Cinema: “MIGNONNES” (CUTIES): ragazzine invisibili!

6 Ottobre 2020 | Redazione

di S. D’Aquilio

Quando questo film è uscito sulla piattaforma Netflix mi sono ripromessa di guardarlo senza leggere nessuna recensione o critica, prassi che seguo sempre quando devo guardare un film ma che, in questo caso specifico, era necessaria per avere una mia idea scevra da qualunque condizionamento esterno.
La storia è quella di una ragazzina come tante, originaria del Senegal, la quale vive in un ambiente impregnato di tradizioni e veti che la madre di Amy, questo il nome della protagonista, accetta a testa bassa, apparentemente rassegnata al proprio ruolo di madrefattrice che cresce tre figli da sola, in Francia, mentre il marito è rimasto in Senegal per “affari” non meglio specificati.
Non esiste, questo padre, se non in qualche sporadica telefonata e nelle continue menzioni che di lui fanno la mamma di Amy, la sua anziana zia e le altre donne della comunità senegalese.
L’appartamento dove la bambina vive con la mamma e due fratellini è angusto ma si intravede subito una grande camera che nessuno può utilizzare, pena le ire della mamma. Amy non pone domande, già avvezza ad ubbidire abbassando lo sguardo. O, almeno, questo ci si aspetta da lei e questo lei rimanda alle donne adulte che la indottrinano sui doveri specifici di una donna: la bambina già si occupa dei fratelli minori, della casa, fa la spesa e cucina.
Amy inizia anche a frequentare un istituto scolastico dove non riesce a fare davvero amicizia con nessuno ma osserva in silenzio un gruppo di ragazzine della sua età (11 anni) che sembrano molto unite fra loro, anche se leggermente bulle nei confronti di altri compagni di scuola. La bambina ne è attratta come una calamita.
Un giorno, mentre si defila da una delle sessioni di preghiera impostale dal clan di donne di famiglia, intravede proprio una di quelle ragazzine, Angelica, nel vano lavanderia del loro condominio. È intenta a raccogliere il bucato dall’asciugatrice e, nel farlo, ascolta della musica e balla molto sinuosamente seguendo quel ritmo. Amy ne resta folgorata.

Questo la spingerà a cercare di attirare l’attenzione di Angelica e delle altre ragazzine del suo gruppo che sono impegnate a preparare una coreografia per partecipare ad un concorso di danza.
Amy inizia, così, un percorso interiore assai burrascoso, a tratti doloroso per farsi accettare dal gruppo delle “Mignonnes”. Ci riuscirà grazie a delle sue personalissime modifiche della coreografia, che le ragazzine avevano inventato, introducendo un po’ di twerking e scimmiottando pose sexy.
Non è questo il fulcro della storia, non è questo ballo il tema del film che bisogna guardare con il cuore aperto ed empatico verso Amy.

Mentre Amy prova la propria coreografia così provocatoria, mentre tenta disperatamente di farsi vedere, di farsi accettare dai pari, il proprio mondo familiare subisce un terremoto: la mamma che sembrava tanto sottomessa e convinta sostenitrice del ruolo della donna-madre silenziosa ed ubbidiente alle tradizioni, mostra un volto diverso e sofferente che Amy ignorava del tutto.
Inizierà una deriva/evoluzione di questa piccola guerriera, che si muove fra bisogno di amore, quello materno, e voglia di crescere sovvertendo le strette regole medievali che vede applicate in casa adottando comportamenti completamente OPPOSTI a quelli che ci si aspetterebbe da lei in un crescendo quasi autodistruttivo.
È la storia di qualcuno che cerca una propria identità, questo film, e giudicarlo dal ballo con movenze erotiche è sbagliato. Quel ballo estremo, anzi, dovrebbe insegnare qualcosa a noi adulti. Dovrebbe insegnarci che i nostri figli possono avere una vita sui social che noi ignoriamo del tutto, che possono cadere nei tranelli della ricerca di fama e successo ma, soprattutto, che anche quella che sembra una undicenne smaliziata e spregiudicata è solo una bambina che sta soffrendo e non sa a chi chiedere di lenire quella sofferenza. La conclusione del film riporta esattamente questo messaggio quando Amy, dipanato il nodo con la mamma, recuperata la propria identità, esce a giocare in strada con altri bambini, salta la corda dismettendo gli abiti da soubrette sexy ed indossando “solo” un meraviglioso sorriso di ritrovata felicità.

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