltre la necessità di diversificare il processo di progettazione e di ridistribuire il potere nelle procedure decisionali per sfidare i pregiudizi esistenti nell’intelligenza artificiale. Il nostro studio sottolinea la necessità di ulteriori azioni per affrontare i pregiudizi di genere nelle immagini generate dall’intelligenza artificiale ed evidenzia l’importanza di adottare un approccio più intersezionale e inclusivo nella ricerca futura, considerando fattori come razza, classe e abilità. Questo commento mira ad aumentare la consapevolezza delle attuali problematiche relative ai generatori di testo e immagini basati sull'intelligenza artificiale e incoraggia lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale più inclusive ed eque.
*Su tale argomento ed i nostri timori circa il fatto che i software di AI potessero riflettere i pregiudizi dei loro progettisti perpetuando una cultura di discriminazioni e stereotipi sulle donne, avevamo già scritto un articolo pubblicato da Il coraggio delle Donne di Lucia Ottavi
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Il Prof. Gazzoni conferma: il Diritto di Famiglia non favorisce le donne!
9 Settembre 2024 | Michela Nacca
di Michela Nacca
Con quel suo inciso a pag.57 dell’ultima edizione del suo Manuale di Diritto Privato su cui studiai (all’ epoca dalla copertina rossa telata, oggi di un rosa che grida ancor più di prima Giustizia individuando il campo da tutelare!) Il Prof. Gazzoni ha sfatato un mito duro a morire ed essere capito: il Diritto di Famniglia in Italia non tutela le donne, suscitando una bagarre nella Manistratura!
In un ultimo articolo pubblicato ne Il Dubbio, scritto da Nunzia Coppola Lodi, e’ stato spiegato precisamente e finalmente di aver voluto squarciare PROPRIO quel velo di ipocrisia e negazione espresso stoltamente dalla magistratura italiana -specie quella femminile purtroppo – sulla follia che alberga, da ormai troppi anni, nei tribunali della famiglia, italiani e non, anche in casi processuali di separazione meramente conflittuali e non solo in casi di #violenzadomestica e #abusiincestuosi su minori, come da anni noi di Maison Antigone, insieme a non molti altri, continuiamo a ripetere avendo raccolto ben oltre ormai 800 casi giudiziari di cui il 35% circa non di #DV (Domestic Violence).
Sfatiamo il mito delle donne difese dalla Giustizia o che il diritto di famiglia le favorisca, dice a gran voce!
E visto che oltretutto #Gazzoni fu il mio Prof di Istituzioni di Diritto Privato, all’ epoca tanto temuto da tutti noi studenti di primo anno, che dire?
Finalmente!
Lui che ha ormai oltre 80 anni, mentre io ne ho ancora l’immagine di quando ne contava 50, dimostra la sua intatta mente lucidissima e capacità di critica, ancorata ai valori ed ai principi giuridici, sociali e morali fondamentali del vivere umano.
Una mente oggi forse anche più acuta e sensibile dell’ epoca, grazie all’ esperienza ma soprattutto un coraggio più spiccato non solo di dire ma anche di scrivere le cose come stanno – per di piu in un manuale destinato alla formazione di futuri #Avvocati e #Giudici proprio nel #Dirittocivile – come nessun altro Professore di #Diritto e #Avvocato più giovane ha dimostrato di avere in questi anni di battaglie contro queste gravi ingiustizie e rivittimizzazioni in essere nel nostro Paese, condotte troppo spesso in pochi, isolati e denigrati, tanto da averci messo anni anche solo a fare capire che esisteva una Violenza post separativa nei tribunali della famiglia agli stessi centri antiviolenza, anni or sono concentrati solo in ambito penale.
In un mondo accademico, quello italiano, quasi completamente e subitaneamente tuffatosi nell’ insegnamento di pseudoteorie misogine e abusanti che sono alla base della distorsione giudiziale da Gazzoni denunciata -come la #ParentalAlienation , la #SindromedellaMadreMalevola, la Teoria dei #falsiricordi e di quelli ricostruiti, delle false denunce delle donne e delle madri, della #bigenitorialita‘ intesa come tutela unica della #relazionepaterna anche quando abusante – l’ottantenne coraggiosissimo e stimatissimo prof. Gazzoni arriva come una rondine di #primavera ad annunciarci l’#estate alle porte.
G R A Z I E!
Sotto il link dell’ ultimo articolo apparso sul tema ne Il Dubbio e poi i precedenti articoli pubblicati in ordine decrescente sulla bagarre attivata dal suo Manuale
Negli USA gli ex minori facendo nomi e cognomi continuano a denunciare alla stampa le violenze subite durante i trattamenti di riavvicinamento ai loro padri temuti, ordinati da tribunali della famiglia in base a valutazioni di CTU.
Minacce, violazioni delle fondamentali libertà e dei diritti umani, aggressioni verbali, Violenza privata, pressioni psicologiche.
I danni subiti da questi minori a causa dello strappo subito dalle loro madri sono enormi.
Sul Wall Street Journal la storia di due fratelli, sottoposti a “parentectomia” (alias reset) all’ età di 12 e 16 anni.
Raccontano della loro esperienza con Randy Rand, psicologo più volte sanzionato, e della Gottlieb , assistente sociale che ammette di ritenere che subire un abuso sessuale incestuoso non provocherebbe danni ai minori.
PHOENIX—Tori Nielsen was 16 when she and her 12-year-old brother were whisked away from their mother at the Maricopa County courthouse by four strangers in a white minivan on the morning of May 27, 2021.
The strangers wouldn’t tell Tori and her brother where they were going, she recalled, as the siblings held hands and cried in the back seat. After hours on the interstate, they arrived at a hotel somewhere by the ocean. The strangers, three men and one woman, barricaded the door to their room with furniture so they couldn’t leave, Tori said.
The next morning, she remembered one of them saying: “You’re going to have a meeting with your father now.”
What Tori didn’t know was that a judge had ordered the children to attend a four-day family reunification program in Ventura, Calif., with their father. The judge determined it was the only way to repair their relationship, damaged during a decadelong custody battle, court documents show.
The children had been living mostly with their mother, Angela Nielsen, and resisted seeing their dad because of his temper, Tori said. But court-appointed evaluators determined that Nielsen was poisoning the kids against their father. She was suddenly barred from contacting her children to ensure they no longer rejected their dad.
It would be around two years before Tori and her brother saw or talked to her again.
“I tried to numb myself to what was happening. It was like surviving,” said Tori, who moved back in with her mom the day she turned 18 in May 2023. “But that only worked for so long because it all absolutely destroyed me.”
Tori’s father declined to speak about his family’s situation, saying he was focused on being the best father to his children.
The treatment the Nielsens underwent is part of an industry of intensive “reunification therapy” that has sprung up during the past decade and is ordered by family courts to settle custody fights. Services like Building Family Bridges, where the Nielsens were forced to go, use videos and exercises to try to break a child’s pattern of rejecting a parent. The child is then ordered to live with that parent for an extended period and barred from having contact with the other parent. A battle has erupted over the approach in courtrooms and statehouses across the country.
After Tori told her story at a hearing with Arizona lawmakers earlier this year, the Republican-led legislature passed a measure prohibiting courts from ordering any reunification treatment that cuts off a child from the parent they prefer unless both parents agree. It was signed by Democratic Gov. Katie Hobbs in April.
Utah, New Hampshire and Tennessee approved similar proposals this year. California and Colorado passed laws restricting reunification treatment in 2023.
Some legal experts and family advocacy groups say the treatment is too extreme and traumatizes children. Child-abuse researchers have raised concerns that the operations, which can cost families tens of thousands of dollars, are unregulated and use pseudoscience to sway courts into believing they can help kids and parents.
“Children are being court-ordered into costly, unregulated reunification treatments or ‘camps,’ which force them into contact with a parent who they often fear for good reason,” said Danielle Pollack, policy manager for the National Family Violence Law Center at George Washington University, which supports restricting the treatment.
But supporters say it’s a last resort during the worst custody disputes, when one parent wants to re-establish a relationship with a child who has shunned them. In these cases, they say, the other, favored parent must be temporarily cut off during the reunification process, to keep from interfering.
“The whole goal here is to ensure a child has a happy, healthy relationship with both their parents,” said Demosthenes Lorandos, a psychologist and attorney who has worked with Building Family Bridges.
A disputed theory
Only about 10% of divorces in the U.S. involve significant conflict over custody arrangements, and just a fraction of these need to be decided by a judge, according to Robert Mnookin, a Harvard University professor who studies divorces.
It’s in these cases that the idea of parental alienation syndrome emerged in the 1980s with the late child psychiatrist Richard Gardner.
Gardner posited that a child can be brainwashed by one parent into rebuffing the other during custody fights and even persuaded to make up abuse claims. He testified in numerous cases, recommending in extreme circumstances that a child be taken from the “alienating parent” who had custody and placed with the “rejected parent.”
Gardner’s theory spurred fierce opposition from some mental-health professionals and family-law experts, who said it dismissed children’s legitimate abuse allegations and was being weaponized by mostly fathers seeking custody of kids living with their mothers. Parental alienation syndrome has never been officially recognized as a diagnosis by major medical or psychiatric associations.
Because custody cases are mostly sealed, information is limited on how frequently courts mandate the treatment. Researchers say programs like Building Family Bridges are likely ordered by judges only in especially contentious cases—perhaps as many as several hundred over the past few years.
There has been limited research examining their effectiveness or safety, said Jean Mercer, a professor of psychology who studies the programs and believes they pose serious risks for children.
We don’t know the simplest things—like how often the mother is alleged to be an alienator, and how often the father is alleged to be an alienator,” Mercer said. “What we do know is there are potential dangers for the kids, like PTSD, and depression and anger at how they were treated. This can be extremely frightening for them.”
Matthew Sullivan, a psychologist and supporter of reunification treatment, said courts typically don’t order the programs until after less intensive interventions have failed and multiple evaluations by experts. Effective treatment seeks to challenge dysfunctional behavior exhibited by the child and both parents, he said.
“These are pretty awful situations on all sides,” said Sullivan.
Costs can range from $8,000 to around $40,000 for the programs, according to documents viewed by the Journal. There are also hourly therapist fees for the “aftercare” program that the so-called alienating parent must typically complete before seeing their children again.
Judges may order the rejected parent to pay the bill up front. In some cases, the favored parent ends up paying a portion.
‘Burst into tears’
The website for Building Family Bridges greets people with a silent video showing what appears to be a teenager on a couch having an intense conversation with a parent. A clipboard-toting counselor looks on
Describing itself as the “gold standard” of family reunification services, Building Family Bridges says it can help families who therapists and courts thought were beyond reach.
“This innovative four-day workshop helps children reunify with a parent they claim to hate or fear,” the site says.
The site quotes unnamed parents and judges lauding its success. It also cites a study by a former workshop leader that says out of 83 children who had participated in Building Family Bridges, a “significant number” repaired their relationship with the parent they’d previously rejected.
Tori Nielsen’s experience was far different.
After arriving in Ventura and spending a sleepless night together, Tori and her brother were ushered across the street to a Crowne Plaza hotel, she said.
In a conference room, their dad, his girlfriend and several Building Family Bridges staff members were waiting. One introduced himself to Tori. She later learned from speaking with other children who’d gone through Building Family Bridges and from a picture she found online that this was Randy Rand, a founder.
Staff read aloud the court order and laid out rules, Tori recalled. The children couldn’t contact their mother for 90 days. If they tried to leave or didn’t participate, they could be sent to a wilderness camp, she said. Bringing up incidents from the past was forbidden. If someone did, staff told Tori that they would stop them by saying, “Moratorium!”
The first two days were spent watching videos that appeared aimed at shifting the kids’ memories about their parents, Tori said. One focused on “The Monkey Business Illusion,” a psychological study that aims to show blind spots in people’s perception of events. The second two days were interactive, with the group writing down traits about themselves and family members.
Rand declined to comment on any specific cases and described parental alienation as “complex, painful for those involved, and nuanced.”
“The Building Family Bridges methodology is available for severe parental alienation cases and continues to be an effective tool for families,” he said.
Lorandos, the psychologist who worked with Building Family Bridges, said he’d observed its workshops and trainings. He likened their work with children who had rejected one parent to deprogramming people who’d been in a cult.
“There’s a lot of re-education around things your dad, for example, may have said about your mom that are not true,” he said.
At night, the children were moved into a hotel room with their father and his girlfriend, said Tori, recalling how the hotel phone was removed from the room so they couldn’t try to call their mom. Their cellphones had been confiscated the day they were taken from Arizona.
“One morning, I woke up and went to the bathroom, and I just looked in the mirror and I thought about what was happening and I burst into tears,” she said.
Immediately following the workshop, Tori and her brother were required to vacation with their dad, who took them to San Diego. Under the court order, they then returned to live with him at his home in the Phoenix suburbs.
Angela Nielsen lived just a few miles away. But under the no-contact order, she couldn’t interact with her children until she completed Building Family Bridges’s “aftercare” curriculum.
It included writing out explanations on why she was forbidden from contacting her kids and why the court had intervened to protect them.
Nielsen said she worked for countless hours on the responses. The therapist administering the program for Building Family Bridges said they were insufficient and that Nielsen was combative, documents show.
The therapist wrote that Nielsen drafted multiple iterations of answers but refused to acknowledge that she’d “ever engaged in any parental alienating patterns.” She therefore couldn’t move onto the program’s next level.
In another report, the therapist noted that while the children’s relationship with their dad was “close and healthy,” they missed their mother and desperately wanted to see her. The report said Tori would prefer to live primarily with her mom, and felt more supported and happier living with her.
These emotions, while normal, were also examples of the kids’ own alienating beliefs, the therapist wrote.
“I would get so upset and so down,” Nielsen said. “Like why can’t I pass this program? I would spend entire weekends working on these questions. I just wanted my children to come home.”
Now staying with her dad and his girlfriend, Tori buried herself in activities: cheerleading, a mentorship club, time at her boyfriend’s house. She stayed “neutral” toward her father, trying to get along with him, hoping it would speed a chance to see her mother, she said.
