LA VERITÀ SUL MITO DELLE “FALSE DENUNCE MATERNE”

20 Giugno 2021 | Michela Nacca

di Avv. Michela Nacca

La “scienza spazzatura” – cosi fu definita la Parental Alienation dallo Psichiatra e Professore Universitario Paul Fink, già a capo dell’APA, associazione degli psichiatri americani – ha creato il falso “mito” delle “false denunce materne” che, a parere del Gardner e dei suoi seguaci sostenitori della teoria PAS/PAD/PAB/PA (1) costituirebbero circa il 93-96% dei casi.

Ancora oggi, in Italia, nel Memorandum sottoscritto da 130 “intellettuali” (Avvocati, soprattutto Psicologi e Psichiatri forensi che lavorano come CTU e CTP nei tribunali, nonché alcuni Giudici Onorari), tutti accumunati dalla medesima “cultura” a sostegno della Parental Alienation, viene scritto e ribadito che “ovviamente” le denunce false di abuso sui minori e maltrattamenti sarebbero presentate dalle madri contro i padri per fini strumentali. Si tratta in realtà di un “mito” del tutto inconsistente, spesso diffuso anche dai media italiani, che negli anni ’80 ha subito attecchito nei tribunali, stanti i gravi, atavici pregiudizi culturali della nostra società contro le donne ed i bambini, consideratiingiustamente inattendibili per sesso e/o per età.

Ben presto vari accademici posero dei forti dubbi sulla veridicità di quello che alle menti critiche risultò subito essere un mero pregiudizio, fondato sul (si veda ad es. Bruch, Carol (2001) Parental Alienation Syndrome and Parental Alienation: Getting It Wrong in Child Custody Cases. Family Law Quarterly, 35, 527 ; si veda anche McDonald, M. (1998). The myth of epidemic false allegations of sexual abuse in divorce cases. Court Review, 12-19).

Che questo sia un mero pregiudizio del resto a me sembra del tutto evidente, perché irragionevole: le donne già affidatarie non avevano e non hanno alcun bisogno di strumentalizzare delle false denunce per ottenere ciò di cui già godono, ossia l’affidamento e soprattutto l’amore dei loro figli!
Viceversa sono i genitori rifiutati dai loro figli, in genere padri violenti, a pensare in modo irragionevole e distorto di poter ottenere l’attenzione, l’accettazione e l’affido dei loro figli eliminandone la madre!
Un modo di pensare deresponsabilizzato ed acritico che è tipico dei violenti.

Vari Paesi, dopo aver visto dagli anni ’80 in avanti nei loro tribunali civili e penali il dilagare dell’uso e dell’applicazione di questa strategia processuale, in difesa di genitori violenti e pedofili, basata sulla “pseudotheory” Parental Alienation ed avendone verificato la distorsione prodotta nei provvedimenti giudiziali, tale da provocare conseguenze drammatiche proprio sulla sicurezza dei minori coinvolti in cause giudiziali di affido e penali in cui fosse stata utilizzata la “pseudoscienza”, hanno effettuato studi attenti e scrupolosi per verificare se effettivamente il fenomeno delle false denunce materne fosse ampio, cosi come si sosteneva non solo da parte dei professionisti “intellettuali” simpatizzanti ma anche dei movimenti di padri separati e degli MRA, movimenti di uomini che rivendicano diritti maschili, sedicenti oggetto di maltrattamenti femminili. La strategia sembrava infatti tale da condizionare i Giudici civili nell’interpretare come “alienanti” o “ostativi” i racconti pur fondati di abuso sessuale paterno dei bambini e di violenza delle loro madri, finendo per favorire l’affido al padre abusante assolto proprio grazie al discredito gettato dalla diagnosi di PAS sulle testimonianze delle vittime.

Gli studi, condotti da Dipartimenti governativi o centri universitari, hanno dapprima dimostrato che le denunce false per maltrattamenti ed abusi fossero la minoranza. Ulteriori studi hanno poi verificato che tali false denunce fossero effettuate più dai genitori non affidatari (padri) che da quelli affidatari (le madri)! Studi ulteriori hanno accertato che sempre più denunce materne, sebbene corroborate da prove, venissero sminuite da pregiudizi innescati dalla strategia processuale basata sulla Parental Alienation, tale da determinare gravi errori giudiziari sia in ambito civile che penale.

Cosi nel 1987 in USA, gli studiosi Jones, DPH e JM McGraw pubblicarono il loro studio intitolato “Resoconti affidabili e fittizi di abusi sessuali su minori” ( in Journal of Interpersonal Violence, 2, 27-45, 1987). Essi esaminarono 576 segnalazioni consecutive di abusi sessuali su minori presso il Dipartimento dei servizi sociali di Denver e classificarono i rapporti come affidabili o fittizi. Solo nell’1% dei casi totali era stato giudicato che i bambini avessero avanzato un’accusa fittizia.

