LA VENGEANCE D’UNE FEMME (LA VENDETTA DI UNA DONNA): di Luc Fremiot

12 Dicembre 2019 | Redazione

Simona D’Aquilio

È davvero difficile arrivare sino alla fine di questo romanzo senza trepidare per la sorte della protagonista, Lila Notti, la cui giovane vita è già segnata da tragedie che potrebbero distruggere chiunque.

Tratto da una storia vera, da un caso che l’autore Luc Frémiot ha seguito come procuratore generale in Francia, questo libro narra una delle peggiori aberrazioni che l’animo umano possa mettere in atto: la violenza sessuale di un padre sulla propria figlia ma ci arriva lentamente, con uno stile narrativo che tiene il lettore attaccato alle pagine.

Ci arriva lentamente perché il racconto si apre con il fallace tentativo di parricidio da parte di Lila Notti, aiutata dal proprio amico Ludovic il quale si presta quasi inconsapevolmente alle richieste della bellissima Lila della quale è innamorato e le sarà fedele alleato fino al termine della storia.

Lila, dunque, tenta di uccidere il padre ma fallirà il proprio progetto di vendetta e lui verrà ricoverato in ospedale. Raggiunto dalla Polizia ed interrogato sull’accaduto mostrerà da subito diffidenza, arroganza e noncuranza per quel colpo di carabina che avrebbe potuto ucciderlo, giungendo ad avere un atteggiamento stranamente omertoso. Ed è proprio questo atteggiamento di chiusura e diffidenza, quasi di fastidio, che allerta la brava Commissaria Lydie Légendre la quale, non senza fatica, riuscirà a ricomporre tutti i pezzi del puzzle di quello che sembra un banale tentativo di omicidio ma che, ben presto, le apparirà come una vicenda del tutto secondaria quando scoprirà il movente di tale atto.

Sublime la tensione narrativa dei momenti più difficili per il lettore: quelli del primo stupro di Lila, avvenuto a soli dieci anni di età e poi gli altri terribili momenti dell’infanzia di questa ragazza che ha sacrificato se stessa per proteggere la sorella minore dal mostro che si sentiva appagato da lei e tanto gli bastava.

Orfane di madre, le due bambine non la ricordano quasi più ma di una cosa Lila è certa: sua mamma non si è suicidata, come tutti credono, ma è colpa del padre se è morta!

Lila subirà gli stupri del padre mostro fino alla maggiore età quando fuggirà a casa della nonna materna portando con sé la sorella, certa che lui nulla farà per fermarla perché consapevole di rischiare una denuncia per violenze sessuali.

Il romanzo è pieno di flashbacks che fanno rabbrividire ed inorridire ma che si rendono necessari per far entrare il lettore nell’animo di Lila. La commissaria Légendre, lei invece, nell’animo di Lila entra velocemente perché nei suoi occhi vede qualcosa che gli altri non scorgono e non è solo la ricostruzione della vicenda criminale che la insospettisce ma la reticenza di quella ragazza che alla Polizia, semplicemente confessa:”Sono stata io. Ludovic non c’entra niente. Lasciatelo andare”. Alla Commissaria non basta questa confessione spontanea perché le manca un tassello fondamentale: il movente e percepisce che deve essere terribile.

L’immedesimazione della Commissaria di Polizia con Lila è commovente ed il motivo viene svelato da lei stessa, piano piano, aiutando Lila Notti a sporgere denuncia per gli stupri subiti ad opera del padre fino ai diciotto anni di età, a riaprire una ferita immensa e a chiedere Giustizia.

L’apice narrativo viene raggiunto durante i processi che verranno affrontati da Lila e dal padre e che sono connessi l’uno all’altro: lui verrà processato per violenza sessuale ed altri reati in ambito familiare, lei per tentato omicidio. La stampa nazionale francese è presente ad ogni udienza, così come lo fu al processo della vera protagonista di questa terribile vicenda. Un processo difficile, soprattutto per Lila, costretta a ripetere in aula, davanti alla giuria, ai giudici ed alla stampa, ciò che aveva sussurrato alla commissaria Légendre ma che non avrebbe mai voluto dire ad anima viva, ciò che sino ad allora aveva tenuto nascosto a chiunque per proteggersi e per proteggere la sorella minore, Mona.

Luc Frémiot sa far emergere il lato umano e disumano di tutti i protagonisti del romanzo, con particolare attenzione alla fallacità di magistrati ed avvocati, alla meschinità di alcuni difensori, identici ai propri assistiti, al coraggio delle donne protagoniste di questa vicenda: Lila, il suo avvocato e la commissaria di Polizia, unite nel cercare di far brillare la Giustizia chiedendo la condanna del padre mostro e l’assoluzione della figlia, vittima disperata che ha solo tentato di vendicarsi per avere il proprio riscatto e per riprendersi la propria dignità ferita per sempre. Invece sarà proprio quel processo così duro, così doloroso che le renderà la dignità e l’occasione di liberarsi da un peso che nessuno dovrebbe mai essere condannato a portare, giungendo sino ad una vera e propria catarsi.

Al lettore lascio il gusto di scoprire quali saranno i verdetti delle giurie coinvolte.

L’udienza è tolta…

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