PATTI PREMATRIMONIALI: CROCE O DELIZIA?

27 Aprile 2019 | Redazione

di Avv. S. D’Aquilio

Mentre tutte eravamo in fermento, giustamente, per contrastare i ddl sul diritto di famiglia (il più osteggiato dei quali è quello del senatore Pillon), in modo silenzioso e subdolo il Consiglio dei Ministri ha approvato dieci disegni di legge con altrettante deleghe al Governo in materia di semplificazione e codificazione. Spicca, per la pesantezza degli argomenti trattati, la riforma del codice civile su temi delicatissimi e costituzionalmente garantiti riguardanti, e non è un caso, la famiglia. Stiamo parlando dell’introduzione, in Italia, dei patti prematrimoniali e di una modifica delle successioni ereditarie.

Da diversi anni i più disparati movimenti a sfondo maschilista, insieme a molte persone “distratte”, tentano di far passare anche in Italia la prassi degli accordi prematrimoniali, scimmiottando il modello di paesi di common law. Di nuovo, dunque, assistiamo ad un tentativo di operare un azzardato copia e incolla di istituti giuridici che con la realtà italiana hanno poco o nulla a che fare. Di nuovo vediamo i nostri politici ossequiare e glorificare istituti giuridici barbari (nel senso greco del termine), come è accaduto per la riforma del diritto di famiglia portata avanti sbandierando innovazioni codicistiche che sarebbero state imitazione di sistemi giuridici stranieri (salvo poi smascherare questa fake new analizzando davvero i codici civili di quelle nazioni e scoprendo che il collocamento paritario dei figli imposto dalla legge è stato ABBANDONATO in paesi come la Francia e la Svezia perchè lesivo dell’equilibrio psicologico dei minori).

In primo luogo, troviamo preoccupante il ricorso ad un iter che dovrebbe essere legislativo e non di mera delega al Governo su argomenti che toccano profondamente le basi della nostra società civile. La Costituzione italiana pone al proprio centro la famiglia quale base della nostra società ed il nostro codice civile, recependo i dettami costituzionali, prevede una tutela ampia sia dei figli minori che del coniuge economicamente più debole.

Delegare, dunque, il Governo (organo ESECUTIVO) di riformare parti così rilevanti del codice civile italiano è da considerarsi non solo anticostituzionale ma anche un atto altamente pericoloso ed eversivo e riteniamo di non esagerare in questa affermazione.

Il nostro attuale codice civile prevede che in caso di separazione dei coniugi, questi potranno ricorrere al Tribunale per ottenere i provvedimenti riguardanti la prole, la casa coniugale ed  un eventuale mantenimento del coniuge economicamente più fragile. Il tutto nel rispetto dei nostri dettami costituzionali (art. 30 Costituzione: È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.  Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.

La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.) e civilistici (art. 147 codice civile: Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni, secondo quanto previsto dall’articolo 315-bis).

Nella prassi attuale dei Tribunali, dunque, il Giudice chiamato a pronunciarsi in una separazione dei coniugi analizzerà quella famiglia, il tenore di vita dell’intero nucleo familiare, il tipo di scelte effettuate dai coniugi (ad esempio se uno dei due abbia rinunciato al lavoro o abbia compresso la propria attività per dedicarsi alla crescita della prole), l’educazione data ai figli e le loro aspirazioni ed esigenze nonché eventuali responsabilità del fallimento del matromonio in capo ad uno dei coniugi. In definitiva, il magistrato scatterà una fotografia di quella realtà familiare ed adotterà i provvedimenti più adatti a tutelare soprattutto i figli minori affinché, a causa della separazione dei genitori, la loro quotidianità non venga completamente stravolta. L’introduzione dei patti prematrimoniali in materie delicate come l’educazione dei figli, dunque, è altamente lesiva dei diritti dei minori che diverranno oggetto (e non saranno più soggetti) di fredde programmazioni (piani genitoriali, come ama definirli taluno) riguardanti la loro vita ma tutto ciò ancor prima della loro nascita e prima di sapere quali siano le loro legittime aspirazioni ed inclinazioni tutelate dalla Costituizone e dal codice civile!