Her dad’s mood swings continued to upset her, Tori said. And she developed panic attacks, overcome with nausea and shakiness.
On her closet mirror, Tori marked off the days that passed. Just after midnight on May 7, 2023, her 18th birthday, she packed her belongings and told her dad she was leaving. He asked if she was certain she wanted to leave like this, she recalled. Her brother implored her not to forget about him. It broke her heart.
“I kind of just showed up at my mom’s house that day,” Tori said. “We just hugged and cried. It was a surreal and relieving moment, but it was really hard because my brother wasn’t there with me.”
Concerned by reports of children being traumatized after being removed from a parent to attend reunification programs, Danielle Pollack’s group at George Washington University has been working with lawmakers to limit them.
Kayden’s Law, passed by Congress in 2022, provides federal funding to states that restrict reunification treatment not shown to be effective, and trains judges on how best to evaluate abuse allegations in custody fights. The law was named after Kayden Mancuso, a 7-year-old Pennsylvania girl who was fatally beaten by her father after a judge allowed him unsupervised visits despite warnings from her mother about his violent history.
“These camps are not about protecting our children or bringing families together. They manipulate children and pass on exorbitant fees to families,” said Arizona state Sen. Shawnna Bolick, a Republican who sponsored the recent measure there.
Supporters of more restrictions note that while the reunification industry includes some well-intentioned therapists, leading proponents have come under scrutiny.
Randy Rand of Building Family Bridges was disciplined by the California Board of Psychology in 2009 for misconduct in two cases, records show. In one, the board found Rand blatantly sided with the father in a custody case he was supposed to be impartially mediating. In a separate case, Rand recommended a permanent custody change without ever interviewing the child, which amounted to gross negligence, the board said.
Rand’s license was placed on probation for five years unless he agreed to have his practice monitored, take an ethics course and pay a $43,000 fine. His license is currently inactive.
In board filings, Rand denied wrongdoing.
Rand said he does not lead Building Family Bridges workshops and serves as “administrative services director.” He said he occasionally provides support to the licensed mental health workers and legal professionals running the sessions.
Linda Gottlieb, who runs the Turning Points for Families reunification program in New York, is the subject of a lawsuit filed in New York state court in March. In the lawsuit, an Ohio woman, Tricia Singer-Romohr, sued Gottlieb for violating rules on deceptive and unfair trade practices, alleging she falsely represented parental alienation as a scientifically accepted disorder that her program could cure.
A judge ordered Singer-Romohr’s two children to participate in Gottlieb’s program in 2021 after determining she was manipulating them into rejecting their father and after hearing testimony from Gottlieb. Singer-Romohr, who had primary custody, was initially barred from contacting her kids for 90 days until Gottlieb determined she was supporting the kids’ relationship with their dad.
In court filings, Singer-Romohr included copies of letters that Gottlieb required she write to her children. Her letters included recollections of good times the kids shared with their dad, and encouraged them to have a loving relationship with him while apologizing for making them feel like they shouldn’t.
Gottlieb told Singer-Romohr that wasn’t enough, according to emails from the filings. After Gottlieb said Singer-Romohr wasn’t complying, the no-contact order ultimately got extended for around 900 days, according to the suit.
Attorneys for Singer-Romohr referred to the lawsuit when asked for comment.
Gottlieb, a marriage and family therapist and social worker, wouldn’t comment on the case. In legal filings, she said parental alienation was widely accepted by courts and that she favors lifting no-contact orders as soon as it’s “clinically advisable.” Gottlieb asserted that it was the judge who extended the no-contact orders and she never made any recommendations about them. In court filings, her lawyer said Singer-Romohr didn’t object to Gottlieb’s involvement until she disagreed with the outcome of the case.
“I think my entire profession, including what I do, has been unfairly criticized with deliberate lies,” Gottlieb said in an interview.
‘Unnecessary and sad’
The house where Tori lives with her mother is cluttered with court documents that have been the weapons in her parents’ war.
Three years since the two children attended Building Family Bridges, Tori’s brother still lives solely with his dad. The aftercare program is effectively on hold, Nielsen said. Earlier this year, a judge granted her four hours a week of supervised visitation with her son.
Tori, who is heading to college in the fall, sees her brother about once a month at her dad’s house and occasionally accompanies her mom on her visits. She leaves feeling despondent.
Among boxes of court filings, several cards and letters are displayed from both kids, expressing how much they love their mother and want to spend time with her. Somewhere in the boxes, there’s a photo of the entire family from more than a decade ago, before the divorce and its aftermath.
Tori, who was 6 when her parents split, said it’s surreal to see them all together. She struggles to understand why her father pursued reunification treatment as a solution. She wants a positive relationship with him. But if anything, the past three years have driven a deeper wedge between them, she said.
“I always asked my dad, ‘Can we please figure this out ourselves and stop involving the courts?’ It all seemed so unnecessary and sad. We could all have gotten along,” she said.
“None of this ever had to happen.”
Negli #USA gli ex #minori facendo nomi e cognomi continuano a denunciare alla stampa le violenze subite durante i trattamenti di riavvicinamento ai loro padri temuti, ordinati da tribunali della famiglia in base a valutazioni di CTU.
Minacce, violazioni delle fondamentali libertà e dei diritti umani, aggressioni verbali, Violenza privata, pressioni psicologiche.
I danni subiti da questi minori a causa dello strappo subito dalle loro madri sono enormi.
Sul Wall Street Journal la storia di due fratelli, sottoposti a “parentectomia” (alias reset) all’ età di 12 e 16 anni.
Raccontano della loro esperienza con Randy Rand,.psicologo più volte sanzionato, e della Gottlieb , assistente sociale che ammette di ritenere che subire un abuso sessuale incestuoso non provocherebbe danni ai minori.
PHOENIX—Tori Nielsen was 16 when she and her 12-year-old brother were whisked away from their mother at the Maricopa County courthouse by four strangers in a white minivan on the morning of May 27, 2021.
The strangers wouldn’t tell Tori and her brother where they were going, she recalled, as the siblings held hands and cried in the back seat. After hours on the interstate, they arrived at a hotel somewhere by the ocean. The strangers, three men and one woman, barricaded the door to their room with furniture so they couldn’t leave, Tori said.
The next morning, she remembered one of them saying: “You’re going to have a meeting with your father now.”
What Tori didn’t know was that a judge had ordered the children to attend a four-day family reunification program in Ventura, Calif., with their father. The judge determined it was the only way to repair their relationship, damaged during a decadelong custody battle, court documents show.
The children had been living mostly with their mother, Angela Nielsen, and resisted seeing their dad because of his temper, Tori said. But court-appointed evaluators determined that Nielsen was poisoning the kids against their father. She was suddenly barred from contacting her children to ensure they no longer rejected their dad.
It would be around two years before Tori and her brother saw or talked to her again.
“I tried to numb myself to what was happening. It was like surviving,” said Tori, who moved back in with her mom the day she turned 18 in May 2023. “But that only worked for so long because it all absolutely destroyed me.”
Tori’s father declined to speak about his family’s situation, saying he was focused on being the best father to his children.
The treatment the Nielsens underwent is part of an industry of intensive “reunification therapy” that has sprung up during the past decade and is ordered by family courts to settle custody fights. Services like Building Family Bridges, where the Nielsens were forced to go, use videos and exercises to try to break a child’s pattern of rejecting a parent. The child is then ordered to live with that parent for an extended period and barred from having contact with the other parent. A battle has erupted over the approach in courtrooms and statehouses across the country.
After Tori told her story at a hearing with Arizona lawmakers earlier this year, the Republican-led legislature passed a measure prohibiting courts from ordering any reunification treatment that cuts off a child from the parent they prefer unless both parents agree. It was signed by Democratic Gov. Katie Hobbs in April.
Utah, New Hampshire and Tennessee approved similar proposals this year. California and Colorado passed laws restricting reunification treatment in 2023.
Some legal experts and family advocacy groups say the treatment is too extreme and traumatizes children. Child-abuse researchers have raised concerns that the operations, which can cost families tens of thousands of dollars, are unregulated and use pseudoscience to sway courts into believing they can help kids and parents.
“Children are being court-ordered into costly, unregulated reunification treatments or ‘camps,’ which force them into contact with a parent who they often fear for good reason,” said Danielle Pollack, policy manager for the National Family Violence Law Center at George Washington University, which supports restricting the treatment.
But supporters say it’s a last resort during the worst custody disputes, when one parent wants to re-establish a relationship with a child who has shunned them. In these cases, they say, the other, favored parent must be temporarily cut off during the reunification process, to keep from interfering.
“The whole goal here is to ensure a child has a happy, healthy relationship with both their parents,” said Demosthenes Lorandos, a psychologist and attorney who has worked with Building Family Bridges.
A disputed theory
Only about 10% of divorces in the U.S. involve significant conflict over custody arrangements, and just a fraction of these need to be decided by a judge, according to Robert Mnookin, a Harvard University professor who studies divorces.
It’s in these cases that the idea of parental alienation syndrome emerged in the 1980s with the late child psychiatrist Richard Gardner.
Gardner posited that a child can be brainwashed by one parent into rebuffing the other during custody fights and even persuaded to make up abuse claims. He testified in numerous cases, recommending in extreme circumstances that a child be taken from the “alienating parent” who had custody and placed with the “rejected parent.”
Gardner’s theory spurred fierce opposition from some mental-health professionals and family-law experts, who said it dismissed children’s legitimate abuse allegations and was being weaponized by mostly fathers seeking custody of kids living with their mothers. Parental alienation syndrome has never been officially recognized as a diagnosis by major medical or psychiatric associations.
Because custody cases are mostly sealed, information is limited on how frequently courts mandate the treatment. Researchers say programs like Building Family Bridges are likely ordered by judges only in especially contentious cases—perhaps as many as several hundred over the past few years.
There has been limited research examining their effectiveness or safety, said Jean Mercer, a professor of psychology who studies the programs and believes they pose serious risks for children.
We don’t know the simplest things—like how often the mother is alleged to be an alienator, and how often the father is alleged to be an alienator,” Mercer said. “What we do know is there are potential dangers for the kids, like PTSD, and depression and anger at how they were treated. This can be extremely frightening for them.”
Matthew Sullivan, a psychologist and supporter of reunification treatment, said courts typically don’t order the programs until after less intensive interventions have failed and multiple evaluations by experts. Effective treatment seeks to challenge dysfunctional behavior exhibited by the child and both parents, he said.
“These are pretty awful situations on all sides,” said Sullivan.
Costs can range from $8,000 to around $40,000 for the programs, according to documents viewed by the Journal. There are also hourly therapist fees for the “aftercare” program that the so-called alienating parent must typically complete before seeing their children again.
Judges may order the rejected parent to pay the bill up front. In some cases, the favored parent ends up paying a portion.
‘Burst into tears’
The website for Building Family Bridges greets people with a silent video showing what appears to be a teenager on a couch having an intense conversation with a parent. A clipboard-toting counselor looks on
Describing itself as the “gold standard” of family reunification services, Building Family Bridges says it can help families who therapists and courts thought were beyond reach.
“This innovative four-day workshop helps children reunify with a parent they claim to hate or fear,” the site says.
The site quotes unnamed parents and judges lauding its success. It also cites a study by a former workshop leader that says out of 83 children who had participated in Building Family Bridges, a “significant number” repaired their relationship with the parent they’d previously rejected.
Tori Nielsen’s experience was far different.
After arriving in Ventura and spending a sleepless night together, Tori and her brother were ushered across the street to a Crowne Plaza hotel, she said.
In a conference room, their dad, his girlfriend and several Building Family Bridges staff members were waiting. One introduced himself to Tori. She later learned from speaking with other children who’d gone through Building Family Bridges and from a picture she found online that this was Randy Rand, a founder.
Staff read aloud the court order and laid out rules, Tori recalled. The children couldn’t contact their mother for 90 days. If they tried to leave or didn’t participate, they could be sent to a wilderness camp, she said. Bringing up incidents from the past was forbidden. If someone did, staff told Tori that they would stop them by saying, “Moratorium!”
The first two days were spent watching videos that appeared aimed at shifting the kids’ memories about their parents, Tori said. One focused on “The Monkey Business Illusion,” a psychological study that aims to show blind spots in people’s perception of events. The second two days were interactive, with the group writing down traits about themselves and family members.
Rand declined to comment on any specific cases and described parental alienation as “complex, painful for those involved, and nuanced.”
“The Building Family Bridges methodology is available for severe parental alienation cases and continues to be an effective tool for families,” he said.
Lorandos, the psychologist who worked with Building Family Bridges, said he’d observed its workshops and trainings. He likened their work with children who had rejected one parent to deprogramming people who’d been in a cult.
“There’s a lot of re-education around things your dad, for example, may have said about your mom that are not true,” he said.
At night, the children were moved into a hotel room with their father and his girlfriend, said Tori, recalling how the hotel phone was removed from the room so they couldn’t try to call their mom. Their cellphones had been confiscated the day they were taken from Arizona.
“One morning, I woke up and went to the bathroom, and I just looked in the mirror and I thought about what was happening and I burst into tears,” she said.
Immediately following the workshop, Tori and her brother were required to vacation with their dad, who took them to San Diego. Under the court order, they then returned to live with him at his home in the Phoenix suburbs.
Angela Nielsen lived just a few miles away. But under the no-contact order, she couldn’t interact with her children until she completed Building Family Bridges’s “aftercare” curriculum.
It included writing out explanations on why she was forbidden from contacting her kids and why the court had intervened to protect them.
Nielsen said she worked for countless hours on the responses. The therapist administering the program for Building Family Bridges said they were insufficient and that Nielsen was combative, documents show.
The therapist wrote that Nielsen drafted multiple iterations of answers but refused to acknowledge that she’d “ever engaged in any parental alienating patterns.” She therefore couldn’t move onto the program’s next level.
In another report, the therapist noted that while the children’s relationship with their dad was “close and healthy,” they missed their mother and desperately wanted to see her. The report said Tori would prefer to live primarily with her mom, and felt more supported and happier living with her.
