Petizione: I 6 MINORI PIEMONTESI, ALLONTANATI DAL TRIBUNALE DI TORINO DALLE LORO CASE E COLLOCATI IN DIVERSE CASE-FAMIGLIA, VENGANO ASCOLTATI E TORNINO SUBITO CON LE LORO MADRI

28 Luglio 2020 | Redazione

di Avv. M. Nacca

12–16 minuti

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In pochi giorni, sono giunte alla nostra Associazione le richieste di aiuto di 6 minori: tutti piemontesi, tutti sottratti alle loro case, alle loro madri protettive, alle loro vite, alla loro normalità, essendo stati collocati contro la loro volontà e dal tribunale di Torino in distinte case famiglia, sconosciute alle loro mamme. Chissà invece se note ai loro padri…

Quale la colpa di questi 6 minori, che chiedono di tornare a vivere con le loro mamme, rimanendo tuttavia del tutto inascoltati dai Giudici?

Essi avrebbero accusato i loro padri di abusi e violenze ed avrebbero chiesto di poter vivere con l’unico genitore che li fa sentire protetti: le madri.

Donne che, proprio per il bene dei loro figli nonché personale, si sono separate da uomini violenti e hanno avuto il coraggio di denunciare alle autorità competenti!

Questa sarebbe  la sola colpa degli uni e delle altre!

Ma se da una parte le istituzioni dicono alle donne di non subire, denunciando le violenze domestiche, dall’altra le stesse istituzioni, schizofrenicamente, le puniscono… e con loro anche i figli minori!

I primi 4 minori di cui parliamo sono fratelli, tutti tra i 16 ed i 6 anni, di Cuneo.
Così come riferito anche dai media, essi non avrebbero voluto ritrattare i loro racconti di abusi, che sarebbero stati agiti dal padre e, per tale motivo, sarebbero stati interrotti tutti i loro contatti: dapprima con la mamma e, da ultimo, anche fra loro, ridivisi in strutture diverse e senza possibilità di chiamarsi. Specie da quando hanno fatto sapere, 11 giorni fa circa, che avessero iniziato uno sciopero della fame: così “come Nelson Mandela” avevano scritto su un foglio, in un messaggio di aiuto.

Si tratta di minori che ci stanno insegnando cosa significhi difendere fino in fondo se stessi ed i loro diritti, i valori di Giustizia in cui evidentemente credono, nonostante la paura di ritorsioni.
Bambini che sono giunti a tanto per ottenere quei diritti essenziali  che ogni persona merita, per farsi ascoltare direttamente dai Giudici e rispettare nelle loro volontà. Senza intermediari che reinterpretino arbitrariamente ed inautenticamente il loro pensiero e le loro intenzioni.

Gli altri 2 minori che ci hanno contattate direttamente sono ragazze: 15 e quasi 14 anni. Coetanee ai due fratelli maggiori di Cuneo. Anche loro piemontesi.
Inviano un messaggio ed i loro numeri di telefono. Raccontano anch’esse di comportamenti violenti paterni: dapprima rivolti solo contro la madre e, come sembrerebbe, tali da richiedere l’intervento in Pronto Soccorso. Violenze che da ultimo avrebbero coinvolto esse stesse.

Anche queste minorenni scrivono di voler vivere con la madre. Ma visto che pure la loro madre ha denunciato, continuando a chiedere di mettere in protezione le loro figlie, nei giorni scorsi sono state allontanate anziché dal padre proprio da quest’ultima e dalla loro casa, per decisione di una CTU e del Tribunale di Torino, che hanno reputato la donna inidonea, in quanto essa sarebbe consciamente o inconsciamente ostativa verso la relazione paterna.

Così come gia’ avvenuto per la mamma dei 4 fratelli di Cuneo.

Tutto ciò avviene nonostante entrambi i padri di queste/i ragazze/i sarebbero stati rinviati a Giudizio e nonostante le due madri, denunciando, vengano riconosciute dai loro figli come genitori protettivi e adeguati. Genitrici che rendono felici e fanno sentire al sicuro i loro figli.

Minori che peraltro tanto bambini non sono più… ma ciò nonostante rimangono inascoltati e non considerati dai Giudici , così come le loro madri!

Eppure convenzioni internazionali ed europee, precise norme italiane prevedono il diritto/dovere per i Giudici di ascoltare e rispettare i minori. Specie in casi di violenza.

Quella di questi 6 bambini piemontesi tuttavia non è una storia isolata.