Ciò che desta preoccupazione, non è solo questo aspetto anticostituzionale riguardante i figli ma anche quello dell’affievolimento dei diritti nascenti dal matrimonio, in generale, ed in particolare di quelli delle donne in situazioni di violenza o maltrattamento o di fragilità economica. Basti pensare al fatto che la stipulazione degli accordi avviene in un momento particolarmente felice della vita di coppia, poiché antecedente il matrimonio, e chi si occupa di violenza sa bene che nella maggior parte dei casi, un soggetto narcisista e manipolatore riesce a celare molto bene il proprio vero io che esplode violentemente anche dopo diversi anni di matrimonio, lasciando la vittima in una condizione di afflizione morale e psicologica tale che le impedisce a lungo di separarsi fisicamente dal proprio carnefice.

Quindi, è facile immaginare quale sarebbe il tenore di patti prematrimoniali stipulati in una coppia nella quale uno degli sposi sia un narcisista manipolatore: si può facilmente supporre che sarebbero dei patti totalmente sbilanciati in favore di questo soggetto e che ingabbiano del tutto la sua vittima! La tutela che l’altro coniuge potrebbe ottenere, in una causa di separazione, verrebbe annientata dall’accordo che diverrebbe il solo atto giuridico valido ed applicabile al coniuge ed alla prole.

Se rivolgiamo i patti prematrimoniali, invece, a rapporti personali nei quali non esiste violenza abbiamo conseguenze altrettanto dannose perché le condizioni siglate saranno inevitabilmente miopi, decise in un momento nel quale i nubendi sono del tutto ignari di ciò che potrà essere il proprio futuro che, però, ipotecano in un contratto valido che farà sorgere precise obbligazioni in caso di separazione. Se, dunque, la separazione avverrà non avrà rilevanza osservare quale dei coniugi abbia contribuito economicamente al formarsi di quella famiglia, quale abbia rinunciato o limitato la propria attività lavorativa per crescere dei figli (in Italia sappiamo bene che il tasso di disoccupazione femminile è molto elevato e che moltissime donne perdono la propria occupazione, dopo la nascita del primo figlio), chi avrà maggiore o minore potere economico in quel momento storico perché TUTTO era già deciso prima delle nozze. Nessuna valutazione, nessun giudizio, nessuna tutela giuridica. Ogni elemento viene lasciato in mano a chi stipula i patti prematrimoniali che potrebbero essere sottoscritti anche quindici anni prima della fine del matrimonio!

Ciò che viviamo, nell’esperienza dei nostri studi legali, dovrebbe far riflettere qualunque giurista circa la dannosità di questa riforma. Basti pensare a tutte quelle persone che, semplicemente ed ingenuamente, prima del matrimonio hanno costituito società inserendovi la propria dolce metà, cointestato beni (o addirittura intestato beni al coniuge) o aperto conti correnti cointestati nei quali solo uno dei coniugi ha effettuato ingenti versamenti in denaro. Queste persone, quando il rapporto finisce, nel primo colloquio con il proprio avvocato si autodefiniscono “stupidi, ingenui, accecati dall’amore e da una fiducia poi rivelatasi mal riposta”; tuttavia, nell’attuale sistema giuridico, abbiamo degli strumenti che possono far valere le ragioni di chi è stato poco lungimirante o troppo ingenuo prima del matrimonio. Con l’entrata in vigore dei patti prematrimoniali, questi medesimi soggetti eccessivamente ingenui o miopi o troppo fiduciosi nell’altro, firmeranno un accordo che nessuno potrà impugnare o vanificare dopo la fine del matrimonio e che verrà semplicemente e velocemente applicato.

Da qualunque punto di vista la si guardi, dunque, si tratta di una riforma che travolgerebbe tutti i principi di solidarietà familiare, i principi di cura ed educazione dei figli ed è gravissimo che ciò avvenga senza proteste, senza reazioni in primo luogo da parte di chi dovrebbe tutelare le donne ed i bambini che nel nostro Paese sono le fasce più deboli della società.

Pare proprio che questo governo abbia molto a cuore la distruzione di diritti fondamentali e costituzionalmente garantiti in tema di diritto di famiglia e se non sarà lo scellerato ddl Pillon saranno i patti prematrimoniali ad infliggere un duro colpo a quel sistema di tutele che, almeno, oggi sono codificate.

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