These emotions, while normal, were also examples of the kids’ own alienating beliefs, the therapist wrote.
“I would get so upset and so down,” Nielsen said. “Like why can’t I pass this program? I would spend entire weekends working on these questions. I just wanted my children to come home.”
Now staying with her dad and his girlfriend, Tori buried herself in activities: cheerleading, a mentorship club, time at her boyfriend’s house. She stayed “neutral” toward her father, trying to get along with him, hoping it would speed a chance to see her mother, she said.
Her dad’s mood swings continued to upset her, Tori said. And she developed panic attacks, overcome with nausea and shakiness.
On her closet mirror, Tori marked off the days that passed. Just after midnight on May 7, 2023, her 18th birthday, she packed her belongings and told her dad she was leaving. He asked if she was certain she wanted to leave like this, she recalled. Her brother implored her not to forget about him. It broke her heart.
“I kind of just showed up at my mom’s house that day,” Tori said. “We just hugged and cried. It was a surreal and relieving moment, but it was really hard because my brother wasn’t there with me.”
Concerned by reports of children being traumatized after being removed from a parent to attend reunification programs, Danielle Pollack’s group at George Washington University has been working with lawmakers to limit them.
Kayden’s Law, passed by Congress in 2022, provides federal funding to states that restrict reunification treatment not shown to be effective, and trains judges on how best to evaluate abuse allegations in custody fights. The law was named after Kayden Mancuso, a 7-year-old Pennsylvania girl who was fatally beaten by her father after a judge allowed him unsupervised visits despite warnings from her mother about his violent history.
“These camps are not about protecting our children or bringing families together. They manipulate children and pass on exorbitant fees to families,” said Arizona state Sen. Shawnna Bolick, a Republican who sponsored the recent measure there.
Supporters of more restrictions note that while the reunification industry includes some well-intentioned therapists, leading proponents have come under scrutiny.
Randy Rand of Building Family Bridges was disciplined by the California Board of Psychology in 2009 for misconduct in two cases, records show. In one, the board found Rand blatantly sided with the father in a custody case he was supposed to be impartially mediating. In a separate case, Rand recommended a permanent custody change without ever interviewing the child, which amounted to gross negligence, the board said.
Rand’s license was placed on probation for five years unless he agreed to have his practice monitored, take an ethics course and pay a $43,000 fine. His license is currently inactive.
In board filings, Rand denied wrongdoing.
Rand said he does not lead Building Family Bridges workshops and serves as “administrative services director.” He said he occasionally provides support to the licensed mental health workers and legal professionals running the sessions.
Linda Gottlieb, who runs the Turning Points for Families reunification program in New York, is the subject of a lawsuit filed in New York state court in March. In the lawsuit, an Ohio woman, Tricia Singer-Romohr, sued Gottlieb for violating rules on deceptive and unfair trade practices, alleging she falsely represented parental alienation as a scientifically accepted disorder that her program could cure.
A judge ordered Singer-Romohr’s two children to participate in Gottlieb’s program in 2021 after determining she was manipulating them into rejecting their father and after hearing testimony from Gottlieb. Singer-Romohr, who had primary custody, was initially barred from contacting her kids for 90 days until Gottlieb determined she was supporting the kids’ relationship with their dad.
In court filings, Singer-Romohr included copies of letters that Gottlieb required she write to her children. Her letters included recollections of good times the kids shared with their dad, and encouraged them to have a loving relationship with him while apologizing for making them feel like they shouldn’t.
Gottlieb told Singer-Romohr that wasn’t enough, according to emails from the filings. After Gottlieb said Singer-Romohr wasn’t complying, the no-contact order ultimately got extended for around 900 days, according to the suit.
Attorneys for Singer-Romohr referred to the lawsuit when asked for comment.
Gottlieb, a marriage and family therapist and social worker, wouldn’t comment on the case. In legal filings, she said parental alienation was widely accepted by courts and that she favors lifting no-contact orders as soon as it’s “clinically advisable.” Gottlieb asserted that it was the judge who extended the no-contact orders and she never made any recommendations about them. In court filings, her lawyer said Singer-Romohr didn’t object to Gottlieb’s involvement until she disagreed with the outcome of the case.
“I think my entire profession, including what I do, has been unfairly criticized with deliberate lies,” Gottlieb said in an interview.
‘Unnecessary and sad’
The house where Tori lives with her mother is cluttered with court documents that have been the weapons in her parents’ war.
Three years since the two children attended Building Family Bridges, Tori’s brother still lives solely with his dad. The aftercare program is effectively on hold, Nielsen said. Earlier this year, a judge granted her four hours a week of supervised visitation with her son.
Tori, who is heading to college in the fall, sees her brother about once a month at her dad’s house and occasionally accompanies her mom on her visits. She leaves feeling despondent.
Among boxes of court filings, several cards and letters are displayed from both kids, expressing how much they love their mother and want to spend time with her. Somewhere in the boxes, there’s a photo of the entire family from more than a decade ago, before the divorce and its aftermath.
Tori, who was 6 when her parents split, said it’s surreal to see them all together. She struggles to understand why her father pursued reunification treatment as a solution. She wants a positive relationship with him. But if anything, the past three years have driven a deeper wedge between them, she said.
“I always asked my dad, ‘Can we please figure this out ourselves and stop involving the courts?’ It all seemed so unnecessary and sad. We could all have gotten along,” she said.
“None of this ever had to happen.”
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E
La Direttiva (UE) 2024/1385
14 Agosto 2024 | Michela Nacca
A giugno 2024 l’Unione Europea adotta la direttiva (UE) 2024/1385, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE il 24.5.2024, sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 14.6.2027
elaborata dalla Commissione Europea e finalizzata a realizzare «un’Europa garante della parità di genere» in tutti i settori di competenza dell’Unione. Tra le azioni chiave proposte dalla Commissione la strategia individua l’eliminazione delle disuguaglianze tra uomo e donna e la lotta alle violenze di genere e alle discriminazioni sessuali.
La violenza contro le donne costituisce infatti una forma di violazione dei diritti umani sistematica e diffusa a livello globale.
Durante la pandemia, tra il 2020 ed il 2021, il fenomeno della Domestic Violence ha registrato una rapida crescita anche sotto le sembianze di violenza online, tale da costringere l’europa a mettere in campo misure piu’ stringenti. Tanto piu’ che la Convenzione di Istanbul non veniva ratificata da tutti i Paesi membri ! (ultima in ordine temporale e’ stata la Lettonia nel gennaio 2024)
La proposta di direttiva della Commissione e’ stata presentata l’8.3.2022 (si puo’ prendere visione al seguente link https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX%3A52022PC0105) si poneva dunque in linea con la necessità di colmare una lacuna esistente sul piano normativo europeo non essendovi fino a quel momento alcun strumento espressamente dedicato alla protezione della donna, ma solo alla vittima in quanto tale tramite la Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012 e la Convenzione di Istanbul del 2011 del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Come accennato il processo di ratifica della Convenzione di Istanbul ha visto la mancata adesione di tutti gli Stati membri alla Convenzione ( l’Italia la ha firmata nel 2012, ratificata nel 2013). Il processo e’ stato sbloccato il 1.6.2023 grazie a due decisioni (la n. 2023/1075 e la n. 2023/1076) del Consiglio d’Europa, grazie alle quali la Convenzione è entrata in vigore per tutta l’Unione Europea ad ottobre 2023.
La recente Direttiva del 2024 si occupa tuttavia di ulteriori aspetti della violenza di genere, come quella online e informatica, che non trovavano ingresso nella Convenzione di Istanbul.
Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza(Convention on the Rights of the Child – CRC), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 (ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la Legge n. 176).
L’art. 82, par. 2 TFUE si occupa di predisporre norme minime riguardanti i diritti delle vittime della criminalità al fine di facilitare il riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni giudiziarie e la cooperazione di polizia e giudiziaria in materie penali aventi dimensione transnazionale. L’incremento di fiducia reciproca tra Stati membri derivante dall’armonizzazione dei diritti sanciti nella direttiva è stato ritenuto prova sufficiente per il soddisfacimento del requisito della «dimensione transnazionale».
Maggiori criticità ha destato l’art. 83, par. 1 TFUE, che fornisce la base giuridica per le norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità riguardanti, tra l’altro, lo sfruttamento sessuale di donne e minori e i reati informatici, per questioni di dimensione transnazionale. In particolare, erano emersi dubbi sulla connotazione di «sfruttamento sessuale» come un euro-crimine autonomo o intrinsecamente correlato alla «tratta degli esseri umani» (E. Bergamini, 2023, p. 26 ss.).
La direttiva stabilisce norme minime comuni per prevenire e combattere la violenza contro le donne e quella domestica in tutta l’Unione europea. Il suo contenuto può essere strutturato in quattro parti.
La prima introduce definizioni comuni di reati, tra cui mutilazioni genitali femminili, matrimoni forzati, condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato, stalking online, molestie online, istigazione alla violenza o all’odio online. Nel testo inizialmente proposto figurava anche il reato di stupro per mancanza di consenso, successivamente abbandonato. Accanto a questi reati, la direttiva configura disposizioni relative alle sanzioni, alle circostanze aggravanti, alla giurisdizione e ai termini di prescrizione.
Il testo contiene norme dettagliate rivolte a potenziare l’accesso alla giustizia, ad assicurare una protezione adeguata alle vittime prima, durante e dopo il procedimento penale e a offrire loro un’assistenza specialistica (seconda parte).
Gli Stati membri sono tenuti a disporre di canali accessibili e prontamente disponibili per denunciare atti di violenza, compresa la possibilità di sporgere denuncia e di presentare prove online, almeno per i reati informatici, nonché di dotarsi di strumenti investigativi efficienti.
Attenzione è poi dedicata alla valutazione individuale delle esigenze di protezione e assistenza delle vittime, mediante la predisposizione di appositi servizi di supporto, includendo la possibilità di emettere ordini urgenti di allontanamento e di protezione.
Sono inoltre previste norme per l’adozione di misure rivolte alla rimozione di materiale online, per la limitazione delle prove sul comportamento sessuale passato della vittima e sul risarcimento integrale del danno.
Per quanto riguarda l’assistenza alle vittime, la direttiva predispone l’istituzione di una linea di assistenza telefonica 24/7, di centri anti-stupro e di case rifugio.
A seguito dell’esclusione del reato di stupro, particolare priorità è stata conferita alle attività di prevenzione della violenza contro le donne, cui è riservata la terza parte.
Gli Stati sono tenuti ad impegnarsi, mediante campagne o programmi educativi e di sensibilizzazione, a migliorare la consapevolezza e la comprensione del pubblico verso le diverse manifestazioni di violenza, le cause e le conseguenze di tali atti, a contrastare gli stereotipi di genere e a promuovere una parità di genere e di rispetto reciproco.
Infine si incentiva un coordinamento e una cooperazione effettivi a livello nazionale e dell’Unione europea (A. Pitrone).
REATI INFORMATICI Uno degli aspetti maggiormente innovativi della direttiva poggia sull’inserimento di un catalogo di reati connesso alla violenza online, tra cui la condivisione o manipolazione non consensuale di materiale intimo, lo stalking e le molestie online.
Si riconosce il merito al legislatore europeo di aver saputo rispondere alle impellenti esigenze di armonizzazione emerse su diversi fronti: la decisione della Corte Edu sulla cyberviolence dell’11.2.2020, n. 56867/15, la General Recommendation del 2021 del GREVIO sulla dimensione digitale della violenza contro le donne nonché la risoluzione del Parlamento europeo del 14.12.2021 sui medesimi temi (E. Bergamini, 2023, p. 501 ss.).
Si registra infatti una crescita degli episodi di violenza online e il fenomeno si è particolarmente acuito durante la pandemia: secondo uno studio del 2021 il 4-7% di donne ha subito molestie online nei dodici mesi precedenti e l’1-3% episodi di stalking online. Le donne su internet rappresentano un facile bersaglio per ragioni legate al sesso e al genere, specialmente coloro che sono impegnate nella vita pubblica, in politica o nel giornalismo.
Sulla violenza online la direttiva ricomprende un elenco di reati non contemplato nella stessa Convenzione di Istanbul.
Reato di stupro: il grande escluso!
La definizione comune di stupro ha costituito moptivodi contesa tra gli Stati membri in seno al Consiglio. Le discussioni vertevano sulla ritenuta impossibilità di ricomprendere entro la nozione di «sfruttamento sessuale», di cui art. 83, par. 1 TFUE, il concetto di stupro. La nozione di stupro avanzata dalla Commissione si basava sul concetto di consenso, manifestazione di volontà libera e ritrattabile in qualsiasi momento, quale elemento centrale e costitutivo del reato («only yes means yes»). Dall’altra alcune legislazioni nazionali per la configurazione del reato esigono una condotta aggressiva/prevaricatrice dell’uomo sulla donna incapace di resistervi (cfr. Definitions of rape in the legislation of EU Member States). La maggior parte degli Stati ha votato infine a favore della esclusione del reato di stupro: tra questi l’Ungheria, Germania e Francia.
E’ stata inserita una disposizione (art. 35) che impone agli Stati di promuovere campagne di sensibilizzazione e di educazione al consenso, nonché una clausola di riesame (art. 45) in cui si specifica una futura valutazione sull’introduzione di nuovi reati.
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Tutte le discriminzioni contro le donne alle Olimpiadi di Parigi 2024
due ori sono stati vinti da donne in tandem con uomini ( ori di Diana Bacosi e Gabriele Rossetti mixed team skeet e di Ruggero Tita e Caterina Banti vela, Nacra-17).
3 argenti su 13 sono femminili
4 bronzi su 15 sono femminili
– A questi alcuni risultati storici anche se non da podio, come quello di Sintayehu Vissa, i quarti posti di Nadia Battocletti, Larissa Iapichino, Benedetta Pilato, Simona Quadarella ben due volte, Alice D’Amato, Alice Volpi, Chiara Pellecani, il duo dei tuffi Elena Bertocchi e Chiara Pellacani, il team dell’inseguimento a squadre Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Martina Fidanza e Vittoria Guazzini e le ragazze della squadra mista di judo Alice Bellandi, Odette Giuffrida, Veronica Toniolo (11 e 1/2 su 25) e diverse ingiustizie subite dai giudici come per Odette Giuffrida e Arianna Errigo nell’individuale.
