PERCHÉ L’INIZIATIVA GIUDIZIARIA DI MAISON ANTIGONE PER I FATTI CRIMINALI DI CISTERNA DI LATINA

21 Marzo 2018 | Redazione

di Sergio Bellotti, Avv. Penalista

La nostra Associazione ha deciso di andare fino in fondo e chiedersi se si sarebbe potuto fare qualcosa di più, per evitare l’ennesima strage familiare annunciata e pianificata.

Sarebbe bastato forse leggere più attentamente e meglio i messaggi mandati dall’assassino nell’etere, via fb, in cui egli abbastanza esplicitamente preannunciava di esser capace, dunque presumibilmente in procinto, di fare qualcosa di inaudito e drammatico.

Sarebbe bastato chiedersi quale fosse la reale personalità di quest’uomo, posto che a quanto pare ed in base alla lettura di commenti espressi  da sedicenti ex compagne di classe, via fb, fin da ragazzino il Capasso avrebbe mostrato un’indole non proprio pacifica, pur avendo in seguito rivestito la divisa dell’Arma e venendo dotato di un’arma di ordinanza.

Sarebbe bastato ascoltare con più empatia e senso di responsabilità la povera moglie e le figlie terrorizzate, non limitandosi a chiedere loro la comprensione e il perdono, ma sentendosi in prima persona coinvolti e corresponsabili per quelle confidenze, che altro non erano se non un grido di aiuto a fare qualcosa in loro difesa.

Non esistono solo reati di azione, ma anche di omissione.

La complicità della società si manifesta quando essa decide di voltarsi dall’altra parte e non fare nulla.

Noi, con l’azione oggi depositata, vogliamo ricordare che il senso e l’esistenza della società stessa si basa su un patto sociale regolato da valori di solidarietà, norme e responsabilità ben precise, la cui negazione, specie a livello istituzionale,  pone in grave crisi gli stessi capisaldi del nostro vivere comune.

L’Avv. Sergio Bellotti, noto penalista romano, persona sensibile ed attenta alla difesa delle vittime di violenza,  con le seguenti dichiarazioni ci ha espresso le nostre medesime  istanze, decidendo di affiancarci e di farsi con noi promotore di un’azione forte che svegli le coscienze, la società e tutte le istituzioni …nessuna esclusa:

“L’Art. 1 della Dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne recita: “ E’ violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. “

Sul sito del Ministero dell’Interno fa bella mostra di sé la seguente pubblicazione:

“Della raccolta e monitoraggio dei dati sulla violenza di genere si occupa l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), organismo interforze Polizia-Carabinieri. Per le segnalazioni è attivo il 1522, il numero verde di pubblica utilità della Rete nazionale antiviolenza.

Sono in campo molteplici interventi: la tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, le risorse per finanziare un Piano d’azione antiviolenza e la rete di case-rifugio, la formazione sulle tecniche di ascolto e approccio alle vittime, di valutazione del rischio e individuazione delle misure di protezione, i corsi sulla violenza domestica e lo stalking.

E’ stata altresì inasprita anche la disciplina penale dei reati cd di genere, con misure cautelari personali, un ampliamento di casi per le associazioni a delinquere, la tratta e riduzione in schiavitù, il sequestro di persone, i reati di terrorismo, prostituzione e pornografia minorile e contro il turismo sessuale.

Sui territori le prefetture promuovono, dove emergono i bisogni e le esigenze, iniziative di informazione e sensibilizzazione per combattere sul nascere la violenza di genere: formazione nelle scuole, corsi di formazione per gli operatori delle strutture sociosanitarie, per migliorare la prima accoglienza, forme di collaborazione con gli enti locali e le associazioni per potenziare l’accoglienza e il sostegno alle vittime, task force e gruppi di lavoro per pianificare le iniziative e divulgare le “best practice”.

Reti di protezione, sensibilizzazione delle strutture e delle amministrazioni, interventi normativi e campagne di educazione civica…. ma se la gestione delle emergenze di genere viene affidata ad una giustizia che non sa ascoltare, a forze dell’ordine che non vogliono intervenire, a servizi territoriali che non sono in possesso di adeguate competenze, rimane la cronaca a raccontare del fallimento del sistema, della società, degli uomini e delle donne chiamate in soccorso dalla vittima di turno.

Rimane però, anche e soprattutto, il dovere di vigilare da parte della Magistratura sulle inadempienze, le omissioni e le illecite determinazioni assunte all’interno di questo virtuale spazio di ascolto delle vittime, per confermare la presenza dello Stato anche dopo che il proprio fallimento è stato gettato nelle cronache nazionali; per comprendere dove e chi abbia sbagliato, per punire ed insegnare – per il futuro ed il presente – che mai si potrà giustificare condotte che siano penalmente sussumibili in un concorso omissivo colposo proprio in quelle attività delittuose e dolose che quotidianamente la cronaca ci racconta, quasi fossero figlie di una ineluttabilità tale da pulire le coscienze di chi avrebbe dovuto ascoltare, indagare, intervenire… e non lo ha fatto.

Il caso di Cisterna di Latina appare esemplare in tale dinamica e Maison Antigone ha deciso di dire Basta!

Basta con la tolleranza della “superficialità”, con la quale gli uomini dello Stato e delle istituzioni in genere hanno sempre liquidato fatti ed atti che, giuridicamente, sono veri e propri contributi causali alle stragicommesse dal Capasso di turno.

Attraverso questa iniziativa lo Sato, per mano della Magistratura, è chiamato a prendere una posizione su questi contribuiti causali, perché abbiano un nome ed un cognome, un processo ed una pena, se dovuta.

Perché chi deve… intervenga; perché le Forze di Polizia, i Servizi territoriali, i Magistrati e la Polizia Giudiziaria sappiano che tali saranno considerati e giudicati: contributi causali all’evento doloso e nella speranza che – in futuro – vi siano sempre meno tragedie con donne e bambini nel ruolo di vittime per le quali trovarsi a domandare … se si sarebbe potuto evitare.”

https://www.termometropolitico.it/1295411_cronaca-ultime-notizie-latina-procura.html
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E

COMUNICATO STAMPA – DELITTO DI CISTERNA: L’ASSOCIAZIONE MAISON ANTIGONE PRESENTA UN ESPOSTO-DENUNCIA ALLA PROCURA DI REPUBBLICA

21 Marzo 2018 | Redazione

di Raffaella Bocci

2–3 minuti


L’associazione Maison Antigone, grazie al lavoro dell‘Avv. Penalista Sergio Bellotti, ha presentato questa mattina un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Roma affinché si indaghi sull’operato e sulle eventuali responsabilità del comando di Polizia e Carabinieri a cui la vittima si era rivolta.

I fatti, risalenti al 28 febbraio scorso, vedono ancora una volta una donna e madre, Antonietta Gargiulo, dover fare i conti con un marito violento e una sistema di tutela delle donne che non ha funzionato.

Nonostante gli esposti, nonostante gli interventi dell’avvocato di Antonietta, nonostante tutto, quell’uomo ha potuto continuare ad avere a disposizione l’arma di ordinanza con la  quale, nel triste epilogo, ha ucciso le due figlie e ridotto la moglie  in fin di vita prima di suicidarsi.   

L’associazione, che si occupa attivamente contro la violenza di genere, ritiene che debba essere fatta luce su eventuali responsabilità che abbiano portato al compimento di un delitto così efferato.    

Dopo aver lanciato 3 petizioni di cui una presentata alla Presidente della Camera Laura Boldrini lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, oggi Maison Antigone scende in campo per chiedere chiarezza sui fatti di Cisterna di Latina.   

Quello che Maison Antigone si chiede è se tutto questo poteva essere evitato, se qualcuno poteva tenere a bada un uomo violento e rancoroso come Luigi Capasso. Se qualcuno abbia visto e sottovalutato atteggiamenti e comportamenti di un uomo che, invece di  onorare la propria divisa in difesa dei più deboli, l’ha macchiata del sangue del suo sangue.

18 vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno, più di una donna a settimana barbaramente uccisa, a volte insieme ai suoi figli. Questo dato è sufficiente per interrogarci e scuotere le coscienze su cosa non stia funzionando nel nostro Paese, sulle responsabilità che ognuno di noi: Stato, Istituzioni, Associazioni e singoli cittadini debbano prendersi per combattere davvero il femminicidio.

v. le testate che ne hanno dato notizia

https://www.termometropolitico.it/1295411_cronaca-ultime-notizie-latina-procura.html

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PETIZIONE SU CHANGE.ORG: BRACCIALETTO ELETTRONICO OBBLIGATORIO CONTRO LA VIOLENZA SU DONNE E BAMBINI!

5 Marzo 2018 | Redazione

Dopo il gravissimo duplice figlicidio e tentato femminicidio compiuti da Luigi Capasso vogliamo dire BASTA!

BASTA alla leggerezza, BASTA alla totale mancanza di misure protettive per le vittime ed i loro figli, BASTA alla inadeguatezza ed incompetenza della maggior parte degli operatori che dovrebbero gestire situazioni di pericolo per le vittime ed i loro figli, BASTA alla superficialità ed alla rassegnazione sociale. Chiediamo che venga applicata OBBLIGATORIAMENTE la misura cautelare del braccialetto elettronico a tutti i soggetti ai quali, secondo le norme vigenti, possono essere applicate misure cautelari per reati attinenti alla violenza di genere, stalking e maltrattamenti in famiglia.

Chiediamo che anche le vittime siano munite del medesimo braccialetto elettronico, se acconsentono ad indossarlo, al fine di attuare una CONCRETA protezione dal proprio persecutore del quale, in questo modo, verrebbe rilevata la vicinanza!

Occorre più prevenzione e meno funerali. Lo Stato italiano non può più restare a guardare la mattanza di donne e bambini compiuta per mano di uomini lucidi, vendicativi, possessivi e maschilisti

https://www.change.org/p/sergio-mattarella-braccialetto-elettronico-obbligatorio-contro-la-violenza-su-donne-e-bambini

Di Avv. S. D’Aquilio

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GLI AVVOCATI E IL FASCINO PERVERSO DELLA PAS O ALIENAZIONE GENITORIALE

9 Febbraio 2018 | Redazione

di Avv. S. D’Aquilio

n questi giorni è tornato alla ribalta un argomento che gli avvocati familiaristi conoscono fin troppo bene: la cosiddetta Pas (sindrome da alienazione parentale-genitoriale) recentemente mutata in alienazione genitoriale e della quale abbiamo già parlato nel nostro articolo del 29 gennaio scorso.

Ciò su cui poco ci si interroga è il perché questa “sindrome”, inventata di sana pianta da un sedicente Professore Docente alla Columbia University, eserciti il proprio fascino perverso su moltissimi avvocati.

La prima risposta che verrebbe spontanea è che la Pas costituisce una facile strategia difensiva, sebbene non degna di fondamento, peraltro costosissima (perché comporta un lungo iter processuale ed il coinvolgimento anche di consulenti del Tribunale e di parte, psicoterapia, percorsi di mediazione ecc…), che tuttavia costituisce essa stessa di per sé una fonte di traumi per i minori coinvolti.

Cavalcarla nei Tribunali è stato agevole e poco impegnativo, perché per evocarla è bastato citarne il teorizzatore, Richard Gardner, indicarne i titoli accademici (senza specificare che fossero inveritieri!) per poi passare ad illustrare brevemente al Giudice delle condotte considerate tout court “alienanti” di un genitore (normalmente la madre) verso l’altro, ma spesso senza specificare molto di più e senza che vi fosse un minimo di seria indagine preventiva, per poi semplicemente presumere, da ciò, l’esistenza di una “alienazione” e, per di più, di una “sindrome da alienazione”!

Una volta evocata la famigerata Pas, l’iter giudiziario diventa fra i più dolorosi e penosi immaginabili: i bambini ed i ragazzi vengono analizzati in minuziose CTU (consulenze tecniche d’ufficio) e, sovente, inviati in psicoterapia per recuperare A TUTTI I COSTI il rapporto con il genitore cosiddetto alienato (poco importa se fosse abusante o maltrattante il minore stesso).

