DIMISSIONI SINDACO DI PIMONTE

7 Luglio 2017 | Redazione

di Avv. Michela Nacca 12–15 minuti


Le seguenti riflessioni si  basano sulle notizie pubblicate dalle maggiori testate giornalistiche nazionali e rinvenibili via web, nonchè sono frutto delle stesse dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Pimonte e dai suoi concittadini intervistati.

Ci ha lasciato sgomente un anno fa conoscere la storia della ragazzina di 15 anni di Pimonte riferita dai media nazionali: nel 2016 sarebbe stata stuprata ripetutamente (il condizionale è ancora d’obbligo) da un branco di 12 suoi coetanei, minacciata, dileggiata e ricattata dagli stessi con video registrati durante gli stupri, avvenuti in una capanna o grotta poco distante dal paese: un luogo anch’esso sfregiato, in quanto sarebbe utilizzato dalla comunità pimontese annualmente per la rappresentazione del Presepe.   

Gli stupratori accusati sarebbero tutti minorenni, provenienti da diverse estrazioni sociali e culturali, due addirittura sembrerebbe fossero vicini anche al contesto parrocchiale di Pimonte (v. link sottostante) ma comunque tutti, anche se in diverso modo, sarebbero stati complici, e per diverso tempo, di questi gravissimi reati: commessi a danno di quella che avrebbe dovuto essere per loro un’amica, una coetanea, una fidanzata da amare e render felice… non un oggetto senza sentimenti, emozioni e dignità o diritti, da poter usare o far usare!

Ci ha lasciato nuovamente sgomente l’aver appreso che, un anno dopo il verificarsi di questi crimini orrendi, il Sindaco, durante un’intervista tv mandata in onda da La7 nel luglio 2017, sostenesse che lo stupro commesso fosse stata “solo una “bambinata” e che tutta la vicenda fosse ormai “cosa passata” da archiviare (vedi servizio nei link sottostanti).

Nel frattempo infatti la famiglia della vittima ha deciso di trasferirsi in Germania, non potendo ovviamente sopportare che quei ragazzi fossero intanto tornati in libertà, liberi di girare per il paese.

Lo stesso atteggiamento del Sindaco è stato espresso anche da altri compaesani, durante le interviste mandate in onda da La7, con lo stesso servizio, nonchè da altre testate giornalistiche: come se quanto potrebbe essere stato commesso da questi giovani costituisse al più solo un peccato, forse pur grave e di cui farsi presto perdonare, ma non primariamente un REATO che, come tale e se definitivamente accertato, prevederebbe invece una pena adeguata da scontare: non solo detentiva, comminata giudizialmente, ma SOCIALE, attraverso una manifestazione di ferma CONDANNA dinanzi al gravissimo comportamento di dispregio anaffettivo e violento che sarebbe stato commesso.

Un reato da stigmatizzare senza se e senza ma.

Tutto ciò, a maggior ragione, se si pensa che tali reati a quanto pare sarebbero stati commessi in modo continuato e ripetuto da non pochi giovani del luogo: in un paese che conta poche migliaia di abitanti: con tutte le conseguenze che ciò comporta.

Dunque più forte avrebbe dovuto essere la condanna ufficiale e sociale dell’intero paese verso lo stupro: a partire dal Sindaco e, perchè no, dal Parroco, il quale, pur condannando la violenza e gli stupri, nell’intervista affermerebbe: “E’ un peccato verso Dio“.

E la vittima?

Solo partendo dalla piena consapevolezza delle responsabilità dell’intera comunità, oltre quella personale che verrà accertata definitivamente dai Tribunali, con conseguente e successiva espiazione certa e proporzionata della pena, si potrà pensare di poter ricostruire un rapporto di fiducia sociale, di autentica crescita personale e comunitaria, che possa anche giungere, solo AL TERMINE di questo LUNGO percorso, all’eventuale perdono da parte della vittima e della sua famiglia e dunque, solo allora, all’oblio della tragica vicenda!

Senza una previa, adeguata, forte, ripetuta e determinata condanna, senza che prima gli eventuali colpevoli abbiano scontato una proporzionale ed esemplare pena inflitta dai tribunali, nessun oblio può essere fatto, NESSUN PERDONO CHIESTO o ottenuto: suonerebbe un modo ipocrita per negare o sminuire frettolosamente l’accaduto, dimenticandolo, PRIMA ANCORA CHE VENGA FATTA GIUSTIZIA!

L’anticipare progetti di pieno reintegro di quei ragazzi, richieste di perdono, avanzate da alcune famiglie, parlare quasi solo dei ragazzi accusati come di potenziali o effettive vittime (v. interviste del Parroco), affinchè si giunga presto all’oblio sugli stupri che sarebbero stati commessi, è OGGI prematuro ed inumano.

Ciò potrà essere fatto: ma solo dopo che si sia definitivamente non solo pronunciata la giustizia, ma anche espiata la pena!

Alcune interviste sopra indicate (v. nei link sottostanti) sono state rilasciate già nei mesi subito successivi gli stupri, nonchè in seguito e più recentemente, nonostante nel novembre 2016 lo stesso Assessorato alle Politiche Sociali di Pimonte avesse organizzato, con le associazioni del territorio, una giornata di sensibilizzazione contro la violenza alle donne, presente lo stesso Sindaco (vedi nei link sottostanti).

A causa della recente repentina e forte reazione di migliaia di italiani e degli stessi media dinanzi le parole del Sindaco, intervistato da La7 nel luglio 2017, questi immediatamente dopo presentava pubblicamente le proprie scuse per quanto affermato (v. link sottostante) tuttavia assumendo, in tal modo, la paternità di quelle affermazioni: “è stata una bambinata!