MA la governance del Coni è quasi interamente maschile!!!
Presidente CONI
Giovanni Malagò (membro CIO)
Presidenti Federazioni Sportive Nazionali
(Membri di diritto)
Giuseppe Abbagnale (FIC), Sabatino Aracu (FISR), Paolo Azzi (FIS), Paolo Barelli (FIN), Davide Battistella (FASI), Carlo Beninati (FIBa), Angelo Binaghi (FITP), Fabrizio Bittner (FIPM), Felice Buglione (FIDASC), Luciano Buonfiglio (FICK), Maurizio Casasco (FMSI), Franco Chimenti (FIG), Angelo Cito (FITA), Giovanni Copioli (FMI), Cordiano Dagnoni (FCI), Flavio D’Ambrosi (FPI), Marco Giunio De Sanctis (FIB), Anonio Dima (CUSI), Renato Di Napoli (FITeT), Marco Di Paola (FISE), Francesco Ettorre (FIV), Domenico Falcone (FIJLKAM), Andrea Gios (FISG), Riccardo Giubilei (FITRI), Gabriele Gravina (FIGC), Vincenzo Iaconianni (FIM), Marzio Innocenti (FIR), Giuseppe Leoni (AeCI), Laura Lunetta (FIDESM), Andrea Mancino (FISBB), Giuseppe Manfredi (FIPAV), Andrea Marcon (FIBS), Ugo Claudio Matteoli (FIPSAS), Stefano Mei (FIDAL), Sergio Mignardi (FIH), Donato Milano (FEDERKOMBAT), Giovanni Petrucci (FIP), Stefano Podini (FIGH), Claudio Ponzani (FISSW), Flavio Roda (FISI), Antonio Rondinone (FICr), Luciano Rossi (FITAV), Mario Scarzella (FITARCO), Angelo Sticchi Damiani (ACI), Gherardo Tecchi (FGI), Antonio Urso (FIPE), Costantino Vespasiano (UITS), Siro Zanella (FIGS).
Ora il #CONI e le #Federazioni rivedranno le logiche per i finanziamenti degli sport a vantaggio solo dei maschi?
da Marilù Ferrara Professoressa Univ. Parthenope di Napoli
v. le dichiarazioni della On. Concia sul caso dell’incontro di boxe tra la nostra atleta Angela Carini e la Tunisina Iman Khelif
“...non è possibile, sull’altare del politicamente corretto e dell’inclusione, sacrificare le donne. Perché poi, alla fine, quelle danneggiate sono le donne.
Io dico: va bene, tutto sta cambiando, ci sono casi nuovi, persone trans, intersex, in transizione, ma troviamo un modo per cui alla fine non ci rimettano le #donne…
Io penso che esistono le donne, gli uomini, le persone trans, non binarie. Ma è folle pensare che per includere le persone trans o intersex bisogna danneggiare le donne, perché poi, stranamente, si finisce sempre per danneggiare le donne.
Io, certo, non sono una persona che discrimina, ma bisogna trovare nuovi equilibri.
Ci si potrebbe interrogare sull’ipotesi di prevedere una #nuovacategoria, non lo so.
La differenza sessuale nello #sport, che è la quintessenza del corpo, perché ha a che vedere con la conformazione ossea, coi muscoli, è un dato di realtà e bisogna accettarlo. Negarlo è ideologico, non ha riscontro con la realtà. E si fa un danno a tutti. Se dici che vanno superati i sessi nello sport, vuol dire che le donne non vinceranno più una gara.
Negando la realtà, si alimenta una guerra per cui non si trovano le soluzioni. Alice Bellandi, l’atleta di judo che ha vinto l’oro, non avrebbe mai vinto con un uomo».
Una intervista a dir poco vergognosa, il quarto posto della diciannovenne Pilato viene deriso dalla giornalista Rai!
L’ intervista in questione non e’ degna di essere chiamata tale per la scorrettezza deontologica : perché giudicanti, svilenti.
Speriamo venga segnalata all’Ordine dei Giornalisti.
Tutti i commenti conseguenti alla risposta della #Pilato infatti evidenziano la incapacità grave di #ascolto e di #comprensione umana ed empatica di ciò che sta dicendo la giovanissima atleta intervistata, giustamente soddisfatta dei suoi risultati: la quarta migliore al mondo!
Evidenti i PREGIUDIZI di cui sono pregni, l’incapacità di immedesimazione nella ragazza, non comprendendone il punto di vista.
L’inadeguatezza personale e professionale in cui stanno scadendo le nostre istituzioni, Il #bullismo mascherato da falso “esame psicologico” verso chi non e’ “più che perfetto”, il #narcisismo strisciante e’ ciò che traspare dalla intervista e dai conseguenti interventi.
N.B. notare l’abile intervento del giornalista uomo che suscita “da #donna a donna” altri #giudizi denigratori e volutamente aggrava il giudizio sulla Pilato scatenando lo #shitstorm fra donne.
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QUESTA NON È INFORMAZIONE !
6 Agosto 2024 | Michela Nacca
Girano fuorvianti narrazioni sulla presunta Violenza e su presunte Discriminazioni sugli uomini, contrapposte alla Violenza ed alla discriminazione sulle donne.
Tuttavia non viene detto che gli omicidi e le violenze sugli uomini sono in realtà agite perlopiù DA ALTRETTANTI UOMINI.
Per non parlare dei “suicidi”, di cui vengono accusate le donne, novelle streghe, senza alcuna giustificazione o fondamento!
Il Montana bandisce i professionisti “esperti” di Parental Alienation e i trattamenti di riallineamento dei minori ai genitori rifiutati
2 Agosto 2024 | Michela Nacca
in #Montana si sta procedendo ad eliminare i professionisti pro PA/Pas dal Paese, indicandone nome e cognome nonche’ a cancellare i conseguenti trattamenti di reset dei bambini che hanno PAURA dei loro padri (trattamenti gia’ chiamati in Italia di parentectomia , madrectomia o riallineamento) cosi come gia’ avvenuto in altri Stati USA. Cio’ avviene perche’ il costrutto pas/pa e’ stato – a livello internazionale, scientifico ed accademico- ampiamente screditato, condannato e rivelato come mera strategia difensiva processuale per genitori abusanti, ed in attuazione a quanto richiesto dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU e dalla Relatrice Reem Alsalem!
L’Italia invece fa orecchie da mercante…!
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ATLETA OLIMPICA BRASILIANA DENUNCIA LA VIOLENZA ISTITUZIONALE CHE STA SUBENDO DA ANNI NEL TRIBUNALE BRASILIANO, DA QUANDO HA LASCIATO IL PADRE DI SUA FIGLIA: RISCHIA DI PERDERNE L’AFFIDO SOLO PER LA SUA PARTECIPAZIONE AI GIOCHI OLIMPICI!
#FlaviaMariadeLima è una atleta di 31 anni e mentre è a Parigi denuncia il continuo pressing giudiziario che sta subendo, rischiando da anni di perdere la custodia di sua figlia a causa del proprio lavoro e soprattutto delle strategie processuali violente e coercitive messe in atto dal padre di sua figlia, non arginate dai Giudici.
Il padre della sua bambina neanche avrebbe voluto vederla nascere. Un uomo prevaricatore, marito e padre inadeguato che non si è mai occupato della minore ma che oggi, nonostante la separazione, continua a coercizzarla attraverso i tribunali della famiglia e la legge sull’affido condiviso.
Tribunali diventati apparentemente incapaci di fare Giustizia e proteggere una minore garantendone il benessere e la stabilità.
La storia di Flavia tuttavia è analoga a quella di migliaia di altre #madritaliane vittime della stessa Violenza Istituzionale. Donne e bambini che vivono sotto assedio e Senza le più essenziali libertà.
Flavia, accettando la sua partecipazione alle Olimpiadi, sta rischiando più che mai di perdere la #collocazione e l’#affido della #bambina, nonché di subire una #madrectomia.
Ella non ha potuto portare con sé a Parigi la figlia perché viceversa sarebbe stata denunciata e condannata per #sottrazionediminore.
Assurdo ma vero!
Oggi le donne non possono neanche andare in vacanza all’ estero con i figli!
Il padre di sua figlia ha richiesto che la bambina venga affidata a lui proprio in virtù della attività sportiva materna, che la porta fuori casa.
Potete leggere la sua storia raccontata dalla stessa Flavia qui
La cultura dello #stupro durerà così fintanto che i #violenti sapranno di poter rimanere impuniti.
Così risponde la giornalista attivista del #FQ, domandandosi fino a quando le #donne continueranno ad essere non credute, valutate come presunte #bugiarde, mentre gli #uomini rimarranno sempre dei presunti #innocenti.
Ma la risposta deve andare più a fondo…
Sarà così fintanto che continueremo a presumere di essere tutti indenni da quell’ atteggiamento di servilismo ed ammirazione o sudditanza (anche solo affettiva) verso il potere ( sempre maschile e richiamante il paterno), tale da indurci a rivittimizzare in fondo sempre le stesse: le donne, anche quando vittime riconosciute ma pur sempre in fondo #Bugiarde, #Streghe, #isteriche, non resilienti o semplicemente incapaci e quindi comunque #colpevoli.
Fintanto che continueremo ad anteporre ai #valori che affermiamo i nostri egoistici interessi di #business , carrieristici o di auto affermazione, o di dipendenza affettiva o di inconscia rabbia verso il materno, che in un modo o nell’altro da quel #potere (maschile e maschilista paterno e patriarcale per eccellenza) dipendono,
Fintanto che avremo l’insana idea , anche politica, di poter raggiungere quegli obiettivi di #parità passando tuttavia per una ritenuta necessaria mediazione con i violenti potenti.
Fintanto che non ci interrogheremo fino all’ osso, vedendoci in fondo per quel che siamo: drammaticamente tutti/e immersi/e in quello stesso #brodo di #MISOGINIA che denunciamo e vediamo così bene negli altri palesemente violenti.
In una #cultura come quella italiana non vi è posto per le denunce e le azioni veramente coraggiose e chiare, che non passino per la #mediazione con il potente. Una mediazione che inevitabilmente trasforma e sminuisce, smorza e infine blocca l’azione.
Ed è così che rimaniamo quel che siamo: lo stesso #brodo misogino che si fa complice contro le donne… lo stesso #bollito che il potere violento ci fa felicemente ingoiare.
Presentati i dati spagnoli della ricerca internazionale guidata dall’Universita’ di Ottawa sulla violenza istituzionale. Citata Maison Antigone per i dati italiani acquisiti.
25 Luglio 2024 | Michela Nacca
Anche in Spagna sono stati pubblicati i dati della Violenza Istituzionale e, nella presentazione, viene citata Maison Antigone e la sua attiva partecipazione nel progetto di ricerca accademico canadese e nella raccolta dei dati italiani, rinviando al nostro sito per la loro visione.
Curioso invece l’apparente disinteresse in Italia!
"In Spagna La denuncia di violenza fisica o sessuale infantile è presente nella maggior parte delle accuse contro le madri protettrici. Nell'avanzamento di un'indagine internazionale di fronte alla violenza istituzionale e vicaria, i dati di Spagna indicano che le accuse di “madre alienante” non sono solo associate alla violenza contro la donna, ma anche alla violenza del progenitore verso i suoi figli. Così, il 67,5% delle madri partecipanti manifesta che il padre aveva anche maltrattato fisicamente il bambino o la bambina, e il 37,2% rivela che il padre aveva perpetrato abusi sessuali sul figlio.
Dall'anno 2021, la socióloga Glòria Casas Vila e la nostra compagna, la giurista vittimaloga María del Mar Daza Bonachela, fa parte di un'equipe di investigazione di tre paesi diretta dal professore Simon Lapierre dell'Università di Ottawa, Canada. Questa squadra sta realizzando uno studio internazionale –Parental Alienation & Domestic Violence (PADV)–, valutato dal Social Sciences and Humanities Research Council of Canada (Consejo de Investigación en Ciencias y Humanidades de Canada) sull'applicazione del concetto di “alienación parental” ” utilizzato come strategia di difesa nel contesto di situazioni di violenza generale o domestica. Nell'area del progetto PADV vengono raccolte le vittime delle donne sopravvissute e delle organizzazioni. Casas Vila y Daza Bonachela sono stati parte attiva del team che ha lavorato con gli encuestas e i responsabili della sua diffusione in Spagna.
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La Commissione per i Diritti Umani a Ginevra approva la Relazione di Reem Alsalem
15 Luglio 2024 | Michela Nacca
La Commissione per i Diritti Umani a Ginevra ha approvato la Relazione di Reem Alsalem sulla violenza istituzionale agita nei tribunali italiani datata aprile 2024 e resa pubblica nel maggio. Di seguito durante la Conferenza Stampa tenuta la Relatrice ha avuto modoo di affermare :
“Within the context of child custody cases, there exists multi-layered violence that has yet to enter the collective conscience of the international community as a human rights issue”
Traduzione
“Nel contesto dei casi di affidamento dei #minori esiste una #violenza a più livelli che deve ancora entrare nella coscienza collettiva della comunità internazionale come una questione di #DirittiUmani “
Andrea ha preparato un bellissimo progetto riguardo quei giorni, che siamo sicure rimarranno scolpiti indelebilmente nei nostri e suoi ricordi.
Nell’ ultima slide ha menzionato anche noi!
Grazie Andrea!
P.S. la storia di quei giorni di agosto 2021 e’ stata scritta anche nel saggio Guarda come una Donna, pubblicato a marzo 2024, nel capitolo della nostra Vice Presidente Maria Grazia De Benedictis, ricollegandposi a quanto testimoniato da Rahel Saya, ragazza afghana che si uni’ in quei giorni al gruppo di donne afghane aiutate da Maison Antigone e Annamena Mastroianni!