Il tutto con somma soddisfazione del legale che ha messo in moto tale procedura nonché, almeno inizialmente, del genitore “alienato”.

Tuttavia la soddisfazione processuale ed economica non sono sufficienti, a nostro sommesso avviso, per spiegare l’enorme successo della Pas fra gli avvocati (degli psicologi ci occuperemo in separato articolo). Non lo sono perché è una lettura superficiale ridurre ad una mera questione di soldi e successo processuale tutto il male che viene fatto ai minori coinvolti, a causa della battaglia di CTU e CTP che si innesca in tali casi, ma anche perché spesso si impongono incontri protetti fra questi minori ed il genitore “alienato” (spesso abusante o maltrattante).

Dopo anni trascorsi nei Tribunali e patrocinando cause di diritto di famiglia, possiamo affermare che, a nostro sommesso parere, tra gli elementi che attirano gli avvocati in un procedimento di affidamento di minori che evochi la Pas vi sono anche fattori ulteriori e più profondi, spesso inconsci (altre volte perfettamente consci) all’avvocato medesimo e che affondano le loro radici nelle stesse dinamiche psicoaffettive del singolo legale, nelle sue motivazioni e nei suoi condizionamenti più intimi.

Gli avvocati del resto sono persone, assolutamente imperfette e con una propria storia che non ha ricadute evidenti in cause di diritto ordinario ma potrebbe averne in cause più delicate e dai risvolti psicologici ed affettivi importanti, come appunto avviene nelle separazioni e nei divorzi giudiziali. Gli avvocati che si dedicano al diritto di famiglia, dunque, dovrebbero avere una formazione di qualità ed improntata SEMPRE ad un’azione giudiziaria scevra da condizionamenti e pregiudizi personali perché, in caso contrario, non si può assumere una difesa efficace.

Pertanto, possiamo asserire che un avvocato che “sposi” la causa del proprio assistito in modo del tutto acritico fino al punto da cavalcare una sindrome inventata come la Pas, non sta svolgendo il proprio mandato con la necessaria competenza.

Aggiungiamo che il medesimo legale affascinato dalla Pas non può certamente difendere in modo efficace le donne vittime di abusi o maltrattamenti poiché, sovente, la Pas viene utilizzata proprio per smantellare ogni accusa di abuso o maltrattamento, assumendo che i figli (cioè i testimoni per eccellenza di reati endofamiliari) sarebbero manipolati dalla madre, vittima denunciante.

Di conseguenza, ci chiediamo come possa un legale che ha utilizzato la Pas nella propria casistica giudiziaria, ergersi a paladino dei diritti delle donne vittime di violenza. Eppure è ciò che accade con un dualismo quasi schizofrenico.

Si tratta di quesiti che dovrebbero far riflettere innanzitutto gli avvocati, proprio quelli che hanno subito il fascino della Pas e che sono convinti essa esista davvero. Dovrebbero essi stessi distinguere fra ciò che è un comportamento rilevabile oggettivamente ed analizzabile nel contesto in cui si manifesta ed una sindrome che venne inventata per colpire le vittime di violenza e, spesso, viene spasmodicamente cercata nelle CTU per finalità che sono assai lontane dal tutelare il benessere dei minori.

Occorrono, dunque, un’etica ed una coerenza professionale che vanno ben oltre il codice deontologico forense e che dovrebbero fare naturalmente parte del sentire ed agire di un avvocato familiarista competente.
Il nostro compito, quello degli avvocati, non è quello di creare sindromi pur di vincere una causa. Il nostro compito è difendere un assistito e le sue ragioni, ma solo se queste sono legittime e non manifestamente infondate perché, viceversa, ne saremmo complici.

Tuttavia, nel diritto di famiglia, il nostro compito di avvocati è ancor più delicato poiché è primariamente quello di tutelare anche i minori ed il loro benessere: perché tutto ciò che viene espletato in un processo di separazione/divorzio giudiziale ha un forte impatto personale e sociale del quale noi avvocati dovremmo sentirci responsabili. Sempre!

“La famiglia è un’isola che il mare del diritto può solo lambire e non sommergere” (Arturo Carlo Jemolo)

Il Parere – EDUCAZIONE ALLA SESSUALITÀ: OSTACOLI E PREGIUDIZI

14 Gennaio 2018 | Redazione

di Bruna Rucci, psicologa e psicoterapeuta

A seguito delle sconcertanti notizie giunteci, che vedono le ragazze italiane assolutamente ignoranti circa sessualità e metodi contraccettivi, abbiamo chiesto un piccolo approfondimento ad una psicoterapeuta che ci ha inviato le sue riflessioni e testimonianza.

Lo scenario che emerge è davvero preoccupante ed i genitori italiani risultano ancora troppo legati a dannosi tabù.

Le giovani donne italiane sono tra le più ignoranti d ‘Europa in materia di informazione sessuale.

Da una recente indagine della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO), emerge che le giovani  donne italiane hanno informazioni non corrette sulla sessualità, ottenute da internet o dagli amici.

Alcuni dati?

-il 56% non conosce la posizione esatta della vagina, figuriamoci se sa come avviene l’orgasmo in una donna.  Molte mie giovani pazienti hanno l’orgasmo in modo “casuale”, ossia non conoscono i meccanismi e gli stimoli che le porterebbero al raggiungimento del piacere. Si “affidano “ al partner, anche lui mal informato, la cui “teoria” sessuale si basa su informazioni prese dai porno, con insoddisfazione e frustrazione reciproca.

-il 42% delle italiane non utilizza  nessun metodo anticoncezionale durante il primo rapporto, e anche chi usa la pillola non utilizza il preservativo nei rapporti occasionali, con conseguente rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. La pillola è usata dal 16% delle donne, ancora esiste la paura che faccia ingrassare e che gli ormoni facciano male.

La vendita dei preservativi è in calo.

Spesso anche i medici non sono preparati a fornire le giuste informazioni e il sostegno adeguato ai giovani nel compiere determinate scelte.

Da cosa deriva tutta questa disinformazione rispetto ad altri Paesi della Comunità Europea?

In Italia, complice perbenismo e tabù di derivazione cattolica, non si fa educazione sessuale, ed in questa lacuna siamo anche stai  allertati dalla Comunità Europea. In Italia ancora si vuole evitare il problema. Oltre ad essere all’ultimo posto nella prevenzione sessuale di gravidanze e di malattie trasmesse sessualmente, siamo all’ ultimo posto nell’educazione sessuale.

L’educazione sessuale  nelle scuole è OBBLIGATORIA in tutta Europa dalla scuola materna, associata all’educazione contro i ruoli e gli stereotipi di genere.

In Italia non esiste una normativa chiara a riguardo, e il tutto è lasciato al caso, alla sensibilità ed apertura  di presidi e coordinatori scolastici che devono scontrarsi con l’approvazione o meno delle famiglie.

In molti altri Paesi della Comunità Europea è materia scolastica, come la matematica.

Quindi doppio vuoto informativo per i ragazzi; la famiglia, spesso impreparata o addirittura contraria che si parli di sesso, omosessualità e contraccezione ai propri figli, e la scuola, senza una normativa precisa a riguardo.

Un vuoto familiare e istituzionale che porta i ragazzi all’informazione “fai da te”, con  risultati negativi  che arrivano anche agli stupri e all’utilizzo della donna come oggetto sessuale.

Eppure i giovani fanno sesso, male, senza precauzioni, spesso in modo occasionale e slegato da ogni valenza affettiva, di scambio con l’altro.

Ma tutto questo sembra non interessare ai politici, a chi redige programmi scolastici e nemmeno ai genitori, che preferiscono non sapere, o illudersi che i propri figli”ancora certe cose non le facciano”. Come psicoterapeuta esperta in sessuologia, mi è capitato in una scuola superiore di Roma, dopo aver ottenuto a fatica il consenso da parte dei genitori, per tenere un corso di educazione affettivo-sessuale, di vedermi costretta a lasciare a metà arrivata all’informazione sull’uso corretto degli anticoncezionali e del preservativo.

Eppure i ragazzi, nonostante i temi trattati, ascoltavano con interesse, facevano domande pertinenti, cercavano disperatamente quelle informazioni che nessuno era in grado di fornire loro, nel vuoto assoluto pieno di tabù e pregiudizi che vive la sessualità nel nostro Paese.

IL PARERE. Le conseguenze psichiche degli abusi sessuali nell’infanzia

24 Dicembre 2017 | Redazione

del Dottor Andrea Mazzeo, Psichiatra

Maison Antigone ha chiesto ad uno psichiatra con esperienza ultratrentennale di illustrare le conseguenze degli abusi sulle vittime minorenni. Abbiamo ricevuto delle considerazioni davvero interessanti e che ci fanno comprendere quali possano essere le resistenze ad affrontare la pedofilia in modo incisivo e risolutivo ancora oggi, nel 2017. La nostra petizione/progetto di legge circa la introduzione di una anloga Legge Megan in Italia, dunque, diventa fondamentale per sensibilizzare le coscienze e vi invitiamo a firmarla e a diffonderla.

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“La psichiatria e la psicologia hanno trascurato per lunghi anni le conseguenze psichiche delle violenze e degli abusi sessuali subiti nell’infanzia preferendo soffermarsi sugli effetti di ipotetici e mai dimostrati conflitti intra-psichici e sulla ricerca, sino a ora infruttuosa, di ipotetiche cause organiche alla radice dei più gravi disturbi mentali.

Sigmund Freud era giunto a comprendere le cause dei disturbi mentali ma poi, per paura o vigliaccheria, ha preferito abbandonare quelle ipotesi, abbandonando così al loro destino i suoi pazienti.

Nel 1896 Freud tenne una conferenza alla Società di psichiatria e neurologia di Vienna, dal titolo “Etiologia dell’isteria” (cfr Opere complete di Freud, Ediz. Boringhieri, testo elettronico, pag. 2383). In questa conferenza “Freud espone, in modo specifico per l’isteria, la teoria del trauma sessuale precoce, e cioè della seduzione da parte di adulti subita nella prima infanzia(dalle avvertenze editoriali). Freud dichiarò di non avere alcun dubbio sulla veridicità dei racconti fattigli dai suoi pazienti, che gli furono confermati anche da terze persone coinvolte in quegli episodi.

La conferenza suscitò molte critiche da parte dei medici presenti i quali consigliarono a Freud di abbandonare questa teoria pena la condanna all’oblio della nascente psicanalisi. Cosa che Freud ha fatto, abbandonando la teoria della seduzione infantile da parte degli adulti e teorizzando che i traumi sessuali riportati dai suoi pazienti fossero solo loro fantasie e non realtà vissute traumaticamente.

Gli altri psicanalisti seguirono Freud su questa strada; solo uno psicanalista ungherese, Sandor Ferenczi, l’allievo preferito di Freud, restò fedele alla teoria del trauma sessuale precoce come causa di disturbi psichici. Ferenczi fu allontanato dalla Società di psicanalisi e venne fatto passare per demente.

Si deve arrivare al 1980, quando uno psicanalista statunitense, Jeffrey Masson, studiando gli archivi di Freud scoprì e rivelò al pubblico i motivi per i quali Freud abbandonò la teoria della seduzione in favore della teoria delle fantasie infantili e del complesso di Edipo. Il libro con il quale Masson ha fatto queste rivelazioni, “Assalto alla verità”, non è più in commercio; un estratto del libro si può consultare qui.

Successivamente è la psicanalista Alice Miller che ha approfondito i legami tra disturbi psichici e violenze abusi sessuali subiti nell’infanzia; per questo motivo la Miller è stata espulsa dalla Società psicanalitica. Lo stesso destino di Ferenczi.

Va ricordato anche il gruppo coordinato dallo psicologo Andrea Vitale che sta lavorando sulla teoria del deficit parentale (http://parentaldeficit.blogspot.com/).