Nel 1990 sempre in USA gli studiosi Thoennes N. e Tjaden P. pubblicarono lo studio The extent, nature and validity of sexual abuse allegations in custody/visitations disputes. Furono analizzati 9000 casi di divorzio, in 12 Stati USA, in cui c’erano conflitti per l’affido dei figli. In meno del 2% dei casi uno dei genitori aveva sporto denuncia di abuso sessuale, ossia in 169 casi su 9.000, di cui 129 casi giunti a condanna (79% dei casi dunque).

Nel 1992 Mikkelsen, EJ, TG Gutheil e M Emens pubblicarono lo studio “false accuse di abusi sessuali da parte di bambini e adolescenti: fattori contestuali e sottotipi clinici.” (in American Journal of Psychotherapy 46 : 556-70, 1992). Essi conclusero che “Le false accuse di abuso sessuale da parte di bambini e adolescenti sono statisticamente rare, e si verificano dal 2 al 10 % di tutti i casi “.

Nel 1999 il Dipartimento sulla Salute, Ufficio per i Bambini e le Famiglie, effettuò una analisi in Florida, Missouri, Vermont e Virginia riesaminando i registri del Servizio di protezione dell’infanzia per determinare l’entità delle segnalazioni false. Scoprirono che le segnalazioni intenzionalmente false comprendevano meno dell’1% di tutte le segnalazioni non comprovate di abusi su minori ( US Department of Health and Human Services, Administration for Children and Families, Children’s Bureau. (1999). Child Maltreatment 1997: Reports from the States to the National Child Abuse and Neglect Data System. Washington, DC: Government Printing Office).

Nel 2000, sempre in USA, Oates, RK, DP Jones, D. Denson, A. Sirotnak, N. Gary e RD Krugman pubblicarono la loro ricerca “Erronous Preoccups about Child Sexual Abuse”. Abuso e abbandono di minori 24 : 149-57, 2000. Furono esaminate tutte le segnalazioni di abusi sessuali su minori al Dipartimento dei servizi sociali di Denver per 12 mesi. Dei 551 casi esaminati, c’erano solo 14 (2,5%) casi di preoccupazioni errate sulle accuse di abuso proveniente dai bambini. Ma solo in 3 casi si trattava di false accuse dolose. In Canada nel 2005 da Trocmé N. e Bala N. furono analizzati ben 7.672 casi di maltrattamenti su bambini segnalati ai servizi sociali: solo il 4% di questi casi era costituito da false denunce. In presenza di conflitti per l’affido dei figli dopo la separazione, questa proporzione era più elevata, arrivando al 12%; l’oggetto principale delle false denunce era tuttavia la trascuratezza (neglect) e non l’abuso sessuale. Inoltre, le false denunce erano formulate più spesso dai genitori non affidatari, di solito i padri (15%), che dal genitore affidatario, di solito la madre (2%). Su 7.672 casi di maltrattamento, c’erano solo 2 false denunce contro un padre non affidatario (v. in Trocmé N. e Bala N “False allegations of abuse and neglect when parents”).