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Maison Antigone all’Universita’ di Bristol (UK) con Aurea Caritate e la Dottoressa Rosalba Castiglione
14 Marzo 2024 | Michela Nacca
Il 14 marzo 2024 abbiamo partecipato come Lecturer ad un seminario alla Bristol University (UK) insieme alla Presidente di Aurea Caritate Anthea Di Benedetto e la giornalista Eleonora Francica.
e delle prassi giudiziarie distorte che da esso sono derivate, anche nei tribunali italiani.
Delle varie ridenominazioni della.Pas/Pa , tra cui l’uso errato della diagnosi di “#psicosi“, accertato anche dall’Universita’ di Ottawaed il Prof. Simon Lapierre, con cui Maison Antigone ha collaborato e collabora ancor oggi.
Nonché della indagine giornalistica effettuata da @Eleonora e sostenuta dal #PulitzerCenter sui minori strappati a madri italiane a causa del costrutto Pas/PA,
della persecuzione agli operatori che difendono i minori …
ma anche della strumentalizzazione che il Patriarcato fa della #religionecattolica affinché uomini violenti ed abusanti mantengano donne e bambini sottoposti ai loro abusi.
8 marzo all’Universita’ Parthenope (Napoli) per parlare della violenza istituzionale sulle donne e di empowerment femminile
8 Marzo 2024 | Michela Nacca
Oggi 8 marzo dalle ore 15 saremo all‘Universita’ Parthenope di Napoli in Via Acton insieme ad altre amiche che ci hanno invitate: le Professoresse Antonia Cunti e Marilu’ Ferrara.
Insieme alla nostra Presidente Avv. Michela Nacca anche le amiche Antropologa Emerita Cretella, la Giornalista del TG1 Rai Alma Maria Grandin, la filmaker e produttrice di Hollywood Chiara Tilesi... per parlare di donne, di discriminazioni, violenze ma anche di empowerment femminile.
L’evento si inserisce nella Parthenope Women’s Week che prende avvio dal 4 marzo con contributi da ricercatori, docenti e non docenti, che hanno risposto ad una call interna. Una intera settimana di dibattiti e confronti con gli studenti e gli stakeholders. Testimonianze di rilievo coma quella della studentessa calciatrice professionista Sara Schettino e la cantante STE con una storia di grandissimo interesse. Poi il monologo dell’attrice Rosaria De Cicco Donna 2.0. Il corto Gaslighting – Io vivo per te (2021) di e con la presenza di Rita Raucci, e il film internazionale “Tell it like a woman”, con CHIARA TILESI (in collegamento da Los Angeles), Produttrice Cinematografica.
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In Libreria. “Guarda Come una Donna. Storia nelle storie” un saggio che parla anche di Maison Antigone, a cura della nostra Presidente Michela Nacca e dell’amica Emerita Cretella, con partecipazione della Vicepresidente Maria Grazia DeBenedictis
5 Marzo 2024 | Michela Nacca
Oggi 5 marzo 2024 è uscito un Saggio per noi importante.
Per noi di Maison Antigone è un evento che ci dà grande gioia perché, tra le 17 autrici di altrettanti capitoli, ci siamo anche noi, con la nostra Presidente l’Avvocata MichelaNacca, che ne è anche la co- curatrice insieme all’amica nonche’ Antropologa #EmeritaCretella , e la nostra Vicepresidente Maria Grazia De Benedictis, che racconta la sua e nostra storia, da quando nel 2017 abbiamo deciso di fondare questa piccola associazione dal cuore grande.
Il Saggio – divenuto testo accademico alla Laurea Magistrale in Pedagogia dell’Universita’ Parthenope di Napoli – e’ scritto da 17 donne che, parlando di sé, hanno raccontato la storia di molte altre, denunciando le discriminazioni e violenze subite ma anche i propri percorsi di empowerment e di rinascita.
Questo Saggio e‘ un inno alle donne, alle loro qualità e capacità, nonostante tutto. E’ uno squarcio sul mondo visto con lo sguardo delle donne.17 Donne che hanno avuto un sogno: quello di studiare, lavorare, vivere alla pari con gli uomini ... E ce l’hanno fatta!
Un vademecum per chi cerca ispirazione.Un testimone per le nuove generazioni.
Per non dimenticare che i diritti conquistati potrebbero essere persi in un istante, se non si difendono.
E’ la storia di tutte noi … Anche la Tua!
Con: Emerita Cretella Antropologa, attivista e scrittrice, co curatrice del Saggio, ha intitolato il suo capitolo “La Porta di Maria Maddalena” : l’autrice rivela di pregiudizi e gli stereotipi che illuminano i lettori sui capitoli successivi e la condizione femminile ivi raccontata.
Michela Nacca Avvocata del foro italiano, dello Stato Città del Vaticano e della Rota Romana. Presidente di Maison Antigonee co curatrice del Saggio racconta “L’Inferno a piccoli passi: la violenza domestica oltre la separazione, attraverso la violenza istituzionale ed i paradossi della Giustizia”
Chiara Tilesie’ affermata regista e produttrice cinematografica di Hollywood nonché fondatrice di una casa di produzione no profit che ha come scopo la valorizzazione delle donne. Chiara racconta di se’, della propria casa di produzione ed anche del suo film ‘Tell it like woman’, nel 2023 giunto ad ottenere la nomination all’Oscar e proiettato a marzo 2023 ad inizio dei lavori del CSW UN a NY.
Debora Medici GuettaFotografa e Artista a Los Angeles racconta di se’ e della sua unica e speciale arte fotografica, delle sue famose mostre Landed, di cui fa parte l’immagine della copertina del saggio.
Alma Maria Grandin Giornalista tg1 Rai – autrice di un capitolo e della Prefazione, racconta del “patto fra dame” delle sorelle Curiel e delle donne della sua famiglia, per raggiungere quegli obiettivi, professionali e non, che hanno fatto di lei una donna affermata.
Rita Coruzzi e’ una famosa scrittrice che racconta in genere delle vite di altre donne storiche. Nel suo capitolo ha voluto raccontare di se’, la sua storia, la sua accettazione della disabilita’ grazie alla Fede e del suo amore per la scrittura.
Anna Milvia Boselli e’ una Professoressa, Femminista e Deputata. Racconta la sua avventura, le sue battaglie per i diritti delle donne e per la tutela dell’ambiente
Roberta Agostini gia’ Deputata e’ una femminista ed esperta dei diritti delle donne. Apre un varco sul ruolo delle donne ancora nell’attualita’ non centrale nella politica e nell’amministrazione pubblica, denunciando le discriminazioni salariali e contrattuali.
Serena Spinellie’ Assessora al Welfare della Regione Toscana. Anche lei testimonia con la sua vita le discriminazioni sulle donne ma anche quanto fatto e quanto ancora c’e’ da fare.
Lucia OttaviGiornalista e fondatriceIl Coraggio delle Donne racconta l’esperimento social da 80.000 follower da lei avviato con un gruppo di amiche, per parlare di donne.
Maria Grazia De Benedictis Fashion Designer e Direttrice di Produzione, Vicepresidente di Maison Antigone racconta la storia di Maison Antigone ed il riconoscimento della violenza istituzionale da parte dell’ONU.
Michela Cericco e’ stata Presidente de La Goccia Magica e nel suo capitolo racconta come e’ riuscita, insieme ad altre piccole associazioni italiane ed internazionali, ad ottenere il riconoscimento della Violenza Ostetrica da parte dell’ONU.
Germano Lucianae’ una ex vittima di violenza ma anche Campionessa europea di Kickboxing2023. Racconta la sua incredibile storia.
Antonia Cunti e’ Professoressa ordinaria alla Università Parthenope di Napoli e spiega come lo sport possa diventare luogo di superamento delle discriminazioni e di rinascita per vittime di violenze.
Parisa NazariIntermediatrice culturale eAttivista iraniana ha raccontanto la propria storia: di come, ancora ragazza, e’ fuggita dall’Iran per avere una occasione di vita al pai con gli uomini, arrivando in Italia dove oggi vive e lavora.
Isabella ManciniPresidente di Nosotrase Giornalista ha parlato della intersezionalita’ delle discriminazioni
Rahel SayaGiornalista afghana Tra le 17 storie anche quella di Rahel Saya, una ragazza afghana che ad agosto 2021 fu costretta a scappare da Kabul per sottrarsi alla dittatura Talebana. Rahel si uni al gruppo di donne che con i loro figli abbiamo provato a portare in Italia, in parte riuscendoci. Non conoscendone all’epoca il nome raccontammo anche di lei su un nostro post facebook che la Agenzia di Stampa DIRE riprese v. articolo della Agenzia Stampa DIRE in https://www.dire.it/24-08-2021/662919-afghanistan-maison-antigone-aiuto-per-le-nostre-collaboratrici-in-fuga-da-kabul/
Il nostro saggio adottato dalla Casa delle Donne a Firenze!
accanto al libro della Murgia!
Presentazioni del Saggio “Guarda come una donna. Storia nelle storie” (Armando ed. 2024)
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8 marzo 2024 sono state date anticipazioni del saggio all’Universita’ Pathenope di Napoli dalle curatrici presenti con la Professoressa Antonia Cunti e la giornalista RAI Alma Maria Grandin, coautrici del Saggio, presenti la Professoressa Marilu’ Ferrara, il Rettore dell’Universita’ ed altri relatori
Il 6 maggio 2024 presentazione a Vicenza con On. Alessandra Moretti, Anna Milvia Boselli, Rahel Saya, Isabella Sala, Claudia Longhi, Chiara Luisetto e Delizia Catrini
11 maggio 2024 a Firenze alla Casa delle Donne con Isabella Mancini Presidente di Nosotras e Serena Spinelli Assessora al Welfare della Regione Toscana coautrici del saggio https://www.facebook.com/share/p/8PNQ5rkSTa3dadNA
13 maggio 2024 presentazione a Roma con le coautrici Roberta Agostini e Maria Grazia De Benedictis
Il 31 maggio 2024 dalle ore 10,00 presso la sala Spazio Europa della Rappresentanza italiana del Parlamento e della Commissione europea a Roma un presentazione importante perche’ condotta insieme a tutte le autrici dei 17 capitoli!, alla presenza dell’AD di Armando Editore e alla Giornalista della CNN Valentina Di Donato come moderatrice
C’è un libro appena uscito che mi sta particolarmente a cuore.
“Onora i figli e le figlie” di Anna (nome di fantasia).
Una storia di abusi, prima famigliari , subiti da bambina, poi da parte di terapisti che non hanno voluto riconoscere il suo trauma: la violenza sessuale subita fin da piccola in famiglia.
Fino a che, in Anna, i ricordi sono riaffiorati. Prepotenti e devastanti come uno tsunami.
Un libro che fa la #radiografia e mette sotto esame un metodo terapeutico fallace che nega il #trauma della violenza domestica, peggiorando anziché alleviando i sintomi ed i #danni degli abusi sessuali infantili.
Maison Antigone collabora con le Universita’ per far avanzare la ricerca accademica su violenza istituzionale e stereotipi di genere
1 Marzo 2024 | Michela Nacca
Maison Antigone dal 2020 collabora con l’Universita’ di Ottawa ed il Prof. Simon Lapierre in un progetto di ricerca sull’uso della teoria Parental Alienation o di costrutti simili o da quello derivati nei processi giudiziali di affido dei minori, analizzandone le prassi giudiziarie, i trattamenti connessi e le conseguenze distorsive sulla Giustizia, nonche’ i danni ai minori derivati. I primi risultati dello studio, condotto attraverso un sondaggio internazionale somministrato tra la fine del 2022 ed il 2023, sono stati esposti all‘ECDV2023 a settembre 2023.
Prossimamente verranno esposti altri risultati a giugno 2023 all’Universita’ di Ottawa!
La Presidente di Maison Antigone Avv. Michela Nacca e’ stata invitata a tenere una lezione alla Columbia University nell’ aprile 2022 dal Prof. Ari Goldman dinanzi decine di giornalisti di tutto il mondo, sulla propria attivita’ professionale ed il lavoro intrapreso come Presidente di Maison Antigone sulla Violenza Domestica e la denuncia della Violenza Istituzionale.
Il 4 giugno 2024 ore 13,00 (orario canadese) siamo intervenute da remoto ad un simposio dell’Universita’ di Ottawa (Prof. Simon Lapierre) in cui e’ stata esposta la situazione di distorsione della Giustizia italiana accertata dalla Commissione parlamentare sul Femminicidio e l’attivita’ intensa agita da Maison Antigone, creando una rete di collaborazioni che hanno visto i neo movimenti delle madri vittime di violenza istituzionale in prima linea, insieme a giornaliste e Deputate. Maison Antigone e’ stata considerata un “Case Study“.
Stiamo altresi partecipando in un progetto di ricerca dottorale dell’Universita’ di Reggio Calabria.
In Messico la Corte Costituzionale ha deciso: non e’ incostituzionale il reato di violenza vicaria a tutela delle sole donne!
29 Febbraio 2024 | Michela Nacca
La violenza istituzionale e’ riconosciuta come violenza esclusivamente agita sulle donne e la legge che le tutela non puo’ essere applicata sugli uomini.
di Avv. M.Nacca
Mentre in Italia una recente ordinanza di Cassazione (la n. 3465 del 7 febbraio 2024) avalla per l’ennesima volta il costrutto pas/pa, pur senza nominarlo – quello che determina e provoca la violenza istituzionale – sostenendo che un minore ritenuto “manipolato” (alias alienato) possa non essere ascoltato anche se infradodicenne, in Messico invece con voto unanime, la plenaria della Corte suprema di giustizia ha confermato la costituzionalità di vari articoli della legge contro la violenza di genere di San Luis Potos, che prevedono meccanismi di protezione speciali per le sole donne vittime di violenza vicaria: misure che non dovrebbero essere estese agli uomini.