Solo di recente la psichiatria e la psicologia stanno rivalutando, tra i fattori responsabili dei disturbi mentali, le violenze e gli abusi sessuali nell’infanzia.

Nel 2006 si è svolto a Madrid il XV congresso della Società internazionale per il trattamento della schizofrenia e delle altre psicosi (ISPS); nel corso del congresso sono stati presentati numerosi lavori scientifici focalizzati sugli abusi infantili come causa di psicopatologia dell’adulto. La rivista spagnola online Tendencias sociales ne ha dato notizia con un titolo forte: “L’abuso infantile è la prima causa della schizofrenia”. Purtroppo è stato il sito ufficiale del congresso è stato hackerato, come si può vedere; questo fa comprendere che di abusi sessuali non si può parlare liberamente pena ritorsioni.

Uno dei lavori più interessanti presentati a questo convegno è quello di un gruppo di lavoro inglese che ha trovato delle correlazioni significative tra abusi sessuali subiti nell’infanzia e la comparsa di allucinazioni uditive (le famose voci) da adulti.

​Siamo solo all’inizio di questi studi ma i risultati sembrano indicare un’importanza sempre crescente delle violenze e degli abusi sessuali infantili come causa dell’insorgenza di disturbi mentali negli adulti. Correlati a violenze e abusi sessuali sono vari disturbi di personalità, in primo luogo il disturbo borderline di personalità, oltre l’anoressia mentale, molte forme depressive e depressivo-ansiose, disturbi fobici e ossessivi.

Per ripetere un concetto di Alice Miller, “psicosi, droga e criminalità sono l’espressione cifrata delle prime esperienze infantili”.

IL PARERE: LA VIOLENZA AI MINORI

18 Dicembre 2017 | Redazione

di Antonella Del Monte e Luciana Piermattei, Educatrici professionali

5–7 minuti


L’intervento multidisciplinare fra professionisti e il ruolo dell’educatore professionale

Maison Antigone collabora con diverse figure professionali che costituiscono la nostra rete di supporto per donne e minori vittime di abusi.

Abbiamo chiesto il contributo di due operatrici professionali in ambito minorile al fine di comprendere meglio il fenomeno per poterlo combattere con efficacia.

Il problema della violenza ai minori è sempre esistito nella storia. Purtroppo fa parte di un male congenito dell’umanità; attualmente riguarda milioni di bambini nel mondo.

Vittime dello sfruttamento, della povertà, dell’abuso cinico e bieco.

La devastazione nell’anima: ecco quello che deve cercare di “curare” chi si trova a dover seguire casi di minori abusati. Ci si trova di fronte a bambine/i in età, in cui la serenità e la spensieratezza dovrebbero favorirne la crescita, e che sono invece lacerati dal più pesante dei tradimenti: quello subito da chi credevano fosse dalla loro parte!

Il fenomeno della violenza, è caratteristico di relazioni perverse, ove conflitti non risolti da una generazione, vengono espulsi in quella successiva.

A scatenare reazioni violente contro i propri figli nella maggior parte dei casi sono l’abuso di alcool e di stupefacenti, mentre la correlazione tra povertà e maltrattamenti, benché esistente, non sembrerebbe essere altrettanto costante. All’interno di ogni relazione familiare multiproblematica c’è sempre il cosiddetto “paziente designato” sul quale si scaricano le negatività dei membri più disturbati, in una sorta di mala eredità transgenerazionale.

Ci sono ancora profonde difficoltà emozionali nelle vittime, spesso coinvolte affettivamente con le figure familiari che compiono abusi su di loro.

Il timore di reazioni aggressive, di separazioni, di abbandoni o la paura di essere giudicati pazzi, cattivi o bugiardi, costituiscono i freni principali alla ribellione e alla rivelazione della violenza sia da parte dei bambini sia da parte (a volte) dell’altro genitore non abusante (spesso la madre) che pur intuendo o conoscendo addirittura l’episodio criminoso, non ha la forza di opporvisi.

La violenza ai minori è il più delle volte sommersa, quindi non facilmente

diagnosticabile, è un fenomeno nascosto per il quale c’è una drammatica carenza di dati.

E’ indispensabile, pertanto, costruire intorno al bambino e alla sua famiglia una rete di vigilanza, di cure e di sostegno fin dal grembo materno.

L’intervento in generale

Per combattere la violenza degli abusi dobbiamo soprattutto prevenire e poi curare la deprivazione. Dare una risposta corale in favore di tutti quei bambini abusati e maltrattati che coinvolga tutti, umanamente e professionalmente. E’ importante sottolineare sempre l’”insieme” degli interventi.

L’intervento specifico multidisciplinare fra professionisti

E’ necessario costruire un sapere comune per ottimizzare l’intervento creando un quadro di riferimento concettuale a cui attingere nei casi di abuso. Quadro di riferimento che può scaturire soltanto dal dialogo e dal confronto di diverse figure professionali quali:

psicologi, assistenti sociali, insegnanti, educatori, giuristi.

Va sottolineato, pertanto, che è necessario sintonizzare e integrare i diversi piani di intervento: giudiziario, psicosociale , terapeutico e clinico. In questi anni abbiamo riscontrato numerosi casi di violenze ed abusi ai minori (spesso sommerse) collaborando con strutture quali Centri d’ascolto, Scuole e Case famiglia, operando in qualità di educatrici

professionali.

Il ruolo dell’educatore professionale

Per meglio comprendere il ruolo dell’educatore professionale, nei casi di abuso ai minori è bene sottolinearne il profilo professionale.

In particolare le attività dell’educatore professionale si esplicano attraverso una gamma di interventi che si estendono in un arco molto ampio: di promozione o prevenzione primaria; di prevenzione più specifica con interventi precoci laddove si profilino occasioni di rischio o di difficoltà; di trattamento e reinserimento in presenza di difficoltà già

manifestatesi. I vari interventi sono svolti in collaborazione con altre figure professionali.

L’educatore professionale nel merito del suo intervento, è il “tecnico della relazione”, è un operatore che, vivendo la quotidianità con l’utente è a diretto contatto anche con la sua “emozionalità”, e quindi in grado di conoscerne l’andamento.

Pertanto è una figura, in grado, di riassumere in sé le competenze per poter operare proficuamente, fermo restando il rispetto delle peculiarità delle altre figure professionali che risultano essere, comunque indispensabili, per mettere a punto una politica d’intervento mirata.

Insomma, come già detto, è necessario sintonizzare e integrare i diversi piani di intervento: giudiziario, psicosociale, terapeutico, clinico per arrivare a costruire un percorso integrato e sinergico risolutivo nei casi di violenza ai minori.

La scommessa è: mobilitare tante competenze per raccogliere e costruire “sapere condiviso”, garantite rispetto ad una cooperazione comunicativa.

BASTA AL FAVOREGGIAMENTO DELLA PEDOFILIA E DELLA PEDOPORNOGRAFIA IN ITALIA ED IN EUROPA! ISTITUIAMO IL PUBBLICO REGISTRO PEDOFILI

17 Dicembre 2017 | Redazione

di Avv. Michela Nacca6–7 minuti


Rendiamo i pedofili identificabili e tracciabili pubblicamente come già avviene negli U.S.A.

Perché il diritto alla privacy dei pedofili non può prevalere sul diritto dei bambini ad essere tutelati dalle violenze sessuali, dallo sfruttamento sessuale e dalla pedopornografia!

In Europa i bambini e le bambine  abusate sessualmente sono 18 milioni.

In Italia su circa 80.000 chiamate l’anno giunte a Telefono Azzurro il 10% dei casi riguardano violenze sessuali.

Uno studio del Centro Aurora di Bologna (Centro Nazionale per i bambini scomparsi e sessualmente abusati) ha evidenziato che in Italia  dal 2004 al 2007 sono scomparsi 3.399 minori. E la situazione sta peggiorando: nell’ultimo decennio molte di più sono state le scomparse di bambini, dato l’aumento di immigrazione clandestina di minori.

La pedofilia, la pedopornografia, le violenze sessuali sui bambini e le bambine, il turismo sessuale, fenomeno molto diffuso tra gli italiani così come tra uomini europei ancora oggi troppo poco ostacolato, costituiscono reati particolarmente pericolosi per il futuro dei piccoli abusati che porteranno per sempre le cicatrici della violenza spesso con ripercussioni a livello psichico e sociale.

Un registro pubblico dei pedofili, nella maggior parte dei  casi recidivi, permetterebbe di identificare prontamente persone già condannate per pedofilia che si aggirano in luoghi frequentati da minori e prevenire così qualsiasi forma di avvicinamento.

Negli USA, nonostante le violenze sessuali sui minori siano nettamente inferiori, il fenomeno viene contrastato con maggiore forza rispetto all’Europa, specialmente in fase preventiva e tenendo conto del fatto che i “predatori sessuali” sono dei recidivi.

Innanzitutto grazie alla “Legge Megan”, che prende  il nome da Megan Kanka, bambina  di sette anni che fu rapita, violentata e uccisa nel 1994 da un vicino di casa pluripregiudicato per reati  sessuali su minori.

Dal 1997 in Usa le autorità devono schedare i condannati per delitti sessuali su minori: in tutti gli Stati è prevista la registrazione in una banca dati elettronica dell’amministrazione penitenziaria, acquistabile da parte di qualsiasi cittadino su Cd-Rom  per 35 dollari, oppure consultabile tramite un numero verde o un cd-rom disponibile presso i commissariati, le biblioteche o le fiere delle contee.

A breve, è stato previsto che i pedofili americani siano identificati come tali anche sul loro passaporto, ciò per rafforzare la lotta contro il turismo sessuale con minori e lo sfruttamento infantile. Il Dipartimento di Stato americano infatti  applicherà una sorta di “bollino” sui documenti di chi ha commesso questo tipo di reati ed il retro del passaporto recherà la dicitura “Il proprietario è stato condannato per un reato di tipo sessuale nei  confronti di minori ed è schedato secondo la legge americana”.

In Europa la materia di abuso, sfruttamento dei minori e pornografia minorile sono regolate dalla Direttiva 2011/92/UE.

La Convenzione di Lanzarote già dal 2007 prevede “la registrazione e alla conservazione dei dati relativi all’identità, nel rispetto della privacy e ad uso interno, nonché al profilo genetico (DNA) delle persone condannate per reati sessuali, affidati ad un’unica autorità nazionale che deve interfacciarsi con le altre autorità degli Stati membri”. Tuttavia tale normativa è rimasta inapplicata dalla maggior parte degli Stati membri.

In Italia l’esistenza di una banca dati nazionale, ma a mero uso interno per le forze di polizia, è stata prevista dalla legge 36 del 2006.

Ciò stante noi chiediamo che in Italia ed in tutta Europa:

1.    Venga soppressa la condizione contenuta nella stessa Convenzione di Lanzarote, inerente la tutela della privacy dei pedofili  condannati.

2.    Sia creato un Registro Pubblico Pedofilia ove siano inseriti tutti i dati identificativi di responsabili di reati di  pedofilia e pedopornografia (nome, cognome, data di nascita, residenza, domicilio, riconoscimento fotografico) consultabile da ogni cittadino  via web.

3.    Venga introdotta la “Legge Megan” prevedendo che  chiunque è condannato per qualsiasi genere di reato a sfondo sessuale,  in cui vittima sia un bambino o un minore, perdendo ogni diritto alla privacy, con  l’obbligo di registrare presso le Forze dell’ordine i propri dati  anagrafici, il proprio domicilio e i propri spostamenti, gli sia imposto  il divieto assoluto di frequentare, lavorare e/o risiedere nelle  vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori o dal genere di persona normalmente bersaglio dei propri crimini.

4.    Coloro che si siano macchiati di gravi reati sessuali su minori vengano resi identificabili sul loro passaporto, con specifico ed esplicito riferimento alla condanna subita.