Non si tratta di eccezioni o di errori giudiziari, perché in tutta Italia casi analoghi si ripetono a centinaia, forse migliaia: in ogni Tribunale ordinario, ogni Tribunale per i Minorenni, in ogni Corte di Appello italiana. Ogni giorno continuano ad arrivarci richieste di aiuto da tutta Italia!
Persino la Cassazione, con la Ordinanza 9143/2020 del maggio scorso, ha confermato la ablazione di un bambino dalla propria madre protettiva, con collocazione in struttura educativa insieme al padre violento, in quanto la donna sarebbe “non resiliente” alle violenze paterne e dunque, secondo gli ermellini , finirebbe per essere lei ad influenzare negativamente la relazione genitoriale padre-figlio…. non il padre medesimo con ben 3 rinvii a giudizio per maltrattamenti!

Maison Antigone da tempo sta segnalando la grave deriva giurisprudenziale che si sta delineando in Italia e che sta rischiando di rendere inevitabilmente le donne, madri di figli minori, o impotenti complici della violenza domestica e degli abusi perpetrati da’ padri violenti sui loro bambini… o vittime rivittimizzate dalle stesse istituzioni!

MADRI e bambini che, a causa di schizofreniche decisioni giudiziali, se denunciano la violenza domestica e gli abusi rischiano ormai di rimanere senza adeguate protezioni e tutele efficaci da parte della Giustizia italiana, venendo i minori riaffidati proprio ai padri violenti!

Intendiamo denunciare quello che a nostro parere costituisce un grave attacco ai Principi supremi della Democrazia e della Giustizia, una grave violazione dei Diritti Umani ed un ripristino inaccettabile della potestà paterna violenta e abusante.

Del resto già vari ddl e proposte di riforma codiciale, presentate negli ultimi anni, hanno tentato il ripristino esplicito della potestà genitoriale, sbilanciata a favore di quella paterna, insieme alla pretesa di sensibile riduzione delle pene previste in caso di maltrattamenti domestici (art. 572 c.p.) e l’introduzione di una nuova fattispecie di reato, cd di “alienazione”, basata su di un costrutto ascientifico, nelle intenzioni dei proponenti esente da obblighi probatori, se non di una infondata diagnosi psichiatrico/psicologica di “alienazione parentale” (infondata in quanto basata sul nulla ascientifico) espressa da CTU addomesticati alla “junk science”: una cd scienza spazzatura (P. Fink 2012) pronta a reinterpretare normalissimi comportamenti materni di amore e di protezione, o atteggiamenti significativi di disturbi da stress post traumatico indotti dalle stesse violenze domestiche subite, in presunti “criteri” e sintomi di “alienazione” , “ostatività” o dipendenza.

Non e’ stata necessaria una riforma legislativa, proposta nel 2018 dal ddl 735 e dal ddl 45, per far si che la Legge 54/2006 venisse reinterpretata ed applicata a difesa soprattutto di padri violenti, abusanti e maltrattanti.

La Giurisprudenza italiana infatti appare oggi sempre più tesa verso la difesa unica e ad oltranza della sola relazione genitoriale paterna,  a detrimento di quella materna. Ciò avviene proprio quando il padre si dimostra fisicamente e psicologicamente violento sulla ex partner e sugli stessi figli minori, di cui si dispone l’affido.

Constatiamo quanto detto da innumerevoli casi che giungono alla nostra attenzione, direttamente o attraverso i media, nonostante condanne penali e rinvii a Giudizio per maltrattamenti, lesioni, stalking, abusi sessuali paterni sugli stessi figli minori.

Nel giro di pochi anni stiamo assistendo al rischio di un tracollo della Giustizia civile italiana, non più adeguatamente protettiva per i minori e le madri vittime di violenza domestica, la cui tutela é pur normata da Convenzioni Internazionali ed europee, nonché da norme costituzionali italiane.

Dapprima i tribunali di merito, negli ultimissimi anni anche le Corti di Appello italiane, sono state infatti indottrinate ad una “scienza spazzatura” che ritiene più pericolose e più inadeguate, come genitori, le madri protettive : quelle che denunciano le violenze domestiche subite e gli abusi sessuali incestuosi. Quella junk science che al contempo non ritiene pericolosi i padri violenti, di cui si raccomanda invece il mantenimento a tutti i costi della relazione genitoriale, prevedendo al contempo l’urgenza di ostacolare istituzionalmente e fermamente la relazione materna “non resiliente” alle violenze maschili, definita ingiustificatamente ostativa o alienante il padre.