La Giudice della Corte Yasman Esquivel Mossa spiega che il termine violenza vicaria è stato coniato nel 2012 da Sonia Vaccaro, rinomata psicologa clinica ed esperta giudiziaria argentina ed ha sottolineato che questo particolare tipo di violenza comporta tutte le azioni intraprese sulle figlie e sui figli della donna, con lo scopo di danneggiarla, condotta da una persona aggressore (uomo) con la quale ha o ha avuto un matrimonio, una convivenza o altro rapporto di fatto.
Yasman Esquivel ha dichiarato “è valido che la definizione di violenza vicaria copra solo le donne e non gli uomini, dal momento che le donne in Messico affrontano uno scenario particolarmente serio che rende necessario proteggerle dall’aggressione“. Secondo i dati INEGI, a livello nazionale, in Messico , il 70,1% delle donne di età pari o superiore a 15 anni ha subito almeno un atteggiamento di violenza, psicologica, economica, di proprietà, fisico, sessuale o discriminatorio.
Il giudice costituzionale ha ricordato che, nella motivazione della legge generale in materia, i legislatori federali hanno sottolineato la necessità di uno strumento giuridico sensibile al genere per sradicare la violenza contro le donne – considerato il simbolo più brutale della disuguaglianza di genere nella nostra società.
Come risultato di questo dibattito, la legge sull’accesso delle donne alla vita libera dalla violenza di San Luis Potos, per la plenaria della più alta Corte del paese è dunque costituzionale, perché contenendo modelli di cura, prevenzione e punizione per proteggere le donne vittime di violenza vicaria, si fa progressi nel realizzare uno scopo rilevante per la nostra società: l’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne.
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Nel Missouri le donne incinte non possono divorziare…anche se vittime di maltrattamenti domestici e abusi sessuali!
27 Febbraio 2024 | Michela Nacca
di Avv. Michela Nacca
Probabilmente il distopico Racconto dell’Ancella(The Handmaid’s Tale) di Margaret Atwood del 1985 e’ molto meno remoto di quanto si potesse pensare. Nel Missouri (USA) infatti e’ vigente ancora oggi una legge che vieta alle donne incinte di poter divorziare. Anche quando il bambino che portano in grembo sia frutto di uno stupro e sebbene siano vittime di maltrattamenti domestici da parte del marito. Il diritto genitoriale dell’uomo, padre presunto per legge come nel diritto italiano, prevale dunque sulla liberta’ della donna ed il suo diritto inalienabile a proteggere se stessa ed il nascituro dalla violenza domestica!
La Deputata democratica Ashley Aune sta ora cercando di far abrogare o di modificare la legge, ma non sembra avere grandi speranze. La legge sul divieto di separazione e divorzio per le donne incinte è in vigore dal 1973.
Un rapporto del Dipartimento di salute e servizi anziani del Missouri afferma che su 10.098 donne intervistate tra il 2007 e il 2014, quasi il 5% ha dichiato di aver subito abusi.
In Texas, Arizona e Arkansas sarebbero vigenti leggi simili.
Da giorni, ogni giorno, si stanno succedendo una ad una queste testimonianze: ex minori di 16-23 anni che sono stati di nuovo abusati, maltrattati da padri violenti a cui erano stati riaffidati, nonostante le #denunce e le richieste di #protezione delle loro #madri , considerate #alienanti e rimaste inascoltate nei tribunali della famiglia.
Soraya 19 anni è stata resa disabile dal padre e dal tribunale che gliela ha affidata, nonostante la ragazzina implorasse protezione.
Tutti insieme chiedono la approvazione della legge #OM, che porta il nome di un ragazzo sedicenne ucciso dal padre durante un incontro disposto dal tribunale.
Il sedicenne Om Moses Ghandi e’ stato ucciso dal padre violento e pericoloso, a cui il Giudice aveva riconosciuto il diritto di frequentazione del figlio nonostante la mamma di Om e lo stesso Om avessero denunciato e chiesto protezione: una denuncia che non fu considerata e la mamma ritenuta ostativa e “troppo protettiva”.
La legge di Om, così come la legge di Keyra, la legge di Piqui e la legge di Kayden, impone:
– la Parental Alienation in qualsiasi modo chiamata NON DEVE trovare applicazione nei #tribunali.
– Gli esperti di Alienazione Parentale non possono più essere incaricati come valutatori ossia #CTU dai #Giudici.
– Non deve essere applicato sui #minori il trattamento di #reset, con allontanamento coatto del minore dalla madre e “terapia” di riallineamento del genitore temuto.
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E
I dati della pedocriminalita’
22 Febbraio 2024 | Michela Nacca
Le Nazioni Unite dopo attento esame di casi di abuso sessuale su minore hanno rilevato che i pedocriminali sono:
Il 38% padri
Nel 29% patrigni
Nel 15% dei casi zii
Il 6% cugini
Nel 9% vicini di casa
Il 3% sconosciuti
Ma in Italia la pedocriminalita’ incestuosa non è quasi mai creduta né indagata
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E
Il Comitato CEDAW torna a condannare l’Italia
20 Febbraio 2024 | Michela Nacca
L’Italia presenta gravi rischi di sessismo e mancata protezione delle donne dalla violenza e dalla disvcriminazione in ogni ambito compreso quello giufiziale.
Le reazioni di negazione del patriarcato che si sono replicate in risposta alle parole potenti della sorella di Giulia Cecchettin ci spingono ad interrogarci: il Patriarcato oggi esiste?
È vivo, vegeto e sta facendo di tutto per riaffermare se stesso nella società, nella politica, nella economia, nel pensiero filosofico, giuridico e persino scientifico odierno.
Lo sta facendo organizzandosi a livello internazionale.
Usando le guerre tradizionali e anche non tradizionali.
Soffiando sui nazionalismi. Manipolando la comunicazione e l’elettorato.
Usando vecchi e nuovi stereotipi e pregiudizi sulla credibilità e capacità delle donne. Ammantati da nuove presentazioni. Nuove narrative distorcenti.
Ma prima di tutto lo sta facendo attraverso un’ azione di ingegneria sociale sulla famiglia: attuata da inconsapevole magistratura penale, civile e dal Legislatore . Da decenni nei tribunali della famiglia e nei Parlamenti si fanno approvare e applicare leggi inadeguate sulla cogenitorialita, promulgate nei paesi occidentali negli ultimi 30 anni, ispirate a distorcenti pseudoteorie della psicologia giuridica (Pas PA, Sindrome della Madre Malevola, sindrome dei falsi ricordi e dei ricordi ricostruiti ecc) che sviliscono le denunce di violenza domestica di madri e minori imbavagliandoli: pseudoteorie usate anche nelle strategie difensive processuali tutte finalizzate alla autotutela del Patriarcato e del singolo Padre Padrone minacciato dalle denunce di ex partner e mogli dnonche’ da figli minori, soggetti di diritti di ascolto e vittime delle sue violenze.
L’esistenza concreta e attuale del Patriarcato si constata ad ogni femminicidio eclatante, quando numerosi uomini e donne patriarcali reagiscono affermando pubblicamente che “il femminicidio non esiste” che “la violenza domestica è anche delle donne” che “i femminicidi sono solo 40” o che “bisogna prima valutare la azione della vittima che ha giustificato la.reazione violenta dell’ uomo”.
Avv. Michela Nacca Presidente Maison Antigone
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LA MAGGIOR PARTE DEI CTU ITALIANI E’ IMPREPARATA NEL RICONOSCERE LA CAPACITA’ GENITORIALE! Studio dell’Univ. di Treste
1 Novembre 2023 | Michela Nacca
di Avv. Michela Nacca
Un importante studio italiano condotto delle Dottoresse Maria Chiara Feresin e Marianna Santonocito dell’Universita’ di Trieste, pubblicato ad ottobre 2023, ha accertato che la maggior parte dei cd “esperti” a cui si affidano i Giudici italiani non sanno nulla della Violenza Domestica, non sanno riconoscerla, non ne capiscono gli agiti ne’ di conseguenza sanno valutare i danni subiti dalle vittime della Domestic Violence ne’ intercettarne i sintomi, anzi mostrano gravi pregiudizi dovuti ai loro personali convincimenti a favore della “pseudoteoria” Alienazione Parentale.
Molti CTU dunque risulterebbero gravemente impreparati nel riconoscere la autentica capacita’ genitoriale!
Uno studio destinato dunque a far rivedere le prassi processuali dei tribunali civili italiani sistematicamente volte a delegare l’istruttoria, l’ascolto della parti, dei testimoni, dei famigliari e dello stesso minore ai CTU !
Research Article
Feresin, M., Santonocito M.,How Expert Are the Experts? Child Custody Evaluations in Situations of Domestic Violence in Italy, ,Violence and Victims, Vol 38,Issue 5, Oct 2023, DOI:10.1891/VV-2021-0041
All’ECDV 2023 islandese due studi internazionali in cui Maison Antigone ha collaborato
13 Settembre 2023 | Michela Nacca
di Avv. Michela Nacca
Alla tre giorni dell’European Conference on Domestic Violence che si sta tenendo in Islanda dal 11 al 13 settembre 2023, densi di seminari e convegni su ricerche scientifiche provenienti dagli Atenei di tutto il mondo sulla Violenza domestica e la Violenza Istituzionale che viene agita su donne e bambini nei tribunali della famiglia, Maison Antigone e’ presente con due studi a cui ha collaborato: uno studio internazionale con l’ Università di Ottawa ed il Prof. Simon Lapierre, l’altro studio e’ della Dottoressa di Ricerca Rosalba Castiglione della Bristol University, con cui ha collaborato anche l’Associazione Aurea Caritate!
Lo STUDIO INTERNAZIONALE condotto con l’Universita’ di Ottawa DIMOSTRA, tra molto altro, CHE I TRIBUNALI ITALIANI APPLICANO LA PA SENZA NOMINARLA.
All’ #ECDV è stato presentato lo studio internazionale guidato dalla Universita’ di #Ottawa e dal Prof. #SimonLapierre, con la partecipazione anche della Professoressa #JoanMeier e di molti altri.
Si tratta di uno studio che abbiamo anche noi ispirato, con le nostre proposte iniziali, e ci vede attivamente collaborare da anni, con continue riunioni zoom e confronti interordinamentali assidui.
Proprio la nostra Presidente aveva chiesto ai ricercatori internazionali, pochi giorni prima che venisse dato avvio al sondaggio internazionale avviato dal PADV, nell’ottobre 2022, che venisse indagata la #terminologia utilizzata nei #tribunali di tutto il mondo quando essi applicano i costrutti legati alla #pseudoteoria Parental Alienation: non solo la PA ma anche altri sinonimi anche con uso improprio di diagnosi errate.
Lo abbiamo chiesto proprio perché sapevamo che da questo punto di vista l’Italia ed i suoi tribunali, a differenza di altri Paesi, avessero smesso da tempo di usare il termine #PA ma continuassero ad applicarne lo stesso gli stessi principi ed il reset.
I risultati delle indagini scientifiche Internazionali condotte dai maggiori Poli Universitari al mondo ci hanno dato ragione!
Mentre negli altri Paesi la PA viene ancora esplicitamente espressa negli atti giudiziari, in Italia vengono usate altre definizioni, pur continuando tuttavia ad applicarne i principi e il trattamento!
CHI È STATA DENUNCIATA o RINVIATA A GIUDIZIO PER DIFFAMAZIONE O CALUNNIA PER AVER SOLO DETTO DI AVER SUBITO IL RESET IMPOSTO DALLA PSEUDOTEORIA PAS PA, USI QUESTE IMMAGINI E I PRIMI RISULTATI DELLA RICERCA A CUI STIAMO COLLABORANDO!
Le CTU nel Diritto di famiglia e affido minori. Protocolli, norme ed orientamenti
7 Settembre 2023 | Michela Nacca
Da molti anni e precisamente dai primi anni ‘2000 e’ ormai invalsa la prassi nei tribunali della famiglia italiani di incaricare un CTU, ossia Consulente Tecnico di Ufficio, da parte del Giudice: cio’ avviene ormai in quasi tutti i casi di separazione/divorzio e affido conflittuali, quando il minore rifiuti uno dei due genitori, in caso di denunce per violenza domestica, maltrattamenti o abusi sessuali su minori (considerati “casi conflittuali“), ma avviene anche quando vi sia solo un contrasto fra i genitori riguardo la modalita’ di collocazione del figlio minore o se uno dei genitori abbia chiesto l’affido esclusivo del minore. Si ricorre ormai cosi frequentemente alla Consulenza tecnica d’ufficio che l’istruttoria sembra essere divenuta attivita’ residuale o del tutto assente da parte del Giudice, sempre piu’ spesso sostituito nei fatti sia nella raccolta dei documenti e delle dichiarazioni delle parti ma anche nella loro valutazione da parte del CTU, uno psicologo o psichiatra, a cui il Giudice finisce per adeguarsi supinamente, come la raccolta ed analisi di oltre 800 casi giudiziari ci ha confermato ed i Report della Commissione parlamentare sul Femminicidio hanno evidenziato.
L’incarico del CTU e’ normativamente previsto dal legislatore per fornire al Giudice le valutazioni tecniche (di carattere scientifico, psichiatrico, e psicologico etc.) che possano fondare il suo convincimento e siano risolutive del caso specifico (art. 61 c.p.c). Il Codice di rito (Libro I – Capo III), infatti, inquadra il CTU tra gli ausiliari del giudice, dedicando alla sua funzione l’art. 61 c.p.c., che così recita: “Quando è necessario, il giudice può farsi assistere, per il compimento di singoli atti o per tutto il processo, da uno o più consulenti di particolare competenza tecnica”, che, secondo le disposizioni dello stesso art. 61 c.p.c., al 2 °comma, e dell’art. 13 ss. disp. att. c.p.c., devono essere normalmente scelti tra le persone iscritte in albi speciali. Il Consulente Tecnico di Ufficio – CTU – è un soggetto che, quindi, collabora con il giudice, munito di particolare competenza tecnica e che viene investito di una pubblica funzione. È nominato discrezionalmente dal giudice – la riforma Cartabia ha posto delle regole in merito per non incorrere in quanto avveniva con incarichi continui sempre ai soliti CTU – e svolge di fatto attività talvolta sostanzialmente giurisdizionali, pur non essendo un Giudice ne’ avendone le competenze specifiche.