Riteniamo infatti che il diritto alla privacy di un condannato per pedofilia NON SIA PIU’ MERITEVOLE DI PROTEZIONE DEL DIRITTO DEI BAMBINI DI POTER ESSERE SALVATI DA VIOLENZE SESSUALI!

Solo l’introduzione delle misure da noi richieste e sopra indicate, infatti, potranno efficacemente contrastare in via preventiva la pedofilia: l’adozione di politiche e legislazioni diverse da quelle sopra suggerite potranno solo testimoniare la piena complicità ed il favoreggiamento compiuto dalle istituzioni europee ed italiane verso tali odiosi reati!

Firmiamo tutti l’introduzione del Registro Pubblico Pedofili, affinché lo Stato e l’Europa ci mettano realmente in  condizione di difendere preventivamente i nostri figli e nipoti!

https://www.change.org/p/presidente-parlamento-europeo-istituzione-pubblico-registro-pedofili

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Comunicato Stampa – L’ASSOCIAZIONE MAISON ANTIGONE FIRMA UN’IMPORTANTE PETIZIONE CONTRO LA PEDOFILIA

15 Dicembre 2017 | Redazione

di Raffaella Bocci

5–7 minuti


Si chiede l’istituzione di un pubblico registro dei pedofili e l’adozione in Italia e in Europa della statunitense “Legge Megan”

I dati del Telefono Azzurro sono agghiaccianti: ogni anno in Europa 18 milioni di bambini sono vittime di abuso sessuale. Nel 2016 sono stati gestiti 301 casi e l’Interpol ha identificato 5 bambini vittime di abusi sessuali on line al giorno. Una vittima su due è una bambina al di sotto degli 11 anni.

E questi sono i casi denunciati che rappresentano solo la minima parte di un fenomeno difficile da stimare se si tiene conto di tutti i minori immigrati che giungono nel nostro Paese privi di identità e di tutti i bambini che svaniscono nel nulla senza lasciare traccia.

Ogni anno in Italia scompaiono circa 100 bambini di cui si perde ogni traccia, in Europa ben 270 mila.

Proteggere i bambini è un dovere che deve coinvolgere tutti i cittadini.

La Convenzione di Lanzarote del 2007 e la successiva rettifica del 2012, prevedono “la registrazione e la conservazione dei dati relativi all’identità, nel rispetto della privacy e ad uso interno, nonché al profilo genetico (DNA) delle persone condannate per reati sessuali, affidati ad un’unica autorità nazionale che deve interfacciarsi con le altre autorità degli Stati membri”. Tuttavia tale normativa è rimasta inapplicata dalla maggior parte degli Stati membri.

Le misure fino ad oggi adottate in Italia e nel resto d’Europa inoltre, non tengono sufficientemente conto dalla facilità di adescamento da parte dei pedofili anche per mezzo della rete internet. Attraverso il web si può entrare in contatto con i minori, conoscere le loro abitudini e controllare i loro spostamenti. I casi di abusi sessuali sui minori sono in costante aumento anche grazie all’incontrollabile villaggio globale.

Tutto questo nella maggior parte dei casi sfugge al controllo degli adulti di riferimento, i collegamenti internet sono sempre più facili attraverso gli smartphone attraverso i quali i minori possono relazionarsi inconsapevolmente con potenziali pedofili.

La prevenzione e la tutela dei minori deve giocare un ruolo di primo piano per contrastare questo fenomeno, tra cui anche la pedopornografia e il turismo sessuale i cui dati sono sempre più allarmanti. In questo contesto è indispensabile rendere i cittadini attori protagonisti della lotta alla pedofilia.

Negli Stati Uniti nel 2007 è stata introdotta la Legge Megan, che prende il nome da Megan Kanka, bambina di sette anni che fu rapita, violentata e uccisa nel 1994 da un vicino di casa pluripregiudicato per reati sessuali su minori.

Già perché chi si macchia del reato di pedofilia è sempre recidivo e di solito è  stato egli stesso un bambino abusato.

A breve sempre in USA i pedofili saranno identificati anche mediante segnalazione sul passaporto al fine di combattere il turismo a sfondo sessuale con minori e lo sfruttamento infantile. Il Dipartimento di Stato americano infatti applicherà una sorta di ‘bollino’ sui documenti di chi ha commesso questo tipo di reati ed il retro del passaporto recherà la dicitura “Il proprietario è stato condannato per un reato di tipo sessuale nei confronti di minori ed è schedato secondo la legge americana”.

L’Associazione Maison Antigone chiede pertanto l’Istituzione di un Registro Pubblico Pedofili e lo ha fatto pubblicando una Petizione elaborata dalla nostra Presidente Avv. Michela Nacca pubblicata su change.org https://www.change.org/p/presidente-parlamento-europeo-istituzione-pubblico-registro-pedofili.

Cio’ affinche’

  • Venga introdotta la “Legge Megan” prevedendo che chiunque venga condannato per qualsiasi genere di reato a sfondo sessuale, in cui vittima sia un bambino o un minore, perda essenzialmente ogni diritto alla privacy per un periodo variabile, da un minimo di 10 anni dalla data del rilascio fino a tutta la vita, con l’obbligo di registrare presso le Forze dell’ordine il proprio domicilio e i propri spostamenti, il divieto assoluto di frequentare, o risiedere nelle vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori o dal genere di persona normalmente bersaglio dei propri crimini,  l’affissione di tali dati in un registro pubblicamente consultabile, assicurando il diritto a qualunque cittadino  di accedere a tali dati tramite appositi siti Internet e che venga previsto che, anche in Italia ed in Europa, coloro che si siano macchiati di gravi reati sessuali su minori vengano resi identificabili su passaporto, con specifico riferimento alla condanna.
  • Coloro che si siano macchiati di gravi reati sessuali su minori vengano resi identificabili sul loro  passaporto, con specifico ed esplicito riferimento alla condanna.

Solo l’introduzione delle misure da noi richieste e sopra indicate, infatti, potranno efficacemente contrastare in via preventiva la pedofilia: l’adozione di politiche e legislazioni diverse da quelle sopra suggerite potranno solo testimoniare la piena complicità ed il favoreggiamento compiuto dalle istituzioni europee ed italiane  verso tali terribili reati!

Essere adescati da un pedofilo è più facile di ciò che si pensa, può capitare a ognuno dei bambini che si incontriamo per strada ogni giorno . Nessuna cura potrà far guarire un bambino abusato.

Per questo motivo Maison Antigone ritiene che sia determinante la prevenzione a 360° ad opera di tutti i cittadini, piuttosto che un eventuale inutile recupero di ferite che non potranno mai essere rimarginate.  

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PANDORA È RIUSCITA A GETTARE IN UN SOLO COLPO 50 ANNI DI FEMMINISMO ITALIANO

14 Dicembre 2017 | Redazione

di Marzia Lazzerini

Cosa vogliono le donne per Natale? Soprattutto rispetto

Non potevamo crederci ma  purtroppo è tutto vero. La scritta apparsa ieri nei cartelloni  pubblicitari del grande marchio Pandora ci ha lasciate sgomente. Sono riusciti a mettere insieme i più beceri stereotipi sul genere femminile e questo accade a nemmeno una settimana dal 25 novembre, in cui si è  ricordata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Una pubblicità così non si vedeva nemmeno negli anni ’60, quando le donne erano ritratte con grembiule e ai fornelli mentre il marito, stanco, tornava da lavoro e si sedeva a tavola. Non possiamo tornare indietro e  bruciare in questo modo un pezzo di storia del femminismo italiano.

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Il PARERE: LA VIOLENZA E’ UNA MALATTIA?

2 Dicembre 2017 | Redazione

di Bruna Rucci psicologa psicoterapeuta

Maison Antigone, denunciando il rischio di depenalizzazione del reato di maltrattamenti, abbiamo chiesto alla dottoressa Bruna Rucci, psicologa e psicoterapeuta, un parere in merito.

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La violenza nelle relazione è la forma di violenza più comune nella vita delle donne, in tutto il mondo, superando ogni altro tipo di abuso fisico e sessuale.

La comunità scientifica ha da tempo abbandonato la visione della violenza verso le donne come malattia psicologica, perché non può descrivere quello che accade, né generare strumenti efficaci di intervento.

1- Affermare che la violenza verso le donne sia una malattia di cui è affetto chi la esplica, non è confermato da studi e ricerche. Nel caso della violenza domestica i violenti aggrediscono fisicamente solo la loro compagna, moglie, fidanzata (a volte anche i figli). Quindi c’è una scelta razionale su chi attaccare, come, quando e dove, che la persona con reali disturbi psichici, come uno schizofrenico, non è in grado di fare. Il comportamento dei violenti non corrisponde, quindi, a quello di individui con problemi mentali o psichici.

2- Affermare che la violenza sia una perdita di controllo, ossia un “ raptus”, (termine caro a media e giornalisti per giustificare stupri e femminicidi) scatenato dalla incapacità di gestire rabbia e frustrazione, non corrisponde a quanto succede nella realtà.

Le ricerche e lo studio dei comportamenti dei violenti nei confronti delle donne, hanno evidenziato che il presunto raptus (momento di assoluto obnubilamento delle facoltà razionali), non si scatena mai verso colleghi, amici o passanti, ma è rivolto sempre contro moglie o fidanzata.

L’azione violenta è spesso preparata con cura.

Pedinare la futura vittima, tenderle un tranello per incontrarla da sola, andare all’incontro con una tanica di benzina e sostenere dopo di non sapere cosa si stesse facendo, sono in aperta contraddizione.

Il violento abituale sceglie con cura le sue tecniche. Picchia solo in privato, o fa in modo di non lasciare prove e testimoni. Alcuni minacciano gli affetti della vittima (figli, animali domestici, parenti), facendo scelte razionali su come fare del male alla donna anche quando pretendono di aver “perso la testa“. In questi comportamenti, così studiati e selettivi, possiamo riscontrare patologia o disturbo psichico?

La violenza è un comportamento scelto in modo cosciente ed i suoi fini sono il predominio e l’abuso.

Chi è violento nei confronti della moglie o fidanzata, all’interno della relazione, lo è con lo scopo di ottenere il controllo psicologico e sociale su azioni, pensieri e sentimenti della partner.

Chi usa violenza verso la donna ha aspettative determinate su chi deve “comandare” e sui meccanismi ritenuti accettabili per sottometterla.

Dice alla donna cosa fare e si aspetta di essere obbedito, è convinto che lei non abbia diritto a sottrarsi al controllo, si sente giustificato ad usarle violenza.

Getta la colpa dei suoi atti sulla donna e non si sente responsabile o in colpa per il dolore, la sofferenza o la morte.

La violenza di genere è il risultato di relazioni sociali basate su dominio e diseguaglianza, e si nutre ed alimenta dalle giustificazioni culturali, religiose, economiche e politiche.

Finché nella società esisteranno, tra uomo e donna, disparità di ruoli, mentalità, peso economico, peso sociale, la violenza continuerà ad essere presente.

La violenza esercitata dagli uomini sulle donne è riconosciuta come una violazione dei diritti umani (ONU 1993 Dichiarazione per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne).

Metropolis.Positano News e Punto Stabia. Pimonte. Raccolta di firme alla Boldrini, in 46mila chiedono le dimissioni di Palummo

29 Novembre 2017 | Redazione

Definì lo stupro una bambinata, ora il sindaco di Pimonte corre ai ripari. Ma è troppo tardi

28 Novembre 2017 | Redazione

Il sindaco di Pimonte prova a recuperare organizzando tre eventi in concomitanza con la Giornata Nazionale contro le violenze sulle donne

https://www.ilgazzettinovesuviano.com/2017/11/28/palummo-pimonte-stupro/
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VesuvioLive: “Non è una bambinata ma uno stupro”: 46mila firme contro il sindaco di Pimonte

28 Novembre 2017 | Redazione
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Cronache della Campania: Stupro Pimonte, parte la raccolta firme per chiedere dimissioni del sindaco

28 Novembre 2017 | Redazione
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Il Giornale.it. 46mila firme contro il sindaco che definì stupro “bambinata”Una 15enne venne violentata da un gruppo di minorenni. E il sindaco sminuì i fatti.

