QUEI FIGLI DIMENTICATI DAL DDL PILLON

5 Novembre 2018 | Redazione

di Avv. S. D’Aquilio

In questi ultimi mesi abbiamo molto sentito parlare e molto letto del disegno di legge n. 735 sulla riforma del diritto di famiglia che è stato subito ribattezzato “Ddl Pillon” dal nome del suo primo firmatario e promotore nonché estensore insieme ad altri soggetti meno noti ai più.

La nostra ferma opposizione verso questa riforma che riteniamo dannosa per i bambini, assolutamente adultocentrica ed anche con diversi elementi di incostituzionalità è stata oggetto di molti post sulla nostra pagina Facebook e di articoli sul nostro sito.

Abbiamo analizzato ogni articolo, ogni singolo aspetto di questo disegno di legge ed ogni sua possibile conseguenza sulla vita pratica dei bambini e ragazzi italiani.

Proprio pensando ai bambini e ragazzi italiani, ad ogni singolo caso che abbiamo visto transitare nei nostri studi legali e che abbiamo anche visto evolversi e risolversi pacificamente con l’impegno di molti genitori, ci è balzato alla mente un aspetto che NESSUNO, sino ad oggi, si è peritato di analizzare circa il Ddl Pillon: quello dei bambini e ragazzi con un disturbo specifico dell’apprendimento o del comportamento dei bambini affetti da disturbo dello spettro autistico e dei minori disabili.

Bambini e ragazzi dimenticati dal Ddl Pillon, invisibili agli occhi di chi, avendo una visione ed un approccio adultocentrato, non poteva certamente analizzare cosa succederebbe se questo disegno di legge venisse approvato.

Occorre brevemente premettere che nella nostra esperienza professionale ed umana, abbiamo registrato un aumento esponenziale del numero di bambini e ragazzi che presentino tali tipi di disturbo; infatti è solo grazie agli enormi passi in avanti compiuti dalle neuroscienze che oggi si conoscono queste intelligenze diversificate e che vengono riconosciute, a livello legislativo, non solo dalla generica legge n. 104/1992 ma anche dalla più specifica legge 170/2010 la quale garantisce il diritto agli studenti DSA, BES ecc. di usufruire di mezzi didattici differenziati e calibrati sulla loro specifica difficoltà.

Ebbene, di questi bambini e ragazzi così come di tutte le disabilità, il Ddl Pillon non fa la benché minima menzione facendoci prevedere un’applicazione concreta della ossessiva e rigida parità dei tempi di permanenza che sarebbe quanto di più dannoso possa esistere per questi bambini e ragazzi.

Di questa rigida applicazione siamo certi poiché ciò a cui mira il Ddl Pillon sembra proprio essere una delega totale ed in bianco alla figura del mediatore familiare (la cui formazione professionale dovrebbe avere caratteristiche accademiche e non essere affidata ad un minicorso specialistico), una delegittimazione del magistrato, unico e naturale persecutore del superiore interesse di un bambino e che normalmente analizza ogni singolo caso ed applica il regime di affidamento e collocamento migliore per il figlio, non certo a tutti i costi quello migliore per i genitori!

Dunque, il mediatore, costringendo letteralmente i coniugi a trovare un accordo con tempi paritari di permanenza del figlio, arriverebbe a far spostare per il 50% del mese anche un figlio disabile o autistico o con un DSA, BES ecc… pur di garantire il diritto paterno alla bigenitorialità.

In totale spregio del principio per il quale ogni nucleo familiare è un caso a se stante, ogni bambino va trattato come PERSONA portatrice di proprie necessità e sentimenti, questo disegno di legge imporrebbe anche a bambini con disabilità e problematiche legate alla sfera emotiva e dell’apprendimento o sviluppo di fare le valige almeno una volta al mese per recarsi in una casa diversa, con abitudini diverse, con spazi diversi e con notevoli difficoltà logistico pratiche.

Questi figli, invisibili agli occhi di chi ha scritto il Ddl Pillon, verrebbero privati di un proprio diritto fondamentale che risiede nell’art. 3 della Costituzione il quale, nel recitare che tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge ha inteso, innanzitutto, garantire uguaglianza a TUTTI i soggetti di diritto senza distinzioni di alcun tipo. Ebbene, nella pratica applicazione delle norme, ciò si traduce nel rimuovere ostacoli penalizzanti per alcune categorie di persone.

Uguaglianza da perseguire sempre, dunque, ma solo in senso migliorativo e non peggiorativo della condizione di un cittadino!

Il Ddl Pillon disattende questo principio nel momento in cui pretende di applicare i propri principi, le proprie regole a TUTTI i minori italiani senza distinzione alcuna e senza tenere conto di esigenze particolari legate a disabilità di vario genere e grado.

Un altro e non banale motivo per ribadire il nostro fermo NO a questa sciagurata riforma del diritto di famiglia.

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