L’attività del CTU è disciplinata dall’art. 62 c.p.c., il quale spiega che il consulente “… compie le indagini che gli sono commesse dal giudice e fornisce, in udienza e in camera di consiglio, i chiarimenti che il giudice gli richiede a norma degli artt. 194 ss.” e ora degli artt. 424 e 463 c.p.c. La funzione del CTU, quando nominato, è, dunque, quella di assistere il giudice nella risoluzione di problematiche di natura tecnica che si presentino al giudice stesso, allorché le domande formulate dalle parti non consistano esclusivamente nella proposizione di questioni giuridiche, ma vadano decise su domande che richiedono una preventiva risoluzione di questioni tecniche.
La consulenza tecnica non deve assolvere l’onere della prova ex art. 2697 c.c., che deve rimanere sempre a carico esclusivo delle parti. Peraltro, se tale condizione è la regola nel processo civile, nel diritto di famiglia spesso accade che, in assenza di attività istruttoria (che viene regolarmente respinta), il CTU finisce per gestire una attivita’ istruttoria che dovrebbe essere di sola pertinenza e competenza giudiziale.
Dalla introduzione della Legge 54/2006 la CTU sembra non dover piu’ rispondere al quesito sulla verifica del genitore piu’ adeguato a mantenere un sano e sereno contesto famigliare in cui il minore possa vivere, per il suo bene, ma e’ volta a stabilire le migliori condizioni di affidamento che sono valutate in base ai diritti di relazione e visita dei figli minori affinche’ venga garantito ai minori “di mantenere un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori”. Ossia la CTU deve indicare al Giudice chi dei due genitori appaia piu’ rispettoso e favorente la bigenitorialita’ ossia la relazione genitoriale con l’altro: presso questi dovra’ essere collocato il minore.
Alla luce di cio’ non desta meraviglia se non pochi minori siano stati collocati, su indicazioni di CTU e provvedimenti giudiziali secondo i quali rilevare la violenza domestica fosse “irrilevante”, presso genitori (padri) di cui quei minori erano terrorizzati in quanto vittime di violenza domestica assistita o diretta: ossia collocati presso padri gia’ denunciati, rinviati a giudizio e perfino condannati per maltrattamenti, lesioni, mancata corrisponsione del mantenimento ecc., venendo allontanate al contempo le loro madri, colpevoli di essere “iperprotettive” e quindi inadeguate perche’ non attente ai diritti di bigenitorialita’ del minore e preoccupate solo a tenere alla larga i figli dal genitore abusante.
Sotto l’ ottica della Legge 54/2006 ogni inadeguatezza genitoriale circa altri aspetti (dipendenza da droghe, atteggiamenti violenti fisicamente e psicologicamente verso i minori ecc.) sembrano superati dall’unica preoccupazione apparente del CTU e del tribunale: la tutela della relazione genitoriale del minore con il genitore non affidatario o non prevalentemente collocatario! Una preoccupazione tale da spingere automaticamente CTU e Giudici ad invertire la collocazione e l’affido quando il genitore affidatario e collocatario (in genere le madri) presentino istanze protettive e dunque di allontanamento e compressione della relazione con l’altro genitore, quello temuto. Purtroppo spesso cio’ avviene indipendentemente dal fondamento delle loro pretese.
La CTU – disposta e svolta in sede giudiziale – dovrebbe svolgersi anch’essa con tutte le garanzie del giusto processo, nel pieno rispetto del contraddittorio delle parti, in condizioni di imparzialità e trasparenza.
Ma anche sotto questo aspetto purtroppo abbiamo constatato che centinaia di CTU presentano seri problemi di violazione del contraddittorio (vengono a volte acquisiti documenti o ascoltate persone senza la previa informazione ad entrambi le parti e soprattutto in assenza dell’una o dell’altra parte o di entrambi).
Anche problemi di parzialita’, di discriminazione e perfino di mancanza di trasparenza sono presenti: essendo stati incaricati anche CTU condannati per peculato o in chiaro conflitto di interesse. Pur rilevati in Giudizio, spesso la nomina del CTU e la relazione stessa conseguita al termine delle operazioni peritali e’ stata accolta dal Giudice ed i gravi motivi di ricusazione/impugnazione ignorati.
Il codice di procedura prevede all’art. 36 chiaramente che il Ctu può essere ricusato per i motivi indicati nell’art. 51 che disciplina i casi dell’astensione del Giudice: astensione necessaria, e astensione facoltativa. I casi di astensione necessaria sono cinque, e ricorrono se il giudice (e dunque anche il consulente):
– ha interesse nella causa o in altra vertente su identica questione di diritto;
– se lui o la moglie sono parenti fino al quarto grado, o affiliati, o conviventi, o commensali abituali di una delle parti o dei loro avvocati;
– se lui stesso o la moglie ha causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con una delle parti o alcuno dei loro difensori;
– se ha dato consiglio o prestato patrocinio nella causa, o ha deposto in essa come testimone, oppure ne ha conosciuto come magistrato in altro grado del processo o come arbitro o vi ha prestato assistenza come consulente tecnico;
– se è tutore, curatore, agente o datore di lavoro di una delle parti; se è inoltre amministratore o dirigente di un ente, un’associazione, di un comitato o di una società che ha interesse nella causa. L’astensione facoltativa ricorre quando, al di fuori dei casi che ho appena ricordato, sussistono altre gravi ragioni di convenienza, che suggeriscono l’opportunità per il giudice di astenersi. Ebbene, per il Ctu la disciplina della ricusazione è ancora più rigida che per il giudice: giacché egli può essere ricusato in tutte le ipotesi di cui all’art. 51, e cioè sia nelle ipotesi di astensione necessaria, sia se sussistono gravi ragioni di convenienza (mentre in quest’ultimo caso il giudice può chiedere di astenersi, ma non può essere ricusato).
Il Ctu deve essere competente. Anche se l’art. 63 del c.p.c., al primo comma, sostiene che il Ctu se è scelto tra gli iscritti ad un albo, è obbligato ad accettare l’incarico, lo stesso articolo aggiunge : “tranne che il giudice riconosca che sussiste un giusto motivo di astensione”. Giusto motivo di astensione è certamente uno qualsiasi dei motivi che legittimerebbero la ricusazione. Ma giusto motivo, probabilmente più frequente, è quello di non essere competente nella materia di cui si tratta in causa. Se un consulente non si intende, da specialista , della materia nella quale è chiamato a dare un parere da esperto, non deve accettare l’incarico. Per gli iscritti agli albi professionali, la mancanza di competenza costituisce pure una violazione deontologica, che può e anzi deve essere perseguita dall’organo disciplinare.
Il Ctu è responsabile del suo operato. L’art. 64 c.p.c. prevede che al consulente si applicano le disposizioni del codice penale relative ai periti; ma che in più il Ctu che incorre in colpa grave nello svolgimento dell’incarico affidatogli è punito con l’arresto fino ad un anno, o con l’ammenda fino a venti milioni; e in ogni caso è tenuto al risarcimento del danno a favore delle parti.
Essendo la Ctu considerata per molti Giudici come “la sede preposta maggiormente a recepire l’ascolto del minore” constatiamo come l’ascolto del minore ormai avvenga solo in CTU, venendo quasi totalmente a mancare l’ascolto da parte del Giudice, specie se il minore ha meno di 13-14 anni. Cio’ indipendetemente da quanto previsto dal Codice, dalle norme sovranazionali e convenzionali e dalla stessa giurisprudenza di Cassazione e CEDU. Indipendentemente purtroppo anche dalla stessa Riforma Cartabia che ha imposto l’ascolto obbligatorio e ad validitatem del minore dai 12 anni in poi e in ogni caso in cui un minore rifiuti il genitore.
Sebbene sia richiesto che l’ascolto debba svolgersi con le modalità più idonee affinché tale diritto del minore possa esser fatto valere in modo effettivo, e secondo criteri oggettivi e di attendibilità, tuttavia non sempre tali criteri vengono rispettati: assenza di videoregistrazioni e audio, mancato rispetto della Convenzione di Istanbul, uso di domande suggestive o dal sapore intimidatorio o discriminante ecc.
La CTU deve essere ben motivata e non contraddittoria, nonche’ scientificamente fondata:
il Ctu fornisce giudizi tecnici sulla base di nozioni specialistiche. Ma il suo giudizio deve essere motivato e motivato bene, perché deve mostrare il procedimento logico che porta al giudizio finale.
La consulenza tuttavia non è un mezzo di prova.
Uno dei principi cardine dell’ordinamento è contenuto nell’art. 2697 del codice civile, che dice: “Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda”. Si tratta del principio dell’onere della prova. Se io faccio causa ad un altro, e non fornisco la prova del mio diritto, perdo la causa, anche se ho ragione. Questo principio vale in via generale, anche nelle controversie che necessitano di integrazioni tecniche: nel senso che la c.t.u. è un mezzo per valutare in modo specialistico gli elementi probatori raccolti e regolarmente sottoposti al giudice, non per scaricare su un consulente l’onere di raccogliere le prove dei fatti.
La riforma Cartabia l. n. 197/2022ha dato delle indicazioni riguardo l’andamento delle CTU
E’ stato previsto un albo nazionale unico per i consulenti tecnici, suddiviso per categorie e specializzazioni, consultabile da chiunque sul PST giustizia.
E’ stata prevista la pubblicazione degli incarichi e dei compensi liquidati, sul sito dell’ufficio giudiziario.
Richiesta l’attestazione di conformità all’originale della copia di un atto processuale di parte, o di un provvedimento del Giudice, depositato dal consulente.
Prevista la revisione biennale dell’Albo dei CTU (se viene meno un requisito obbligatorio il CTU viene cancellato dall’Albo).
La formazione continua dei Consulenti.
La possibilità di un giuramento telematico.
La mobilità dei CTU: prima della Riforma, per incaricare un professionista iscritto in un diverso tribunale, o non iscritto in alcun albo, occorreva la previa autorizzazione del presidente del Tribunale. Ora, invece, il giudice dovrà solo emettere un provvedimento motivato e comunicarlo al Presidente del Tribunale.
Riguardo alle consulenze d’ufficio in materia di minori è stato introdotto l’art. 473 bis 25 dal titolo “Consulenza tecnica d’ufficio”, dove il legislatore sembra soffermarsi su 3 punti (in particolare parr. I, II e IV dell’art. 473 bis.25): nel I paragrafo, il legislatore rimarca la funzione del CTU: ossia assistere il giudice nella risoluzione di problematiche di natura tecnica (con preclusione, nel quesito al CTU, di qualsiasi forma, quindi, di delega su affidamento e modalità di accudimento), limitandosi ad una indagine valutativa delle qualità delle relazioni genitoriali e familiari utili al giudice per decidere su affidamento e accudimento.
La Riforma Cartabia ha dettato una disciplina particolare nei casi di violenza di genere, ha affermato che i consulenti non possono avvalersi di principi che non sono riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale ma nel diagnosticare eventuali disagi devono attenersi al DSM.
Tuttavia non ha espressamente imposto registrazioni e videoregistrazioni degli incontri peritali e soprattutto non ha previsto sanzioni in merito all’assenza di esse.
La Commissione propone un #aggiornamento della #direttiva del 2012 al fine di garantire una chiara #informazione per le vittime dei loro #diritti e della sussistenza delle #risorse necessarie per denunciare un reato.
Punto di forza della proposta, che s’inserisce nella #Strategia sui diritti delle vittime 2020-2025, è il rafforzamento della #tutela delle #donne vittime di #violenza.
La proposta presentata dalla Commissione UE il 12 luglio 2023 andrà a modificare la #direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GA (recepita in #Italia con il d.lgs. n. 212/2015).
Con tale proposta, la Commissione UE definisce una serie di misure volte a migliorare la capacità delle vittime di esercitare i loro diritti nel quadro della direttiva sui diritti delle vittime, strumento orizzontale principale in tale materia e stabilisce un catalogo di diritti, tra cui :
–il diritto all’informazione,
-il diritto all’assistenza
– alla protezione in base alle esigenze individuali delle vittime,
– i diritti procedurali
–e il diritto di ottenere una decisione sul risarcimento da parte dell’autore del reato a conclusione del procedimento penale.
L’adozione della direttiva sui diritti delle vittime nel 2012 ha rappresentato uno sviluppo cruciale nel rafforzamento dei diritti delle vittime e della #giustizia, svolgendo un ruolo fondamentale nella creazione di uno spazio europeo di #libertà, #sicurezza e #giustizia.
Tuttavia, sono state individuate diverse #lacune nella sua applicazione concreta, che la revisione della direttiva ha lo scopo di affrontare.
Pertanto, alla luce di tali carenze, la Commissione UE propone un #aggiornamento della direttiva del 2012.
Tale tutela rafforzata prevede per le vittime anche
una #lineatelefonica verde universale di sostegno con un numero valido in tutta Europa (digitando il 116 006)
Caposaldo della proposta, che s’inserisce nella Strategia sui diritti delle vittime 2020-2025, è indubbiamente, il rafforzamento della tutela delle #donne poiché la direttiva si applicherà in aggiunta alla proposta di direttiva sulla violenza contro le donne.
La #proposta, modificando il precedente quadro normativo, ritiene necessario ridisegnare il diritto al #risarcimento, che non deve essere oggetto di un procedimento separato, affinché le vittime ottengano il pagamento immediatamente dopo la #sentenza.
Inoltre, lo Stato dovrebbe procedere al #risarcimento tempestivo alla vittima, con successiva azione di rivalsa sull’autore del reato.
Rimane ferma la possibilità per le vittime di reati in altri Stati extra-UE di sporgere denuncia nel Paese di residenza.
Saranno poi le autorità di questo Stato a trasmetterle allo Stato UE dove il reato è stato commesso.