28 Novembre 2017 | Redazione

Il Mattino. «Uno stupro non è una bambinata», 46mila firme per chiedere le dimissioni del sindaco

28 Novembre 2017 | Redazione

AGV. Campania, Associazione ‘Maison Antigone’ consegna 46.000 firme alla Boldrini per dimissioni sindaco Pimonte

28 Novembre 2017 | Redazione

Il tema della petizione: ‘uno stupro non e’ una bambinata’

https://agvilvelino.it/article/2017/11/28/campania-associazione-maison-antigone-consegna-46-000-firme-alla-boldrini-dimissioni-sindaco-pimonte/
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ViviCentro. “Ragazza stuprata da 11 ragazzi, il sindaco la definisce una bambinata”

28 Novembre 2017 | Redazione
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L’ASSOCIAZIONE MAISON ANTIGONE CONSEGNA 46.000 FIRME ALLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI il 25 novembre 2017

27 Novembre 2017 | Redazione

Il Sindaco di Pimonte deve dimettersi: uno stupro non è una bambinata

In occasione della giornata dedicata alla lotta alla violenza sulle donne il sindaco di Pimonte, Michele  Palummo, che definì lo stupro di gruppo ai danni di una ragazzina di 15 anni una “bambinata”, suscitando non poche polemiche, ha deciso di dedicare tre giorni di eventi, convegni e mostre, al tema del sopruso degli uomini sulle donne. Nessun riferimento, però, viene fatto alla ragazza costretta a lasciare il paese perchè vittima una seconda volta quando i coetanei furono scarcerati dopo solo un anno dal fatto e se li ritrovò liberi di girare in strada tra l’omertà dei paesani e le dichiarazioni imbarazzanti del sindaco (http://video.repubblica.it/cronaca/lo-stupro-una-bambinata).

L’associazione Maison Antigone in occasione dell’evento #Inquantodonna alla Camera dei Deputati, ha consegnato alla Presidente della Camera Laura Boldrini 46.000 mila firme raccolte per chiedere le dimissioni del Sindaco di Pimonte e si è impegnata a sostenere questa battaglia e a pubblicare un comunicato stampa in favore di questa petizione. Lo stupro non è una bambinata. “Ci ha lasciato sgomente un anno fa conoscere la storia della ragazzina di 15 anni di Pimonte stuprata ripetutamente da 12 suoi coetanei, minacciata, dileggiata e ricattata dai video registrati durante gli stupri.

E ci ha lasciato nuovamente sgomente l’aver appreso che un anno dopo il verificarsi di questi crimini orrendi, il sindaco durante un’intervista sostenesse che lo stupro commesso fosse stata solo una bambinata e che la vicenda fosse da archiviare come storia passata.

– Dichiara Michela Nacca Presidente dell’Associazione – Vogliamo dare voce alle 46.000 firme raccolte e consegnate alla Presidente Boldrini per chiedere ancora una volta le dimissioni del Sindaco di Pimonte, 46.000 persone sono con noi in questa battaglia e credono che una dichiarazione simile non possa essere sostenibile.

di Marzia Lazzerini

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LIBER@TA DALLA VIOLENZA. Convegno ad Albano Laziale

25 Novembre 2017 | Redazione

di Avv. Michela Nacca

Sabato 25 novembre 2017, nella Giornata internazionale celebrativa del Contrasto alla violenza sulle donne, abbiamo partecipato alla Tavola Rotonda “Liber@ta dalla Violenza”, organizzata dalle ore 17,00 nella bella Sala Conferenze di Villa Ferrajoli, Museo Civico di Albano Laziale, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali dello stesso Comune.

Ha moderato le Relazioni che si sono susseguite la Dottoressa Annarita Garbini, Consigliera Comunale e Presidente della Commissione Consiliare III, che insieme al Sindaco di Albano L. Nicola Marini ed al Consigliere Gabriele Sepio, ha fortemente voluto questo confronto di istituzioni ed associazioni, per approfondire sempre di più una relazione di attività sinergiche tra le varie componenti territoriali, volte a rafforzare una rete sociale che, tramite un sistema di Protection Network nel territorio già attivo ed operante dalla fine del 2013, possa preventivamente arginare e sconfiggere il fenomeno della Violenza sulle donne, nonché costituire una valida protezione per le vittime di maltrattamenti e abusi.

Insieme alla Dottoressa Adamo ed alla Dottoressa Di Maglie, è intervenuto alla Tavola Rotonda il nuovo Dirigente dei Servizi Sociali Dott. Francesco Centofante, che ha confermato la propria disponibilità nel proseguire l’attività già avviata da anni da chi l’ha preceduto nell’incarico ora da lui ricoperto, la Dottoressa Camarda, con la collaborazione della Cooperativa Prassi e Ricerca che, nella persona della Dottoressa Antonella Panetta, ha spiegato il lavoro svolto per e con il Comune di Albano L., sia in attività formative che di accoglienza e protezione delle vittime di violenza.

Noi di Maison Antigone, attraverso la Relazione della scrivente Presidente Avv. Michela Nacca, abbiamo esposto i valori della nostra Associazione di Promozione Sociale, la nostra mission, indirizzata verso il supporto e la valorizzazione femminile. Abbiamo spiegato ai numerosi cittadini presenti nella Sala quali siano le molteplici attività già messe in campo dalla nostra Associazione, grazie alle professionalità diversificate delle nostre associate:

  1. attività di aiuto e supporto alle vittime, nonché a donne in difficoltà, con l’apertura di sportelli antiviolenza e di un centro di ascolto per donne e coppie in crisi;
  2. attività di consulenza legale e psicologica gratuita
  3. attività di assistenza legale e giudiziaria (in ambito processuale civile, penale e canonico) potendo usufruire, laddove necessario e possibile, del gratuito patrocinio;
  4. assistenza psicoterapeutica;
  5. attività di formazione, realizzate da Maison Antigone nelle scuole con Progetti di alternanza scuola-lavoro destinati a studenti di 3, 4 e 5 anno superiore;
  6. convegni, tavole rotonde e seminari;
  7. corsi formativi attivati in collaborazione con istituzioni pubbliche e private.

La Presidente ha inoltre esposto l’attività intensa di sensibilizzazione sociale e formazione delle nuove generazioni, attuata da Maison Antigone attraverso la comunicazione sociale mediatica (sito web associativo e profili facebook, instagram , twitter) con la elaborazione e l’avvio di mirate Campagne mediatiche e di Petizioni. Tra queste é’ stata ricordata la Petizione “Dimissioni del Sindaco di Pimonte: lo stupro di una bambina non è una bambinata”, promossa da Maison Antigone tramite la piattaforma Change.org contro le dichiarazioni che furono rese dal Sindaco di Pimonte nel luglio 2017, cosi come riportato da La7 e da tutte le testate giornalistiche nazionali. Una Petizione che ad oggi ha raggiunto sulle 46.000 sottoscrizioni e che, nella stessa mattinata del 25 novembre, e’ stata consegnata alla Presidente Laura Boldrini, in occasione della partecipazione di Maison Antigone all’evento #InQuantoDonna a Montecitorio.

L’Avv. Simona D’Aquilio, Vice Presidente di Maison Antigone, Avvocato familiarista e Membro del “Progetto Donna” istituito dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma per attuare progetti volti alla tutela della donna e dei suoi diritti, ha spiegato la delicatezza del ruolo preventivo e sociale dell’Avvocato familiarista nell’interazione con le vittime di violenza, ma anche nei casi di quotidiana conflittualità processuale in sede di separazione e divorzio: ella ha spiegato come solo attraverso l’acquisizione di una competenza specifica sul tema, non meramente giuridica ma prima di tutto psicologica ed empatica, nonché con la collaborazione positiva di mediatori familiari, psicologi e psicoterapeuti, sia spesso possibile arginare situazioni di potenziale violenza, riconducendo la conflittualità insita in ogni procedimento separativo e processuale su binari volti alla sicurezza.

La Dottoressa Raffaella Bocci, collaboratrice di Maison Antigone, Giornalista, già Autrice in Rai, esperta di comunicazione pubblicitaria nonché attualmente Direttrice Didattica della scuola a metodo “Giorgina Borgani”, presente nel territorio, ha spiegato l’importanza di una rinnovata comunicazione non sessista, scevra di pregiudizi che possono innescare meccanismi di rifiuto e violenza: una nuova comunicazione da attuare non solo in ambito sociale, ma prima di tutto nelle famiglie e nelle scuole, nella formazione dei bambini, che saranno gli uomini del futuro.

Il Dottor Andrea Bernetti, Presidente del Centro di assistenza Maltrattanti (CAM), ha delineato in quali casi é possibile attuare un percorso psicoterapico di riabilitazione degli uomini violenti, sottolineando la necessità di una azione preventiva.

La Tavola Rotonda é stata chiusa dai suggestivi canti di un Coro composto di sole donne, provenienti da tutto il mondo, che hanno cantato una tradizione orale internazionale di storie femminili.

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INCONTRO – #InQuantoDonna -Camera dei Deputati 25 novembre 2017

25 Novembre 2017 | Redazione

di Raffaella Bocci

Eravamo circa 1300 donne, l’aula del Parlamento era gremita. Per un momento sembrava più una festa che una commemorazione, forse perché quello che ci aspettavamo era sì un incontro importante, ma un po’ retorico, di  quelli in cui la politica fa resoconti e illustra progetti.

Arriva la Presidente Boldrini, inizia la Giornata di commemorazione contro la violenza sulle donne. Poche parole introduttive tutt’altro che banali e poi, una dopo l’altra, le testimonianze delle donne che sono sopravvissute, di madri che cercano di dare un senso alla propria vita dopo la morte delle loro figlie. Parla Antonella Penati che continua a combattere nonostante suo figlio Federico sia stato ucciso, a colpi di coltello e a soli otto anni, per mano di quel padre che ha voluto in questo modo barbaro punire Antonella per non volersi sottomettere alla sua cultura islamica. Quello che ci indigna ancora di più è che Federico è stato ucciso mentre si trovava in un campo neutro, quello dei servizi  sociali, dove il piccolo doveva incontrarlo in un “ambiente protetto”.

Il padre si è poi ucciso con quello stesso coltello insanguinato da un reato così efferato. Ma per Federico nessuno ha pagato.

La mamma parla con grande coraggio e lucidità, ha chiesto giustizia per suo figlio alla Corte di Strasburgo, perché in Italia la Cassazione ha assolto chi avrebbe dovuto proteggerlo. Proteggere quel figlio, nato per amore e diventato vittima della scelleratezza dell’essere umano. Eppure Antonella era lì, a raccontare la sua storia, a rinnovare il suo impegno per salvare anche un solo bambino dal figlicidio, a chiedere  giustizia.

Già, perché Antonella ha dovuto anche subire l’accusa di essere una madre esagerata, di voler privare il bambino dell’affetto dell’altro genitore.

Conosciamo Serafina Strano, stuprata durante il turno di notte nella guardia medica di Tre Castagni in un paesino della Sicilia mentre semplicemente faceva il suo lavoro. Racconta di aver aperto a quel paziente che chiedeva aiuto e di aver passato le seguenti ore mentre veniva violentata e seviziata, a pregare di riuscire a rimanere in vita.

Emanuela De Vito, una giovane donna calabrese accoltellata alle spalle dal suo ex fidanzato ventitreenne mentre camminava. Viva per miracolo.

La sua voce spezzata dalla commozione, dalla paura, dalla morte che seppur in vita ancora porta dentro, perché l’uomo che l’ha colpita è tranquillamente libero di uscire di casa dopo una pena che negli anni è stata ridotta ai domiciliari, fino ad ottenere persino il diritto di uscire di casa per recarsi al lavoro. E poi ancora Alice Masala vittima allora dodicenne del cyberbullismo, sopravvissuta al linciaggio mediatico sui social ad opera di suoi coetanei senza pietà. E poi la mamma di Tiziana Cantone morta suicida dopo la diffusione di un suo  video personale on line.