Nel 2007 anche in Australia si rese necessario uno studio specifico, conseguentemente il moltiplicarsi di errori giudiziari che avevano finito di porre a rischio i minori con affidi a padri violenti. Lo studio («Allegations of family violence And child Abuse in family law children’s proceedings”) fu condotto dal Governo australiano e dall’ Australian Institute of Family Studies ed ha dimostrato che le false accuse di violenza domestica ed abusi sessuali su minori, da parte delle madri, sono in realtà rare e che le false denunce, quando si sono verificate, avevano maggiori probabilità di provenire da non affidatari e non collocatari dei figli minori (padri). In Inghilterra nel 2011-2012 il “Crown Prosecution Service” del Governo della Gran Bretagna dimostra con un analogo studio le stesse conclusioni! In 17 mesi di osservazione, tra il 2011 e il 2012, in Inghilterra e Galles furono registrati 5.651 casi di stupro e 111.891 casi di violenza domestica. Lo studio dei quali ha rivelato che solo 35 accuse di stupro, solo 6 accuse di violenza domestica e solo 3 accuse di stupro e violenza domestica insieme erano risultate infondate. Cioè lo 0,6% di denunce risultava infondata! Riguardo nello specifico gli abusi sessuali su minori, dobbiamo annoverare lo Studio Gold Standard svedese del 2002 di Sjoberg, RL e Lindblad, F. Divulgazione limitata di abusi sessuali su minori le cui esperienze sono state documentate da videocassette. American Journal of Psychiatry, 159 (2), 312-4, 2002. Nel caso un uomo abusante reo confesso ammise lo stupro di 10 bambini, provato con videocassette. I bambini vittime di quelle violenze furono interrogati, ma neppure la metà di loro riuscirono a verbalizzare l’abuso subito. Ciò a dimostrazione che i bambini non raccontano facilmente gli abusi veri subiti. Figuriamoci ad inventarli! Nello studio americano del 2007 di Mallory et al. (2007). Filial dependency and recantation of child sexual abuse allegations. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 46, 162-70, vengono presi in considerazione casi di bambini riaffidati in via esclusiva al padre che ne aveva abusato sessualmente (le cui prove determinavano in modo certo l’abuso avvenuto): bambini che erano stati riaffidati ai padri abusanti proprio perché avevano ritrattato. Si comprese che ciò era avvenuto perché minacciati e pressati psicologicamente dal padre abusante e, al contempo, non protetti adeguatamente dalla madre, spesso proprio a causa del loro allontanamento determinato dalle istituzioni. Viste le conseguenze distorsive dell’uso della Parental Alienation in favore di genitori abusanti e maltrattanti, tali da considerare non credibili donne e minori già vittime di violenza che finiva per essere rivittimizzate, nel tempo è stato necessario affinare le indagini. Sicché in USA nel 2011 Michael S. Davis, et al., pubblicando “Custody Evaluations When There are Allegations of Domestic Violence” verificarono esattamente l’inquinamento, la distorsione cognitiva provocata nel giudizio valutativo dei tribunali chiamati non solo a decidere l’affido ma anche a valutare casi di maltrattamento dei minori e abusi. A pag.12 dello studio si avverte che nel 21% dei casi in cui la violenza maschile sulla madre sia documentata da prove, tuttavia chi è chiamato a esprimere un parere tecnico (the evaluator corrisponde al nostro consulente tecnico, lo psicologo forense) ciò nonostante non giunge comunque a concludere che il padre abbia abusato della madre o del figlio. Questo avviene perché “Custody evaluators’ beliefs are more strongly associated with custody outcomes than what is actually going on in the real life of the family. Family court practitioners hold a lot of beliefs about domestic violence. Some of the most common beliefs have to do with false allegation.” Lo studio evidenziò come, sulle conclusioni degli psicologi/psichiatri forensi chiamati ad esprimere un parere in caso di dispute sull’affido del minore – fortemente influenzanti a loro volta le decisioni giudiziali – risultavano avere molta più influenza le convinzioni personali (belief) che la vita reale della famiglia, ossia i FATTI che essi avrebbero dovuto privilegiare. I valutatori risultavano giudicare dunque in base ai propri pregiudizi, instillati dal mito delle false accuse. Alla stessa conclusione e dopo un esame dettagliatissimo di centinaia di casi è giunta la Prof.sa Joan Meier della americana Georgetown University e lo stesso la canadese Prof.sa Linda Neilson Lo studio americano condotto nel 2017 dalla Professoressa Joan Meier della George Washington University Law School ha dimostrato che su circa 4.000 casi giudiziari nazionali riesaminati, il genitore violento (statisticamente il padre) grazie all’uso della Parental Alienation ha ottenuto la custodia dei figli minori o la visita senza supervisione nell’81% delle volte, esponendo a grave rischio i minori coinvolti. Si stima che quasi 60.000 minori americani ogni anno rischino dunque di continuare ad essere abusati, nonostante la separazione genitoriale e l’azione di madri protettive che hanno denunciato e sono state rese impotenti dalla Parental Alienation! Alle stesse conclusioni è pervenuta in Canada nel 2018 la Prof.sa Linda Neilson autrice di un reportintitolato Parental Alienation Empirical Analysis: Child Best Interests or Parental Rights? Il report è stato copubblicatodal Muriel McQueen Fergusson Centre for Family Violence Research (University of New Brunswick – Fredericton), e in collaborazione con FREDA Centre for Research on Violence Against Women and Children (Simon Fraser University – Vancouver). Anche la Professoressa Neilson ha evidenziato l’allarme distorsivo che si sta verificando sia nei tribunali civili che penali: grazie alla strategia processuale basata sulla Parental Alienation, i Giudici hanno smesso di giudicare i fatti ma si basano su meri pregiudizi, venduti come scientifici senza tuttavia esserlo. Il risultato? Bambini affidati a genitori violenti e madri protettive che denunciano sempre più spesso non credute, nonostante le chiare conferme dei figli minori, nonostante prove documentali e referti di pronto soccorso. Non aggiungiamo molti altri seri studi scientifici analoghi, peer review, solo per non rischiare la prolissità. In sintesi:
