IL PARERE: LA VIOLENZA AI MINORI

18 Dicembre 2017 | Redazione

di Antonella Del Monte e Luciana Piermattei, Educatrici professionali

5–7 minuti


L’intervento multidisciplinare fra professionisti e il ruolo dell’educatore professionale

Maison Antigone collabora con diverse figure professionali che costituiscono la nostra rete di supporto per donne e minori vittime di abusi.

Abbiamo chiesto il contributo di due operatrici professionali in ambito minorile al fine di comprendere meglio il fenomeno per poterlo combattere con efficacia.

Il problema della violenza ai minori è sempre esistito nella storia. Purtroppo fa parte di un male congenito dell’umanità; attualmente riguarda milioni di bambini nel mondo.

Vittime dello sfruttamento, della povertà, dell’abuso cinico e bieco.

La devastazione nell’anima: ecco quello che deve cercare di “curare” chi si trova a dover seguire casi di minori abusati. Ci si trova di fronte a bambine/i in età, in cui la serenità e la spensieratezza dovrebbero favorirne la crescita, e che sono invece lacerati dal più pesante dei tradimenti: quello subito da chi credevano fosse dalla loro parte!

Il fenomeno della violenza, è caratteristico di relazioni perverse, ove conflitti non risolti da una generazione, vengono espulsi in quella successiva.

A scatenare reazioni violente contro i propri figli nella maggior parte dei casi sono l’abuso di alcool e di stupefacenti, mentre la correlazione tra povertà e maltrattamenti, benché esistente, non sembrerebbe essere altrettanto costante. All’interno di ogni relazione familiare multiproblematica c’è sempre il cosiddetto “paziente designato” sul quale si scaricano le negatività dei membri più disturbati, in una sorta di mala eredità transgenerazionale.

Ci sono ancora profonde difficoltà emozionali nelle vittime, spesso coinvolte affettivamente con le figure familiari che compiono abusi su di loro.

Il timore di reazioni aggressive, di separazioni, di abbandoni o la paura di essere giudicati pazzi, cattivi o bugiardi, costituiscono i freni principali alla ribellione e alla rivelazione della violenza sia da parte dei bambini sia da parte (a volte) dell’altro genitore non abusante (spesso la madre) che pur intuendo o conoscendo addirittura l’episodio criminoso, non ha la forza di opporvisi.

La violenza ai minori è il più delle volte sommersa, quindi non facilmente

diagnosticabile, è un fenomeno nascosto per il quale c’è una drammatica carenza di dati.

E’ indispensabile, pertanto, costruire intorno al bambino e alla sua famiglia una rete di vigilanza, di cure e di sostegno fin dal grembo materno.

L’intervento in generale

Per combattere la violenza degli abusi dobbiamo soprattutto prevenire e poi curare la deprivazione. Dare una risposta corale in favore di tutti quei bambini abusati e maltrattati che coinvolga tutti, umanamente e professionalmente. E’ importante sottolineare sempre l’”insieme” degli interventi.

L’intervento specifico multidisciplinare fra professionisti

E’ necessario costruire un sapere comune per ottimizzare l’intervento creando un quadro di riferimento concettuale a cui attingere nei casi di abuso. Quadro di riferimento che può scaturire soltanto dal dialogo e dal confronto di diverse figure professionali quali:

psicologi, assistenti sociali, insegnanti, educatori, giuristi.

Va sottolineato, pertanto, che è necessario sintonizzare e integrare i diversi piani di intervento: giudiziario, psicosociale , terapeutico e clinico. In questi anni abbiamo riscontrato numerosi casi di violenze ed abusi ai minori (spesso sommerse) collaborando con strutture quali Centri d’ascolto, Scuole e Case famiglia, operando in qualità di educatrici

professionali.

Il ruolo dell’educatore professionale

Per meglio comprendere il ruolo dell’educatore professionale, nei casi di abuso ai minori è bene sottolinearne il profilo professionale.

In particolare le attività dell’educatore professionale si esplicano attraverso una gamma di interventi che si estendono in un arco molto ampio: di promozione o prevenzione primaria; di prevenzione più specifica con interventi precoci laddove si profilino occasioni di rischio o di difficoltà; di trattamento e reinserimento in presenza di difficoltà già

manifestatesi. I vari interventi sono svolti in collaborazione con altre figure professionali.

L’educatore professionale nel merito del suo intervento, è il “tecnico della relazione”, è un operatore che, vivendo la quotidianità con l’utente è a diretto contatto anche con la sua “emozionalità”, e quindi in grado di conoscerne l’andamento.

Pertanto è una figura, in grado, di riassumere in sé le competenze per poter operare proficuamente, fermo restando il rispetto delle peculiarità delle altre figure professionali che risultano essere, comunque indispensabili, per mettere a punto una politica d’intervento mirata.

Insomma, come già detto, è necessario sintonizzare e integrare i diversi piani di intervento: giudiziario, psicosociale, terapeutico, clinico per arrivare a costruire un percorso integrato e sinergico risolutivo nei casi di violenza ai minori.

La scommessa è: mobilitare tante competenze per raccogliere e costruire “sapere condiviso”, garantite rispetto ad una cooperazione comunicativa.

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