Ma ciò basta per testimoniare una autentica fedeltà e coerenza con i principi costituzionali italiani?

Ciò giustifica la richiesta di oblìo su questi fatti?

Ed è una valida scusa, oggi, sostenere che quelle affermazioni siano frutto di una inesperienza televisiva e mediatica del Sindaco…. o, peggio, pensare che potrebbero esser state travisate dal giornalista di La7? (v. quanto sostenuto in un Comunicato Stampa Ufficiale trasmessoci dallo Staff del Sindaco).

“HO LA COSCIENZA PULITA” sostiene a gran voce il Sindaco di Pimonte, Michele Palummo, nel suo Comunicato Stampa Ufficiale inviatoci il primo agosto 2017, via mail.

Ma possiamo dire veramente, noi tutti, Istituzioni di Pimonte comprese, di avere la coscienza a posto, se in Italia ogni due giorni viene uccisa una donna o una ragazza dal fidanzato, marito o ex compagno?

Se bambine, ragazze e donne come la quindicenne di Pimonte vengono quotidianamente abusate, violentate, struprate, mobbizzate, emarginate?

O non dobbiamo piuttosto chiederci quali siano le nostre responsabilità formative? Dobbiamo chiedercelo come madri, padri, docenti, formatori, ma anche in quanto Giudici, giuristi, giornalisti, Sindaci, responsabili istituzionali di ogni livello ed in ogni settore. Nessuno escluso!

Possiamo realmente dirci: “IO HO LA COSCIENZA PULITA”?

Inutile condannare la violenza, se poi non ci si comporta di conseguenza: cioè non sostenendo efficacemente le vittime delle violenze e non condannando esemplarmente i responsabili di questi reati.

Un insegnamento è percepito come valido, venendo recepito dai giovani e meno giovani di una società, solo se ad esso segue un comportamento concreto e coerente. Attuato a tutti i livelli.

Se ciò non avviene, o viene attuato solo in modo apparente e formale, l’insegnamento non è autentico. Rimane vuota astrattezza ed anzi, rimanda ad una ambivalenza di messaggi contraddittori ed incoerenti che patologizza i destinatari: i nostri giovani e dunque la società stessa.

A causa della nostra Petizione lanciata sulla pagina change.org “Dimissioni Sindaco di Pimonte: uno stupro non è una bambinata“che in due settimane ha ottenuto oltre 44.000 sottoscrizioni, siamo state contattate dallo Staff del Sindaco di Pimonte che ci invitava ad approfondire la vicenda, assicurando che quella andata in onda non fosse la reale mens del loro primo cittadino, ancor oggi sostenuto da tutti i suoi cittadini.

https://www.change.org/p/dimissioni-sindaco-pimonte-non-%C3%A8-una-bambinata-ma-uno-stupro?redirect=false

Diamo altresì atto al Consiglio comunale di Pimonte ed al Sindaco stesso di aver sostenuto la organizzazione e realizzazione della manifestazione “Non è Colpa Mia”, nel novembre scorso, per sensibilizzare la società pimontese contro la violenza di genere (vedi nei link sottostanti).

In realtà, come riferito dall’avvocato della vittima e della sua famiglia, la realtà pimontese non è monolitica (v. link sottostante): una parte dei Pimontesi condanna gli stupri che sarebbero stati commessi da questi ragazzi a danno della giovane vittima, anch’essa loro concittadina, non condividendo dunque l’atteggiamento sminuente espresso da altri cittadini innanzi le telecamere di La7.

Tuttavia dalle interviste mandate in onda, molte delle quali riportate sotto con i link corrispondenti, risulta indubbio che il territorio di Pimonte non sia del tutto scevro da una mentalità negazionista, che rifugge l’assunzione piena e completa delle responsabilità formative in gioco. A cominciare dal suo primo cittadino, in base a ciò che egli stesso scrive nel suo Comunicato Stampa Ufficiale inviatoci!

Tanto più ciò sarebbe grave qualora risultasse vero, come riferito da diversi servizi giornalistici, che tali atroci fatti si sarebbero intrecciati con le realtà criminali, organizzate o non, del territorio!

A maggior ragione, dunque, lo Stato e le istituzioni dovrebbero, proprio in queste occasioni, porre più attenzione, verificare tutte le responsabilità, ed in caso inviare segnali forti, affinchè si sappia che non è mai ammissibile la giustificazione o l’oblìo di un così grave reato, specie se commesso contro una minore, specie se espressione di una cultura contraria alla legalità, ai diritti costituzionalmente garantiti ad ogni persona, senza distinzione alcuna, ed infine allo Stato medesimo!

Né mai è accettabile la inversione dei ruoli vittima/carnefice, che quella cultura negazionista implica.

Non c’è dubbio che, come sostenuto dal Parroco di Pimonte, i minorenni che avrebbero commesso questo vigliacco e spregevole atto verso questa giovanissima ragazza, scontando la pena che eventualmente verrà inflitta dalla giustizia, debbano tuttavia anche essere aiutati ad uscire dai meccanismi che li avrebbero condotti a ciò: siano essi legati ad una cultura di violenza criminale, peggio se organizzata, o di anaffettiva dipendenza dal branco.

Tuttavia il dovere della società intera, civile e politica, in particolare in questo frangente quella di Pimonte, è quello di NON DIMENTICARE che la vera vittima è la ragazzina quindicenne e la sua famiglia: distrutti da ferite che difficilmente potranno rimarginare!

Per avere una completa e chiara visione d’insieme dei fatti e delle dichiazioni rese vi rimandiamo ai seguenti link:

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