Parla  la mamma di Sara Di Pietrantonio: una storia agghiacciante che vede la giovane romana tristemente protagonista di un amore malato in cui il suo  fidanzato, non accettando la fine della loro storia, l’ha prima strangolata e poi data alle fiamme. Aveva solo 22 anni.

È poi la volta di Blessing Okoedion arrivata in Italia per lavorare e gettata sulla strada dai suoi aguzzini. Blessing era arrivata in aereo con tanto di passaporto e non su un barcone, non immaginava neanche cosa l’avrebbe attesa una volta giunta sul nostro Paese. La forza e il coraggio di denunciare, solo questo l’ha salvata.

Una dopo l’altra le testimonianze si susseguono, lo sgomento e la commozione invadono l’aula perché a sentirle tutte insieme queste donne  ci riportano con i piedi per terra. Già, perché tutti ascoltiamo i servizi del telegiornale della sera, 5 minuti in cui ci soffermiamo sulla notizia di un femminicidio, ma poi torniamo distratti alla nostra routine, alla cena da mettere in tavola, a una conversazione in chat con un’amica. Finisce il tg e ognuno è ancora nella sicurezza o nell’inferno delle proprie mura domestiche.

Alla Camera siedono per la prima volta in 1300: donne delle istituzioni, donne delle forze dell’ordine, donne abusate, donne delle associazioni e donne comuni. Quando le senti parlare queste donne la cui vita è stata violata per sempre, una dopo l’altra, ti rendi conto che queste tragedie non sono poi tanto lontane da noi.

Usciamo con la consapevolezza che qualcosa possiamo davvero fare, che la mentalità del Paese deve cambiare, che abbiamo il compito di educare le nuove generazioni al rispetto, che dobbiamo iniziare a pensare che quando si parla di violenza, quello che avviene nella porta accanto, al piano di sotto o di sopra, non è più un affare privato di chi queste tragedie le vive dentro casa.

Solo così potremo dire di essere tutti impegnati nella lotta contro la violenza sulle donne e cambiare davvero le cose.

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“NON SOLO LARA” al MAXIMO di ROMA

18 Novembre 2017 | Redazione

Convegno sulla violenza alle donne

Il 18 novembre 2017 Maison Antigone ha partecipato alla Tavola Rotonda “Non solo Lara” al Maximo Sport & Fitness di Roma, con i ragazzi del Liceo Artistico.

Quello di novembre è un mese interamente dedicato al contrasto alla violenza sulle donne ed in tutta Italia si susseguono iniziative a ciò dedicate.
Noi di Maison Antigone ce ne occupiamo tutti i giorni, tutto l’anno, accogliendo le donne nei nostri centri, ascoltandole quando ci chiamano al telefono, consigliandole, assistendole legalmente e psicologicamente.
Ma soprattutto coinvolgendole nella nostra squadra, che ormai è una rete di donne sempre piu’ vasta, eterogenea dal punto di vista professionale e culturale, ma accomunata da un unico obiettivo: combattere il sessismo, la discriminazione sul lavoro, ma soprattutto il maschilismo imperante che ancora ci opprime, limita e offende.
In questo mese di novembre abbiamo voluto celebrare la lotta alla violenza sulle donne intensificando i nostri interventi fra la gente, con Convegni e Tavole rotonde, per fare sempre più informazione e sensibilizzazione sociale, ed attraverso queste attuare una formazione.

Ciò abbiamo voluto fare soprattutto tra le nuove generazioni.

Il 5 novembre siamo state invitate al Macro di Testaccio, spazio Factory, insieme a SuLLeali – Comunicazione Responsabile, dove abbiamo incontrato cittadini e cittadine di ogni età; il 6 novembre ci siamo confrontate al Senato, insieme a molti altri esperti ed alle istituzioni.

Sabato 18 novembre abbiamo avuto l’incontro per noi più significativo ed emozionante, nella palestra Maximo Sport & Fitness di Roma, con Riccardo Evangelista, dinanzi i ragazzi del Liceo Artistico Sarandi, i loro docenti, i genitori e molti altri giovani.

Il loro silenzio assoluto e l’attenzione massima prestata, in oltre due ore di Relazioni, ci fa capire quanto la società e le nuove generazioni in realtà siano sensibili ai temi presentati ed abbiano voglia di formarsi, per un mondo più paritario, scevro da discriminazioni e sessismi.

L’encomiabile progetto fotografico presentato dai ragazzi, avente come tema la violenza sulle donne, è stato da tutti noi molto apprezzato.

Volentieri ne pubblichiamo le immagini!

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IL COORDINATORE GENITORIALE: VERSO UNA FORMA DI TUTOR PER GENITORI?

17 Novembre 2017 | Redazione

di Avv. S. D’Aquilio

Sta lentamente emergendo una nuova figura professionale che affiancherà i Giudici che trattano la materia della separazione, divorzio ed affidamento dei minori: il “coordinatore genitoriale”. Soggetto non meglio specificato, senza un inquadramento specifico (non sarebbe propriamente un mediatore familiare) questi avrebbe il ruolo di contenere il conflitto della coppia genitoriale e tutelare il superiore interesse dei figli minori.

Tuttavia, per chi di diritto di famiglia si occupa da tempo, tale innovazione, importata dagli Stati Uniti, pare alquanto superflua ed, anzi, piuttosto sconcertante per i seguenti motivi:

in Italia esiste già ed è utilizzata la MEDIAZIONE FAMILIARE, percorso volontario e non costrittivo praticabile in caso di mera conflittualità genitoriale (e fra persone intelligenti ottiene ottimi risultati), mirante a dirimere ogni acredine fra coniugi al fine di ripristinare un dialogo costruttivo nell’interesse dei figli minori. La mediazione è attiva, ormai, nei consultori familiari ed a TITOLO GRATUITO. Non solo: ciò che accade in una mediazione familiare non può in alcun modo essere riferito a Giudice e/o avvocati, trattandosi di un colloquio riservato e di fiducia assoluta fra coniugi e mediatore il quale potrà solo rilasciare un documento che attesti se la mediazione è fallita (MAI quali siano i motivi del fallimento) o se si è giunti ad una risoluzione dei problemi più rilevanti (gestione dei figli, mantenimento, orari di visita ec…) che verrà, in seguito, trasposta da un legale in un accordo di separazione o di divorzio.

Tale efficace strumento, in realtà, in Italia non è mai decollato a pieno regime: molti avvocati ne diffidano, i magistrati tentano di inviare coppie litigiose in mediazione ma, sovente, invece di utilizzare i molti mediatori familiari accreditati presso gli uffici giudiziari ed i Municipi, delegano tale delicata fase ad un consulente del Tribunale il quale ha dei costi economici di non poca entità e, normalmente, non dovrebbe occuparsi di effettuare la mediazione familiare ma solo consulenze tecniche di ufficio volte a determinare la capacità genitoriale della coppia o altri aspetti psicologici della famiglia. Non solo, ci domandiamo anche se una donna che abbia subito seri maltrattamenti o violenze DOVRA’ (come, purtroppo, siamo avvezze a vedere), sotto osservazione di un Giudice, ricostruire un dialogo con un uomo che ha fatto di tutto per distruggerla anche giudiziariamente. Inoltre, come già accennato, stiamo parlando di “professionisti” non meglio qualificati. Dovranno essere mediatori abilitati da anni? Assistenti sociali? Oppure basterà seguire un corso con un monte ore assolutamente insufficiente?

In ultimo, ma non di minore rilevanza, ci pare questa la deriva di un sistema il quale sembra faccia davvero fatica a comprendere che è NECESSARIO innanzitutto proteggere le vittime e solo in seguito capire se esista tra i coniugi un semplice conflitto, e non un maltrattamento, perché, a nostro avviso, un mero conflitto può essere oggetto di una buona mediazione familiare o altro percorso psicoterapeutico nel quale le parti si trovino sul medesimo piano relazionale. Un maltrattamento o, peggio, una violenza subita non consentono alcuna forma di REALE dialogo, neppure nel superiore interesse dei figli, e certamente non nell’immediatezza dei fatti.

A ben guardare, dunque, questa nuova figura del coordinatore genitoriale sembra partorita da un sistema giuridico filostatunitense al quale tanto piace istituire un tutor per i genitori ma che sembra avere un solo, amaro scopo: introdurre i costi di nuovi consulenti del Tribunale dei quali, onestamente, non si sente alcuna necessità.

L’Esodo, film- denuncia. Protagonista una donna.

9 Novembre 2017 | Redazione

di Marzia Lazzerini

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LA VIOLENZA SULLE DONNE – SALA S.MARIA IN AQUIRO SENATO

6 Novembre 2017 | Redazione

Lunedì 6 novembre 2017 siamo state invitate dal Sen. Scilipoti Isgrò come Relatrici nel Convegno “Violenza Sulle Donne”, presso il Senato della Repubblica Italiana, Sala di Santa Maria in Aquiro.

Il Convegno, che ha gettato le basi per futuri tavoli di studio ed iniziative parlamentari, si è caratterizzato per il confronto tra varie donne abusate in età adolescenziale, nell’attualità impegnate nel mondo sociale a combattere la violenza di genere, tra cui Shaneen Clarke, che ha entusiasmato i presenti con il suo intervento volto ad incitare le donne ad “osare di essere grande” vivendo il proprio sogno.

L’Avvocata Criminologa Luana Campa, evidenziando le contraddizioni del nostro sistema legale e giudiziario, ha delineato gli obiettivi del DDL s 2434, di cui il Senatore Scilipoti Iscgrò è stato il primo firmatario.

La Dottoressa Iris Magrì, psicologa, ricordando la propria vicenda personale ha richiamato la reciprocità dell’amore coniugale.

Il Pastore Oscar Meza Orsi e la Pastora Elena Posarelli , condannando fermamente la violenza agita sulle donne e partendo da letture veterotestamentarie, nonché vicende personali, hanno ricordato la vocazione degli uomini ad amare le donne.
L’Avv. Rotale e dello Stato Città del Vaticano Michela Nacca, Presidente di Maison Antigone, ha di seguito voluto ricordare che, con novità assoluta rispetto al contenuto del Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento testimonia la depenalizzazione cristiana del reato di adulterio commesso dalla donna,  ridotto a mero peccato, attraverso la parificazione assoluta tra uomo e donna, nella loro dignità, nei loro diritti e responsabilità, personali e coniugali.

La nostra Presidente ha illustrato i valori e gli obiettivi di Maison Antigone, nonché le attività già svolte dalla nostra Associazione, sottolineandone le peculiarità e gli interventi competenti. La spiegazione del nostro logo, ritraente un volto femminile, ha aiutato a comprendere l’importanza di coinvolgere le donne vittime di abusi in iniziative che le aiutino a rendersi protagoniste del cambiamento personale e sociale auspicato.

Dopo l’intervento dell’Avv. Pulcini e di alcune donne presenti in sala, che hanno preso la parola testimoniando le proprie esperienze ed iniziative di contrasto agli abusi di genere, il Senatore Scilipoti Isgrò ha tirato le somme del confronto, suggerendo ulteriori incontri di approfondimento e studio, finalizzati a porre azioni di contrasto efficaci alla discriminazione ed alla violenza di genere.

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TAVOLA ROTONDA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE al MACRO – ROMA

5 Novembre 2017 | Redazione

Signori e Signore… Ingresso libero dalla violenza

Ieri 5 novembre 2017 siamo state ospiti di Sulleali allo spazio Factory del MACRO. L’obiettivo delle quattro giornate, che termineranno domani, è quello di sensibilizzare gli uomini circa la violenza che dilaga nel nostro paese.