Si tratta di una deriva giurisprudenziale che viola diritti umani fondamentali e sempre più spesso si applica non solo in caso di archiviazione delle denunce per insufficienza della prova, ma anche quando le prove testimoniali e documentali della violenza sono evidenti, chiare, nonché quando seguono uno o più rinvii a Giudizio e persino quando si arrivi a delle condanne penali del padre abusante!

La violenza paterna nei tribunali civili oggi rimane sempre più spesso ignorata, non considerata o non valutata come pericolosa: sia dai servizi sociali, che dagli educatori, dalle CTU ed infine dagli stessi Giudici.
E ciò in base a delle precise correnti psicologiche.

Secondo queste correnti , del tutto ascientifiche, i motivi per i quali dover mantenere la relazione genitoriale tra figli minori ed il padre violento, persino quello abusante sessualmente, risiederebbero nel fatto che, senza tale relazione, i minori strutturerebbero disturbi di personalità, depressione, disturbi di identità di genere, comportamenti antisociali.

Una affermazione senza alcuna logica ed alcun fondamento scientifico, che artatamente scambia i sintomi e le conseguenze di gravi abusi infantili, attribuendole in modo gravemente fuorviante al distacco del minore dal genitore violento, ossia alla misura protettiva e non alla vera causa: la violenza!

In nome di un principio di “bi-genitorialità” inautentico – ossia di una mal interpretata in quanto incondizionata esigenza di mantenimento delle relazioni genitoriali paterne post-separazione – in realta’ assistiamo all’annichilimento sia della madre che denuncia la violenza, sia della volontà nonché dei diritti dei bambini, che confermano quelle denunce.
E ciò avviene anche quando la verità di quelle denunce sia stata accertata con condanne penali: e questa è la riprova che la teoria della “alienazione parentale” non miri a disvelare e ostacolare le conseguenze di quelle eventuali e rare denunce strumentali che potrebbero essere avviate, ma sia finalizzato in verità  ad inquinare un sistema giudiziale, in modo cosi profondo e radicale, da giungere a tutelare i criminali e rivittimizzare le vittime!

Oggi nelle nostre Corti civili esiste dunque un serio problema non più di mera negazione, ma di vera e propria accettazione e apologia  della violenza domestica, di negazione degli effetti deleteri della violenza domestica sulle vittime, in primis sui minori, nonché dunque di mancata protezione per le stesse vittime.

Tutto cio’ avviene mentre un’altra Corte civile, investita di decidere per l’affido di un altro bambino, ha imposto il bavaglio ad un’altra madre che ha continuato a denunciare le violenze subite da lei e dal figlio anche durante o in occasione degli incontri protetti, paventandone addirittura la sospensione della responsabilità genitoriale in quanto apparirebbe “non fiduciosa” verso il padre maltrattante (già condannato più volte e per altre 3  rinviato a Giudizio per maltrattamenti,  lesioni e minacce )… dunque perché anch’essa immotivatamente ostacolante ossia “alienante”.

La contraddizione, l’incoerenza logica e giuridica, la violazione della Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo di NY e dell’UE, della Convenzione di Istanbul E della Convenzione di Strasburgo nonché di varie norme costituzionali , ci appare evidente e pericolosa, perché questa mancata giustizia indurrà le madri vittime a non denunciare più, i bambini vittime di abusi domestici a non essere più protetti: entrambi condannati a vivere in un ambiente di degrado, di violenza, imparando essi stessi uno schema comportamentale, introiettato come “normale”, che li indurrà ad agire in modo violento. Ossia in un modo non difforme da quello adottato da vari minori tra i 13 ed i 17 anni, scoperti  ad organizzare red rooms, assistendo e disponendo l’abuso, la tortura, la mutilazione e l’omicidio in diretta web di bambini di 2 e 3 anni!

Lo scorso anno e’ stato rilevato che in soli 24 mesi, ben 1.400 sono state le coppie genitoriali separate con figli minori, definite ad “alta conflittualità” che, ignorando esigenze di protezione più stringenti ed in violazione della Convenzione di Istanbul, sono state inviate dai Tribunali romani ai servizi sociali per un percorso mediativo.

Ciò ci deve dare la misura del rischio di tracollo istituzionale e sociale a cui si sta andando incontro.

Avv. Michela Nacca

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