Lettere durante il lockdown. STORIA DI UNA MAMMA

19 Marzo 2020 | Redazione


Una mattina come tante mi alzo e svolgo le mie commissioni. Inps, spesa, bollette, le solite cose normali di una vita banale.

Quanto torno a casa arriva un messaggio su tutti i gruppi di scuola e di catechismo… Codogno casi di coronavirus. Essendo noi strettamente correlati a Codogno e Casalpusterlengo si consiglia massima attenzione ai contatti per evitare il contagio.

Era il 21 febbraio e chi è responsabile come me, da quel giorno ha ridotto il più possibile uscite e spostamenti.

Da quel giorno rispondo a domande come: “Mamma quindi niente carnevale?”, “Mamma quindi quando riaprirà la scuola?”, “Mamma possiamo morire?”.

Da quel giorno trovo risposte accettabili per i miei figli, da quel giorno si fanno i biscotti, si è fatto il quizzone di Carnevale in costume con sparata di coriandoli o stelle filanti se sbagliavi, si leggono buoni libri che nutrono la mente, si creano lavoretti artistici, si condivide il dialogo, giochi in scatola, ma soprattutto si condividono paura ed emozioni mai provate prima.

I contagi aumentano, le zone contagiate pure, da quel giorno il governo fa fioccare decreti su decreti con sempre restrizioni in più.

Da quel giorno sono passati venticinque giorni e io e i miei bambini rispettiamo le regole e siamo in quarantena per non contagiarci.

Vi dirò la verità a me tutto questo non spaventa, non spaventa un virus che ha totalmente cambiato la mia vita, le mie abitudini.

Perché? Perché tre anni fa sono uscita di casa con i miei bimbi, grazie ai carabinieri, e non ci sono più rientrata. Anni ed anni e ne avevo subite troppe perché giustificavo la violenza con: “lo devo aiutare, lo amo, lo devo fare per i miei figli”. Qui sono iniziate le vere paure… Paure che le persone non possono capire, oltre a un processo dove lui è stato assolto, lui si è messo in testa di farmela pagare quindi inizia con tribunali, denunce contro di me, incontri protetti, assistenti sociali non in grado di supportarci per il problema, giudici, la richiesta della casa famiglia per i miei figli.

In questi ultimi tre anni ho fatto salti mortali, mi sono ricreata una vita da zero, ho trovato un lavoro, acquistato la mia prima casa coi miei bimbi, l’ho arredata, sono tornata me stessa… E si perché il rapporto malato mi aveva resa insicura e senza nessuno. Ero una farfalla chiusa sotto un coperchio di vetro. Oggi sono una madre felice, una donna che si piace circondata da persone che mi vogliono davvero bene. I miei figli sono rinati con me e sono felici.

Quindi mi fa paura vedere l’indifferenza della gente che preferisce uscire o andare a sciare, e non prende seriamente l’emergenza coronavirus.

Vedo gente scrivere dopo 5 giorni di quarantena che ha l’ansia non ce la fa a sopportare la situazione.

Io vorrei solo dire a queste persone… Resistete… Io sono in casa da 25 giorni. Io ho dovuto creare da zero la mia vita, anni fa, senza un paio di mutande ed è la verità: i miei vestiti come cose affettive sono nella casa del mio ex convivente.

Non le voglio nemmeno perché io sono felice nonostante tutto e anche se ora ho perso pure il lavoro perché i casini con il tuo ex ti penalizzano agli occhi del tuo datore di lavoro, io vi dico che non mollo. State a casa davvero la vita è meno importante di una sciata? Ci sono persone come me e i miei bambini che vogliono vivere.

Mi auguro per tutti noi il coronavirus passi in fretta, e che soprattutto vi faccia capire che le cose importanti nella vita sono quelle che noi diamo per scontate: la famiglia, i sorrisi, gli abbracci, il sole caldo sulla pelle, le emozioni, il cuore che batte, il ciclo della vita che si ripete.

La mia paura non é un virus che con la testa si può risolvere ma rimane che passato tutto ciò ricomincerà la mia vita che ha come unico scopo, se i tribunali me lo permetteranno, di non far rinchiudere i miei figli in una casa famiglia richiesta dal padre solo perché loro non lo accettano, avendo paura di lui e di ciò che hanno visto e purtroppo ricordano.

Cosa farò come prima cosa quando finirà tutto questo? Abbraccerò i miei figli e dirò: “E ora andiamo avanti più forti di prima”. Poi sorriderò a ogni persona che incontro camminando sotto il sole caldo con le loro mani nelle mie.

Buona vita a tutti.

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