La Tavola Rotonda, moderata dalla giornalista Raffaella Bocci, membro della nostra Associazione, ci ha visto protagoniste insieme alla consigliera regionale Marta Bonafoni al vice questore Stefania D’Andrea all’avvocato Sabrina Fiaschetti dell’associazione Be Free, ha toccato vari aspetti della violenza.

Si è parlato, illustrandoli, dei meccanismi giuridici che si attivano dopo una denuncia, grazie anche alla normativa regionale vigente.

L’avvocata Michela Nacca, Presidente della nostra associazione, ha reso noti i casi di nullità matrimoniale previsti dal codice canonico e che riguardano anche i casi di violenza o coartazione della volontà della donna. Ha, inoltre, fornito una interessante visione innovativa e “pro donna” delle parole di Gesù in diversi passi del Vangelo.

L’avvocata Simona D’Aquilio, Vice Presidente di Maison Antigone, ha parlato delle conseguenze di una separazione dei coniugi che può sfociare in violenza ed il ruolo di ascolto e prevenzione dell’avvocato civilista quando accoglie a studio una donna che vuole chiedere la separazione da un coniuge potenzialmente pericoloso.

L’avvocata Roberta Feliziani ha illustrato il compito dell’avvocato penalista  spesso connesso a quello del civilista, nel sostenere la donna che denuncia una violenza e dovrà, in seguito, affrontare un lungo processo penale.

https://www.romatoday.it/eventi/signori-e-signore-ingresso-libero-dalla-violenza.html

https://www.womenews.net/2017/11/02/roma-dal-4-al-7-novembre-2017-signori-e-signore-ingresso-libero-dalla-violenza-arte-spettacoli-workshop-e-laboratori-contro-la-violenza-sulle-donne-macro-testa/
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LA SCUOLA CHE VORREI…

4 Novembre 2017 | Redazione

di Raffaella Bocci, giornalista e pedagogista

Riflessioni e buone pratiche

C’è una scuola dove i bambini vorrebbero andare anche il sabato, dove la mattina entrano correndo, dove gli insegnanti sono guide che li accompagnano verso il sapere, dove non ci sono né cattedre né voti perché la scuola è il luogo dove si imparano le basi della conoscenza e della vita, non dove si viene giudicati.

Un luogo dove esiste il rispetto per ognuno perché si sa, è la scienza che ce lo dice, ogni bambino ha tempi di sviluppo diversi soprattutto quando si parla di apprendimenti.

Stiamo parlando di un progetto scuola primaria nato ad Ariccia cinque anni fa e la voce unanime dei genitori ci racconta che i bambini di questa scuola sono bambini felici.

La dott.ssa Raffaella Bocci che ha ideato il sistema scolastico “Learning for Life” dopo un decennio di studi sullo sviluppo cognitivo, motorio, emotivo/relazionale e degli apprendimenti tra Italia, Inghilterra, Stati Uniti ed Israele, ci dice che nella sua concezione di scuola primaria ogni bambino deve avere la possibilità di prendere coscienza di se stesso e imparare a relazionarsi con il prossimo, non solo tra pari ma anche con gli adulti, con bambini più grandi e più piccoli sempre con rispetto ma con la libertà mentale di poter dire la sua senza timore: solo quando un bambino è sereno con se stesso e con gli altri apre la sua mente agli apprendimenti.

Una serenità trasmessa ai bambini attraverso l’ascolto, senza mai prevaricare, ma con regole ben definite che devono essere rispettare nella comunità scolastica da tutti: bambini e soprattutto adulti perché si insegna più con l’esempio che con le parole.

L’obiettivo di questo sistema scolastico non è solo quello di “insegnare” le materie di studio proprie della scuola primaria tradizionale, ma soprattutto quello di formare gli uomini e le donne di domani, insegnando loro a gestire le proprie emozioni, a sviluppare empatia verso coloro che incontreranno nella propria vita, a renderli consapevoli delle proprie potenzialità e soprattutto capaci di mettersi in gioco nella vita, perché non ci sono limiti a ciò che ogni essere umano può fare. Tutti possono coltivare un sogno e realizzarlo con passione e dedizione sempre mantenendo la propria umanità, l’amore e il rispetto per se stessi, per gli altri e per l’ambiente che li circonda.

Questa scuola insegna che siamo tutti diversi e per questo dobbiamo rispettarci. L’essere diversi è una grande ricchezza: da ognuno si può imparare, ad ognuno si può insegnare qualcosa di nuovo.

Il progetto scuola si ispira alla pedagogia dell’apprendimento mediato di Reuven Feuerstein che la direttrice ha avuto il privilegio di incontrare presso il Feuerstein Institute di Gerusalemme nel 2013 al quale si affiancano tutte quelle materie che possono contribuire a portare nella didattica tutte le importanti scoperte delle neuroscienze legate al funzionamento cognitivo nell’età dello sviluppo (il teatro come materia curriculare, la neurospicomotricità dell’età evolutiva, la musica etc).

Niente viene lasciato al caso, tutto è studiato nel dettaglio. Molto rilievo viene dato alla lingua inglese: la scuola prepara ai bambini agli esami Cambridge riconosciuti grazie ad una straordinaria insegnante madrelingua ed esaminatrice Cambridge che insegna ai bambini che l’inglese è uno strumento di comunicazione e non una materia di studio.

In questa scuola non si corre per finire il programma perché nessuno deve essere lasciato indietro: i più svelti potenziano le loro abilità, i più lenti imparano ad affrontare la scuola e quindi la vita, con la consapevolezza di poter raggiungere qualsiasi obiettivo.

L’approccio pedagogico richiama gli insegnamenti di Mario Lodi, Don Milani, la “pedagogia della lumaca” di Gianfranco Zavallone.

È una scuola dove ai bambini imparano che tutto ciò che gli viene insegnato servirà loro nella vita reale, quella cioè fuori dell’edificio scolastico. Edificio dal quale escono tutte le volte che si può. Le lezioni all’aperto e le uscite didattiche sono numerose: nella scuola del fare l’esperienza rinforza e cristallizza gli apprendimenti.

Come si fa ad esempio a spiegare ad un bambino attraverso un libro, il rumore e l’odore delle foglie cadute dagli alberi in autunno? Solo facendolo passeggiare in un viale di foglie multicolore non dimenticherà mai quello che i suoi sensi hanno percepito.

Si studia per il piacere di conoscere cose nuove, a scuola non si va per far contenti mamma e papà o per prendere un bel voto. I voti generano una competizione negativa. Spesso i bambini pensano che “quel numero” indichi il loro valore e non quello del compito al quale si riferisce. I voti servono agli insegnanti per capire su cosa devono lavorare di più o cercare nuove strategie didattiche, perché la responsabilità di ciò che i bambini imparano è la loro. Questo è il motivo per cui nella “scuola del fare” sono stati aboliti.

Un progetto scuola molto articolato eppure, a pensarci bene, di una semplicità disarmante. Forse è per questo che i bambini non vorrebbero mai andar via…

DIMISSIONI CONSIGLIERE FABIO TUIACH!

22 Ottobre 2017 | Redazione


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È inaccettabile che un rappresentante della politica locale italiana possa esprimersi con tanto odio e negando la realtà dei fatti: il femminicidio è una piaga sociale! Tuiach deve dimettersi e non deve ricoprire mai più incarichi pubblici!

https://www.change.org/p/sindaco-di-trieste-dimissioni-consigliere-fabio-tuiach

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LA VICENDA DELLO STUPRO DI MELITO PORTO SALVO

7 Settembre 2017 | Redazione

~2 minuti


Se li giustifichi sei come loro

Dopo le esternazioni del Sindaco di Pimonte, che ci portarono a lanciare la petizione su Change.org al fine di ottenere le sue spontanee dimissioni, ci troviamo dinanzi ad analogo episodio.

Questa volta ci spostiamo in Calabria, a Melito Porto Salvo, dove una tredicenne è stata stuprata da un branco di compaesani per ben TRE anni.

Unitamente agli abitanti del paese, un rappresentante delle istituzioni, il Consigliere Zavettieri, avrebbe commentato la vicenda ponendo l’accento sul fatto che gli stupratori sarebbero una sorta di ragazzi sbandati e cresciuti senza alcuna forma di amore.

Per Maison Antigone un’esternazione del genere, seppure fosse animata dall’intento di fornire una spiegazione psicologica ad un fatto aberrante, è inaccettabile ed intollerabile. Questo perché tale affermazione confonde i ruoli, appiattisce il senso della Giustizia, annulla i sentimenti di solidarietà e di sostegno alla vittima gettandola in un baratro medievale.

Per questo abbiamo deciso di lanciare su Change.org una seconda petizione che vi preghiamo di firmare

https://www.change.org/p/laura-boldrini-pubbliche-scuse-e-dimissioni-se-li-difendi-sei-come-loro?redirect=false

Facciamo sentire la nostra indignazione!

Zavettieri deve chiedere scusa alla ragazza vittima dello stupro di gruppo e, subito dopo, dovrebbe dimettersi dalla propria carica perché uno stupro non deve avere alcun alibi, giustificazione o scusante.

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E

PANCHINE ROSSE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

31 Luglio 2017 | Redazione

di Avv. M.Nacca

1–2 minuti


Hanno iniziato Milano, Torino nel gennaio 2016, Taranto, poi l’Aquila, Monza, Catania, San Gregorio e San Giovanni Galermo, Scanzano Jonico, a Laterza e Maruggio (Ta), Borgaro, Fossano, seguite da molte altre città italiane: la violenza contro le donne si combatte anche così, con il posizionamento di panchine rosse lungo le città che, decorate da writer “Vogliono stimolare un confronto e una riflessione sulla violenza e sui cambiamenti culturali necessari per sconfiggerla e indurre i cittadini a fermarsi, a non dimenticare e a mantenere alta l’allerta” (nota del Comune di Torino del gennaio 2016).

Sulla panchina rossa inaugurata a L’Aquila è riportata una frase del poeta russo Vladimir Majacovskij:

“Guardate: hanno di nuovo decapitato le stelle e insanguinato il cielo, come un mattatoio”.

Anche per l’amministrazione aquilana la panchina rossa vuol “favorire la riflessione dei cittadini sui cambiamenti culturali necessari a sconfiggere questa ingiustificata violenza”.

DIMISSIONI SINDACO DI PIMONTE

7 Luglio 2017 | Redazione

di Avv. Michela Nacca 12–15 minuti


Le seguenti riflessioni si  basano sulle notizie pubblicate dalle maggiori testate giornalistiche nazionali e rinvenibili via web, nonchè sono frutto delle stesse dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Pimonte e dai suoi concittadini intervistati.

Ci ha lasciato sgomente un anno fa conoscere la storia della ragazzina di 15 anni di Pimonte riferita dai media nazionali: nel 2016 sarebbe stata stuprata ripetutamente (il condizionale è ancora d’obbligo) da un branco di 12 suoi coetanei, minacciata, dileggiata e ricattata dagli stessi con video registrati durante gli stupri, avvenuti in una capanna o grotta poco distante dal paese: un luogo anch’esso sfregiato, in quanto sarebbe utilizzato dalla comunità pimontese annualmente per la rappresentazione del Presepe.   

Gli stupratori accusati sarebbero tutti minorenni, provenienti da diverse estrazioni sociali e culturali, due addirittura sembrerebbe fossero vicini anche al contesto parrocchiale di Pimonte (v. link sottostante) ma comunque tutti, anche se in diverso modo, sarebbero stati complici, e per diverso tempo, di questi gravissimi reati: commessi a danno di quella che avrebbe dovuto essere per loro un’amica, una coetanea, una fidanzata da amare e render felice… non un oggetto senza sentimenti, emozioni e dignità o diritti, da poter usare o far usare!

Ci ha lasciato nuovamente sgomente l’aver appreso che, un anno dopo il verificarsi di questi crimini orrendi, il Sindaco, durante un’intervista tv mandata in onda da La7 nel luglio 2017, sostenesse che lo stupro commesso fosse stata “solo una “bambinata” e che tutta la vicenda fosse ormai “cosa passata” da archiviare (vedi servizio nei link sottostanti).