A ciò si aggiunge una maggiore possibilità per le vittime di partecipare ai procedimenti penali in teleconferenza, opzione limitata nella direttiva 2012/29 alla sola raccolta di prove da parte delle vittime nei casi transfrontalieri, ma – con la nuova proposta- si estenderà alla partecipazione nel procedimento penale.
Inoltre, la proposta della Commissione contiene la richiesta agli Stati di garantire misure di sicurezza
parametrate a persone particolarmente vulnerabili come minori, anziani, individui con disabilità e vittime di reati d’odio.
Si introduce anche una norma che impone di consentire di denunciare i reati attraverso le nuove tecnologie dell’informazione.
Oltre a un potenziamento delle misure per le vittime #minorenni, l’art. 23 della proposta richiede agli Stati di applicare misure di protezione come la presenza continua o temporanea delle autorità di polizia, gli ordini di interdizione, di restrizione o di protezione.
Se il reato coinvolge il titolare della responsabilità genitoriale, gli Stati dovranno ritenere in primis l’interesse superiore del minore.
La proposta della Commissione UE passerà ora all’esame del Parlamento e del Consiglio UE.
(Fonte: IUS/UE E INTERNAZIONALE)
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Risoluzioni A/HRC/RES/53/9 e A/HRC/RES/53/23 adottate dalla Assemblea Generale ONU
1 Settembre 2023 | Michela Nacca
Adottata dalla Assemblea Generale UN
Assemblea Generale UN adotta la Risoluzione A/HRC/RES/53/9 sul traffico di esseri umani ed in particolare sulla tratta dei #bambini e delle #donne, nonche’ la risoluzione
La violenza domestica e la violenza istituzionale uccidono!
12 Agosto 2023 | Michela Nacca
A #Riesi vicino #Caltanissetta una #donna di 45 anni che aveva subito l’allontanamento dei figli da parte del #tribunale è stata trovata #morta, uccisa con un profondo taglio alla gola.
Oggi si ha anche la notizia di una donna di 43 anni, nigeriana, che si è lasciata #morire di fame e sete nel carcere delle Molinette per essere stata anche lei allontanata dai figli.
E’ di questi giorni la notizia che uno studio australiano ha accertato come oltre la metà delle #donne e dei #minori suicidatisi nel 2017 in quel Paese, fossero #vittime di #violenzadomestica.
E COSI NON SI APPLICA UN TSO PER SALVARE UNA MADRE …
LO SI FA PERÒ SE È VITTIMA DI VIOLENZA, PER PIEGARLA ALL’EX MALTRATTANTE!
Per #Nordio, la CEDU, il #Direttore del #Carcere dove era reclusa Susan John, ” non si può imporre un #tso ” una cura medica a chi la rifiuta, a meno che non abbia problemi psichici. Viceversa si tratterebbe di trattamento inumano, di tortura, essi dicono.
Così Susan è stata LASCIATA MORIRE DI FAME ED INEDIA.
Per lei la vituperata eutanasia è stata applicata!
Lei non stava facendo lo sciopero della fame ma era depressa perché non vedeva la sua bambina di 4 anni, che chiedeva di vedere continuamente.
Eppure Susan era stata messa in reparto psichiatrico: quindi avrebbero potuto imporle benissimo un tso alimentandola via sonda.
Siamo al paradosso: l’hanno lasciata morire per non torturarla!
Invece alle mamme ed ai minori vittime di Violenza domestica il TSO lo impongono eccome: anche se hanno ottenuto un rinvio a Giudizio, anche se hanno ottenuto la condanna dell’ex violento,.anche se sono state protette in Codice Rosso.
Per queste mamme il Tso nome comporta nessuna tortura!!!
QUINDI QUANDO GLI PARE IL TSO?
PER.MASSACRARE E PUNIRE UNA DONNA, UNA MADRE, UN MINORE SI…
PER SALVARLA NO?
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ACCERTATI DANNI SUI BAMBINI DOVUTI AD ABUSI DOMESTICI SUBITI DALLA MAMMA IN GRAVIDANZA
11 Agosto 2023 | Michela Nacca
USATE QUESTI STUDI NEI VOSTRI PROCESSI:
I TRIBUNALI ITALIANI DEVONO DIVENTARE CONSAPEVOLI!
L’Abuso domestico in gravidanza è legato a cambiamenti cerebrali strutturali nei neonati
Un nuovo studio suggerisce che la #violenza psicologica e fisica vissuta dalle #donne dai loro partner durante la gravidanza può influenzare lo #sviluppo del #cervello del #bambino.
Secondo uno studio pubblicato a febbraio 2023, l’abuso domestico contro le donne durante la gravidanza può potenzialmente avere un impatto significativo su come si sviluppa il cervello del nascituro.
I ricercatori dell’#Università di #Bath, in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Cape Town, hanno analizzato le scansioni cerebrali di 143 #bambini sudafricani le cui madri erano state oggetto di violenza da parte del partner (IPV) durante la gravidanza.
La violenza da parte del partner include l’#abuso o l’#aggressione emotiva, fisica e/o sessuale.
Le scansioni #MRI del cervello sono state eseguite quando i #bambini avevano in media solo 3 settimane, quindi è probabile che qualsiasi cambiamento osservato si sia sviluppato all’interno dell’utero.
Pubblicando le loro scoperte sulla rivista Developmental Cognitive Neuroscience, il team di ricerca riferisce che l’esposizione materna all’IPV durante la gravidanza è associata ad alterazioni nella struttura cerebrale nei bambini piccoli identificate poco dopo la nascita. Ciò era evidente anche quando i ricercatori hanno tenuto conto dell’uso materno di alcol e del fumo durante la gravidanza, nonché delle complicazioni della gravidanza.
È importante sottolineare che gli effetti dell’esposizione all’IPV possono variare a seconda del #sesso del bambino.
Per le #ragazze, l’esposizione della madre all’#IPV durante la gravidanza era collegata a un’#amigdala più piccola, un’area del cervello coinvolta nello sviluppo emotivo e sociale.
Per i #ragazzi, l’esposizione all’IPV era invece associata a un #nucleocaudato più grande, un’area del cervello coinvolta in molteplici funzioni tra cui l’esecuzione del movimento, l’apprendimento, la memoria, la ricompensa e la motivazione
I primi cambiamenti nelle strutture cerebrali possono spiegare perché i #bambini le cui madri sperimentano alti livelli di #stress durante la #gravidanza hanno maggiori probabilità di avere problemi psicologici durante l’#infanzia o in età avanzata.
Le differenze di sesso nello sviluppo del cervello possono anche aiutare a spiegare perché ragazze e ragazzi spesso sviluppano diversi problemi di salute mentale. Tuttavia, i ricercatori hanno avvertito che lo studio non ha analizzato lo sviluppo emotivo e cognitivo nei bambini.
La ricercatrice capo, la dott.ssa Lucy #Hiscox del Dipartimento di Psicologia di Bath, ha spiegato: “I nostri risultati sono un invito ad agire sulle tre R della #consapevolezza della violenza domestica: #riconoscere, #rispondere e fare #riferimento.
Prevenire o agire rapidamente per aiutare le #donne a sfuggire alla violenza domestica può essere un modo efficace per sostenere un sano #sviluppocerebrale nei bambini”.
Mentre gli studi precedenti hanno esaminato l’impatto dello stress materno in gravidanza e il suo impatto sullo sviluppo cerebrale dei bambini, questo è il primo a esaminare gli #abusidomestici.
I bambini coinvolti in questo studio hanno ora un’età compresa tra 8 e 9 anni e la ricerca di follow-up sta verificando se le differenze nella struttura del cervello osservate a 3 settimane persistono o vengono alterate con l’avanzare dell’età.
Per questo studio, il team di Bath ha collaborato con i ricercatori dell’#Università di Città del Capo (#UCT) per analizzare i dati di un importante studio di coorte sudafricano, il Drakenstein Child Health Study (#DCHS), condotto dalla pediatra sudafricana, la professoressa Heather #Zar.
Il DCHS ha monitorato 1143 bambini dalla nascita con la raccolta dei dati in corso.
La coautrice, la professoressa Kirsty #Donald, neurologa pediatrica e capo della divisione di pediatria dello sviluppo presso l’UCT, ha aggiunto: “Le strategie che aiutano a identificare e supportare le #mamme incinte per molteplici rischi potenziali per i loro bambini non ancora nati richiederanno un approccio di sistema sanitario integrato e dovrebbero essere considerata una priorità di sanità pubblica”.
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99% delle denunce per abusi viene archiviato
9 Agosto 2023 | Michela Nacca
In Francia Il 5% delle donne sono state abusate da bambine.
Ma il 99% delle denunce vengono archiviate.
C’È un sistema legale che protegge i PEDOCRIMINALI.
NON VI È DUBBIO!
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E
Violenza Domestica e Traumi neurologici
9 Agosto 2023 | Michela Nacca
Se siete vittime di Violenza domestica e avete riportato anche traumi cerebrali, usate questi studi nelle vostre cause giudiziarie.
Forniteli ai vostri avvocati e CTP.
sugli effetti della violenza domestica nelle vittime: lesioni neurologiche, perdita di memoria, disturbo post traumatico da stress ecc.
Valera Eve PhD, Intimate partner violence and traumatic brain injury: An invisible public health epidemic, March 17, 2022, Harvard.
Toccalino D. et al., The Intersection of Intimate Partner Violence and Traumatic Brain Injury: Findings From an Emergency Summit Addressing System-Level Changes to Better Support Women Survivors, Head Trauma Rehabil. 2022 Jan-Feb.
La Relazione della Relatrice Speciale Reem Alsalem, di cui avevamo dato notizia il 12 maggio scorso, sta venendo attaccata da movimenti misogini che accusano infondatamente la Relatrice di superficialita’, irrazionalita’ , non terzieta’ e di aver usato un attacco ad personam (verso R. Gardner il teorizzatore della “pseudoteoria” e “junk science” Pas/Parental Alienation, famoso apologeta americano della pedofilia incestuosa).
E’ evidente che proprio tali caratteristiche appartengono al documento che stanno promuovendo contro Reem Alsalem.
Abbiamo deciso dunque di sostenere la Relatrice Speciale Reem Alsalem ed il suo importantissimo Report pubblicato il 12 maggio scorso, sottoscrivendo una petizione insieme al Rackman Center ed a molti altri importanti Esperti e Professori Universitari appartenenti a Poli accademici di eccellenza in materia di abusi su minori, nonche’ pubblicando noi stesse una petizione di sostegno alla Relatrice Speciale, a cui potete aderire tutte e tuttifirmando questo modulo, che faremo ricapitare il 22 giugno sera a Reem Alsalem
VI PREGHIAMO DI FIRMARLO TUTTE/I!
Aggiornamento del 22 giugno 2023: tantissime le sottoscrizioni giunte anche dall’estero, da parte di donne e uomini, nonche’ membri, rappresentanti e PRESIDENTI DI MOVIMENTI ED ASSOCIAZIONI ITALIANE E NON!
Femminicidio In Vita , Aurea Charitate, Maternamente, Movimentiamoci Vicenza, Movimento per l’Infanzia, Demetra donne in aiuto, Movimento per i diritti delle donne APS, Ass.ne Il Laboratorio del Possibile, Cindy Cross World srl, Centro antiviolenza goap, Per la vita, La Goccia Magica OdV., Giù le mani dai bambini e dalle donne, Alerta Vida Ong, Nessuno tocchi Caino, Nuova società futura per i diritti di donne, madri e minori, Universita’ Parthenope, Circolo Culturale Prenestino Roberto Simeoni, Movimento Nazionale per i Diritti Umani. Partito Democratico, MoDD Movimento Diritti Donne, Radicali Femministe, Associazione Resilienza, Verità Altre Ass. e molte altre.
Maison Antigone intervistata sul caso dei due bambini collocati con il padre rinviato a giudizio per maltrattamenti e allontanati dalla madre che non puo’ vederli da cinque mesi
Movimentiamoci Vicenza di Emanuela Natoli nel 2016 grazie alla Consigliera Liliana Zaltron presentava delle interrogazioni a cui il Comune di Vicenza faceva seguito:
VENETO – VICENZA
A seguito della risposta alle interrogazioni Nr. 69, 70, 78/2016
emergeva che i casi di minori in carico e seguiti dal Servizio di Protezione e Tutela fossero 359.
I motivi della presa in carico suddivisi per macro categorie e problematiche prevalenti erano:
Conflittualità genitoriale PAS (sindrome da alienazione genitoriale), separazione conflittuale;
Minori 60
Genitori con situazioni di dipendenza o patologia psichica;
Minori 39
Maltrattamento violenza assistita intra familiare, maltrattamento fisico/psicologico, abuso o presunto abuso sessuale;
Minori 31
Abbandono;
Minori 16
MSNA;
Minori 63
Minore deviante fa uso di sostanze, ha un procedimento penale in corso;
Minori 2
Minore con disturbo del comportamento;
Minori 6
Mandato dell’autorità giudiziaria
Minori 14
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Giudice R. Sabato della Corte EDU ribalta le presunzioni PA
28 Maggio 2023 | Michela Nacca
Si va formando una generazione di GIUDICI consapevoli che ritornano ai principi del Diritto svincolandosi dalle reinterpretazioni cariche di pregiudizi e stereotipi del tutto infondati contro le madri che proteggono i loro figli, elaborate da certa #psicologiagiuridica!
Segnaliamo questo intervento IMPORTANTISSIMO del Giudice #RaffaeleSabato che, all’interno di un convegno di #UNICOST dal titolo incredibilmente pregiudizievole e carico di STEREOTIPI svoltosi in Sicilia (“Le Medee del nostro tempo“) ha levato una FORTE VOCE CONTRARIA ricordando che chi commette femminicidio e figlicidi sono gli uomini. Che oggi sono gli uomini a non accettare il desiderio di parità ed indipendenza della donna, vendicandosi per aver attentato al loro potere. Non le donne.
Il Giudice Raffaele Sabato dopo una rilettura della #Medea, colta ed intelligente, ha terminato con un messaggio: la stabilità sociale non passa attraverso la protezione di genitori violenti ma per nuove relazioni genitoriali.