• le denunce di abuso false e strumentali da sempre vengono effettuate dai genitori non collocatari e non affidatari violenti, in genere padri, e solo molto raramente vengono presentate dalle madri affidatarie.
• La strategia processuale basata sulla pseudoteoria Parental Alienation sta distorcendo gravemente la valutazione giudiziale, la tutela dei minori e delle madri già vittime di violenza e abusi, nonché la percezione della Giustizia medesima. Da circa 25 anni la teoria della Parental Alienation (definita “pseudo teoria”, “junk science”, “apice della follia” dalla Comunità Accademica internazionale e da Corti Supreme di molti Paesi) ha indottrinato a questa falsa idea delle denunce false materne anche centinaia di studenti universitari e professionisti italiani, essendo stata materia di insegnamento di corsi Master e corsi formativi per futuri assistenti sociali, avvocati di diritto di famiglia, avvocati penalisti, psicologi giuridici e psichiatri forensi futuri CTU o CTP, tutori e curatori di minori, persino poliziotti, forze dell’ordine, Giudici, in particolare Giudici Onorari ( ossia nell’80% dei casi psicologi giuridici, pedagogisti o biologi). Che in realtà quella di denunciare falsamente si tratti di una strategia tipica del genitori non affidatari, dunque statisticamente di quei padri che abbiano visto i loro diritti genitoriali limitati, lo si deduce non solo in via logica, statistica ed in base a seri studi scientifici, ma anche dalle campagna programmatiche attuate dai movimenti MRA. Movimenti che rivendicano diritti maschili, ad esempio sostenendo che gli uomini sarebbero più maltrattati delle donne, più frequentemente vittime di maschicidio. Quella che segue è ad esempio una iniziativa prevista per il prossimo 4 ottobre e pubblicata in un uno di questi gruppi.     Si tratta probabilmente di padri già condannati per abusi sessuali sui loro figli ( gli unici che oggi in USA vedono limitati i loro contatti genitoriali, v. studio Joan Meier) o di padri violenti persuasi di poter ottenere l’attenzione dei figli solo eliminandone la madre. Da quanto si legge sembrerebbe proprio che essi stiano organizzando un’azione criminale comune, coordinandosi attraverso dei loro gruppi chiusi, con delle denunce CONGIUNTE tutte uguali, tutte FALSE, già programmate. “…il 4 ottobre, tutti i padri stanno organizzando una visita per avere un contatto con i propri figli. Porteranno i bambini in un altro Stato e denunceranno la madre per abusi sia fisici che sessuali. Una volta che i padri hanno i figli, non c’è niente che il sistema o le madri possano fare se non aspettare una domanda da presentare dalla madre per avere l’affidamento congiunto”. Dubitiamo che venga messa in atto. Anche perché abbiamo potuto smascherarla in anticipo. Tuttavia a bene vedere questa è sempre la stessa strategia usata da anni anche da tanti padri italiani violenti, sebbene non in modo congiunto. Analizzando centinaia di casi processuali, tutti uguali, abbiamo infatti notato che non infrequentemente padri violenti, talvolta non denunciati ma più spesso già denunciati, rinviati a Giudizio o addirittura condannati, sono giunti a minacciare o aggredire le ex o i loro bambini, al fine voluto e controllato di suscitare le reazioni difensive materne : fuggire, denunciare, riferire agli assistenti sociali o ai CTU circa gli agiti paterni. Una volta suscitata la reazione (o anche senza) denunciano le madri dei loro figli per “sottrazione di minore” o “calunnia” o “maltrattamenti” o per stalking giudiziario, a seconda della reazione suscitata o della fantasia del momento dello stratega. Denunce che oggi spesso vengono per fortuna ancora archiviate (segno che in ambito penale forse non tutto è perduto… per ora!). Ma se le eventuali archiviazioni di denunce per maltrattamenti/abusi sporte dalle mamme diventano, per queste donne, motivo gravissimo e sufficiente per perdere in automatico l’affido del minore e persino ogni futuro contatto, in quanto considerate alienanti o ostative, viceversa le ripetute archiviazioni delle denunce dei padri violenti, anche di quelli già condannati, non vengono nemmeno riportate in CTU, né minimamente considerate come grave indizio di inadeguatezza genitoriale. Ciò neppure quando il padre sia stato già condannato per maltrattamenti o lesioni e abbia già dato prova di essere persona aggressiva e pericolosa. Tutto ciò dovrebbe arrivare all’attenzione dell’Onorevole Valente, alla Commissione Femminicidio da lei presieduta ed alla Commissione per l’Infanzia presieduta dall’On. Ascari. Affinché si faccia chiarezza sui fenomeni distorsivi che stanno agendo nei tribunali non solo civili ma anche penali italiani, a danno di donne e soprattutto di migliaia di minori. 1) ossia la Parental Alienation intesa come PAS Sindromica, come Disturbo, comportamento o più genericamente fenomeno. La PAS, Parental Alienation sindromica è gardneriana, le altre sono le varie formulazioni elaborate da W. Bernet dai primi anni 2000 in avanti, al fine sempre risultato vano di inserire la “junk science” nel DSM e ICD11 Condividi3

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