Nel frattempo infatti la famiglia della vittima ha deciso di trasferirsi in Germania, non potendo ovviamente sopportare che quei ragazzi fossero intanto tornati in libertà, liberi di girare per il paese.

Lo stesso atteggiamento del Sindaco è stato espresso anche da altri compaesani, durante le interviste mandate in onda da La7, con lo stesso servizio, nonchè da altre testate giornalistiche: come se quanto potrebbe essere stato commesso da questi giovani costituisse al più solo un peccato, forse pur grave e di cui farsi presto perdonare, ma non primariamente un REATO che, come tale e se definitivamente accertato, prevederebbe invece una pena adeguata da scontare: non solo detentiva, comminata giudizialmente, ma SOCIALE, attraverso una manifestazione di ferma CONDANNA dinanzi al gravissimo comportamento di dispregio anaffettivo e violento che sarebbe stato commesso.

Un reato da stigmatizzare senza se e senza ma.

Tutto ciò, a maggior ragione, se si pensa che tali reati a quanto pare sarebbero stati commessi in modo continuato e ripetuto da non pochi giovani del luogo: in un paese che conta poche migliaia di abitanti: con tutte le conseguenze che ciò comporta.

Dunque più forte avrebbe dovuto essere la condanna ufficiale e sociale dell’intero paese verso lo stupro: a partire dal Sindaco e, perchè no, dal Parroco, il quale, pur condannando la violenza e gli stupri, nell’intervista affermerebbe: “E’ un peccato verso Dio“.

E la vittima?

Solo partendo dalla piena consapevolezza delle responsabilità dell’intera comunità, oltre quella personale che verrà accertata definitivamente dai Tribunali, con conseguente e successiva espiazione certa e proporzionata della pena, si potrà pensare di poter ricostruire un rapporto di fiducia sociale, di autentica crescita personale e comunitaria, che possa anche giungere, solo AL TERMINE di questo LUNGO percorso, all’eventuale perdono da parte della vittima e della sua famiglia e dunque, solo allora, all’oblio della tragica vicenda!

Senza una previa, adeguata, forte, ripetuta e determinata condanna, senza che prima gli eventuali colpevoli abbiano scontato una proporzionale ed esemplare pena inflitta dai tribunali, nessun oblio può essere fatto, NESSUN PERDONO CHIESTO o ottenuto: suonerebbe un modo ipocrita per negare o sminuire frettolosamente l’accaduto, dimenticandolo, PRIMA ANCORA CHE VENGA FATTA GIUSTIZIA!

L’anticipare progetti di pieno reintegro di quei ragazzi, richieste di perdono, avanzate da alcune famiglie, parlare quasi solo dei ragazzi accusati come di potenziali o effettive vittime (v. interviste del Parroco), affinchè si giunga presto all’oblio sugli stupri che sarebbero stati commessi, è OGGI prematuro ed inumano.

Ciò potrà essere fatto: ma solo dopo che si sia definitivamente non solo pronunciata la giustizia, ma anche espiata la pena!

Alcune interviste sopra indicate (v. nei link sottostanti) sono state rilasciate già nei mesi subito successivi gli stupri, nonchè in seguito e più recentemente, nonostante nel novembre 2016 lo stesso Assessorato alle Politiche Sociali di Pimonte avesse organizzato, con le associazioni del territorio, una giornata di sensibilizzazione contro la violenza alle donne, presente lo stesso Sindaco (vedi nei link sottostanti).

A causa della recente repentina e forte reazione di migliaia di italiani e degli stessi media dinanzi le parole del Sindaco, intervistato da La7 nel luglio 2017, questi immediatamente dopo presentava pubblicamente le proprie scuse per quanto affermato (v. link sottostante) tuttavia assumendo, in tal modo, la paternità di quelle affermazioni: “è stata una bambinata!

Ma ciò basta per testimoniare una autentica fedeltà e coerenza con i principi costituzionali italiani?

Ciò giustifica la richiesta di oblìo su questi fatti?

Ed è una valida scusa, oggi, sostenere che quelle affermazioni siano frutto di una inesperienza televisiva e mediatica del Sindaco…. o, peggio, pensare che potrebbero esser state travisate dal giornalista di La7? (v. quanto sostenuto in un Comunicato Stampa Ufficiale trasmessoci dallo Staff del Sindaco).

“HO LA COSCIENZA PULITA” sostiene a gran voce il Sindaco di Pimonte, Michele Palummo, nel suo Comunicato Stampa Ufficiale inviatoci il primo agosto 2017, via mail.

Ma possiamo dire veramente, noi tutti, Istituzioni di Pimonte comprese, di avere la coscienza a posto, se in Italia ogni due giorni viene uccisa una donna o una ragazza dal fidanzato, marito o ex compagno?

Se bambine, ragazze e donne come la quindicenne di Pimonte vengono quotidianamente abusate, violentate, struprate, mobbizzate, emarginate?

O non dobbiamo piuttosto chiederci quali siano le nostre responsabilità formative? Dobbiamo chiedercelo come madri, padri, docenti, formatori, ma anche in quanto Giudici, giuristi, giornalisti, Sindaci, responsabili istituzionali di ogni livello ed in ogni settore. Nessuno escluso!

Possiamo realmente dirci: “IO HO LA COSCIENZA PULITA”?

Inutile condannare la violenza, se poi non ci si comporta di conseguenza: cioè non sostenendo efficacemente le vittime delle violenze e non condannando esemplarmente i responsabili di questi reati.

Un insegnamento è percepito come valido, venendo recepito dai giovani e meno giovani di una società, solo se ad esso segue un comportamento concreto e coerente. Attuato a tutti i livelli.

Se ciò non avviene, o viene attuato solo in modo apparente e formale, l’insegnamento non è autentico. Rimane vuota astrattezza ed anzi, rimanda ad una ambivalenza di messaggi contraddittori ed incoerenti che patologizza i destinatari: i nostri giovani e dunque la società stessa.

A causa della nostra Petizione lanciata sulla pagina change.org “Dimissioni Sindaco di Pimonte: uno stupro non è una bambinata“che in due settimane ha ottenuto oltre 44.000 sottoscrizioni, siamo state contattate dallo Staff del Sindaco di Pimonte che ci invitava ad approfondire la vicenda, assicurando che quella andata in onda non fosse la reale mens del loro primo cittadino, ancor oggi sostenuto da tutti i suoi cittadini.

https://www.change.org/p/dimissioni-sindaco-pimonte-non-%C3%A8-una-bambinata-ma-uno-stupro?redirect=false

Diamo altresì atto al Consiglio comunale di Pimonte ed al Sindaco stesso di aver sostenuto la organizzazione e realizzazione della manifestazione “Non è Colpa Mia”, nel novembre scorso, per sensibilizzare la società pimontese contro la violenza di genere (vedi nei link sottostanti).

In realtà, come riferito dall’avvocato della vittima e della sua famiglia, la realtà pimontese non è monolitica (v. link sottostante): una parte dei Pimontesi condanna gli stupri che sarebbero stati commessi da questi ragazzi a danno della giovane vittima, anch’essa loro concittadina, non condividendo dunque l’atteggiamento sminuente espresso da altri cittadini innanzi le telecamere di La7.

Tuttavia dalle interviste mandate in onda, molte delle quali riportate sotto con i link corrispondenti, risulta indubbio che il territorio di Pimonte non sia del tutto scevro da una mentalità negazionista, che rifugge l’assunzione piena e completa delle responsabilità formative in gioco. A cominciare dal suo primo cittadino, in base a ciò che egli stesso scrive nel suo Comunicato Stampa Ufficiale inviatoci!

Tanto più ciò sarebbe grave qualora risultasse vero, come riferito da diversi servizi giornalistici, che tali atroci fatti si sarebbero intrecciati con le realtà criminali, organizzate o non, del territorio!

A maggior ragione, dunque, lo Stato e le istituzioni dovrebbero, proprio in queste occasioni, porre più attenzione, verificare tutte le responsabilità, ed in caso inviare segnali forti, affinchè si sappia che non è mai ammissibile la giustificazione o l’oblìo di un così grave reato, specie se commesso contro una minore, specie se espressione di una cultura contraria alla legalità, ai diritti costituzionalmente garantiti ad ogni persona, senza distinzione alcuna, ed infine allo Stato medesimo!

Né mai è accettabile la inversione dei ruoli vittima/carnefice, che quella cultura negazionista implica.

Non c’è dubbio che, come sostenuto dal Parroco di Pimonte, i minorenni che avrebbero commesso questo vigliacco e spregevole atto verso questa giovanissima ragazza, scontando la pena che eventualmente verrà inflitta dalla giustizia, debbano tuttavia anche essere aiutati ad uscire dai meccanismi che li avrebbero condotti a ciò: siano essi legati ad una cultura di violenza criminale, peggio se organizzata, o di anaffettiva dipendenza dal branco.

Tuttavia il dovere della società intera, civile e politica, in particolare in questo frangente quella di Pimonte, è quello di NON DIMENTICARE che la vera vittima è la ragazzina quindicenne e la sua famiglia: distrutti da ferite che difficilmente potranno rimarginare!

Per avere una completa e chiara visione d’insieme dei fatti e delle dichiazioni rese vi rimandiamo ai seguenti link:

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#AntigoneNonSiPalpeggia

30 Giugno 2017 | Redazione

Maison Antigone

~1 minuto


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Palpeggiare non è terapia

Abbiamo voluto dare avvio a questa campagna mediatica il 27 giugno 2017, all’indomani dei fatti riferiti dalle maggiori testate giornalistiche, secondo le quali un medico psichiatra veniva assolto dai Giudici di Bari in quanto i suoi “massaggi” in zone intime di una paziente avrebbero costituito solo delle tecniche di “rilassamento”!

Una strategia difensiva del tutto accolta dal Tribunale di Bari, ma non dalla Procura competente, che ha immediatamente impugnato la sentenza

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Convegno a Roma: VIOLENZA DI GENERE: COME PREVENIRLA, COME RICONOSCERLA, COME COMBATTERLA

27 Giugno 2017 | Redazione

di Avv. M.Nacca

Il 27 giugno 2017, nella bella sede dell’Associazione culturale “X Roma”, in Via Nazionale 66, si è svolto il Convegno sulla Violenza di Genere, organizzato dalla nostra Associazione e dall’Associazione “Quello che davvero conta”.

Durante il Convegno, aperto dai Presidenti delle Associazioni coinvolte, è stato fatto il punto della situazione circa la violenza alle donne con la giornalista Raffaella Bocci, che ha illustrato criticamente i dati Istat sul femminicidio, lo stalking, le violenze sessuali e fisiche di cui sono vittime le donne. La Dottoressa Bocci, esperta nel metodo pedagogico Fuerstein, fondatrice e coordinatrice di una scuola primaria del Territorio dei Castelli Romani (Istituto Giorgina Borgiani), ha altresì delineato percorsi formativi innovativi nell’educazione dei bambini alla parità di genere.

L‘Avv. della Rota Romana e dello Stato Città del Vaticano Michela Nacca., Presidente dell’Ass. Maison Antigone, trattando la violenza domestica ha illustrato quando essa puo comportare la declaratoria di nullità del vincolo nuziale da parte dei Tribunali ecclesiastici.

Di seguito l’Avv. civile e familiarista Simona D’Aquilio ha trattato delle possibilità di difesa predisposte dal sistema legale italiano, in ambito civile e penale, per le vittime di abusi endofamiliare, di stalking e mobbing, indicando la rilevanza di una formazione di legali, che siano predisposti alla mediazione delle conflittualità familiari, anche in fase di separazione e divorzio, laddove possibile ed auspicabile.

Lo Psicologo Dott. Andrea Bernetti, Responsabile del Cam (Centro Ascolto uomini Maltrattanti) ha illustrato i comportamenti violenti maschili, l’origine di essi, come riconoscerli e le vie percorribili per il loro superamento.

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